Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 15 febbraio 2003

La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 14 febbraio, Giorno V della Nuova Era Forte,
Franca & Tedesca, si apriva con "Onu, il giorno della
verità". A pagina 2 c’è un titolo probabilmente
dettato dal direttore di Rep. in persona: "Bush: vinceremo
con la forza". L’editoriale di prima pagina è sui
risvolti italiani della crisi irachena. Lo ha scritto Massimo
Giannini, nelle insolite vesti di psicologo e interprete dei
reconditi pensieri del Cav. Secondo Giannini, il premier italiano
si sarebbe pentito di aver portato il paese al fianco degli Stati
Uniti. E’ tutto un ragionare sull’essere e sul dover essere del
Cav. Una cosa da Crepet. Un grande giornale come Rep. meritava
qualcosina in più. Ci ha provato Umberto Eco, con toni
molto cortesi e il suo caratteristico stile. Un bell’articolo.
Eco spiega come sia possibile "amare l’America" e contemporaneamente
"marciare per la pace". Trovare prematuro l’intervento
in Iraq ­ sostiene Eco ­ non significa negar solidarietà
agli Usa. Vuol dire che si teme un potenziamento del terrorismo
con il reclutamento di nuovi adepti. Giusto, è possibile.
Ma Eco non spiega come mai questa tesi sia stata già confutata
dalla recente guerra in Afghanistan. Eco, ancora, scrive che
se si dovesse fare la guerra a tutti i dittatori, il prezzo da
pagare in termini di sangue sarebbe altissimo. La politica, scrive,
è realista anche quando è mossa da motivi ideali.
Giusto anche questo. E infatti gli americani vogliono fare la
guerra all’Iraq, non a tutti i dittatori del mondo.
A questo punto va fatta una parentesi. Ieri Redazionalmente Corretto
aveva ironizzato a proposito della copertina dell’Espresso. Il
settimanale del gruppo di Rep. si è schierato al fianco
dei pacifisti, mettendo un grande No sulla foto di George Bush.
Ma la frase sotto quel No dice: "Milioni in piazza contro
la guerra. Basteranno a fermare Bush e a disarmare Saddam Hussein?".
Con quel punto di domanda finale che come risposta si tira dietro
quel No.
L’Espresso però pubblica un ottimo articolo di Enrico
Pedemonte che, fuori da ogni propaganda, spiega i veri motivi
per cui l’Amministrazione Bush vuole fare la guerra al regime
di Saddam. Giusti o sbagliati che siano, scrive qual è
la loro idea. Nessuna balla sul petrolio o su questioni personali
tra i Bush e il rais di Baghdad. Pedemonte, citando i giusti
consiglieri della Casa Bianca, racconta come la decisione di
liberare l’Iraq sia intimamente legata all’11 settembre e al
successivo progetto di "trasformazione democratica del Medio
Oriente", unica via ­ secondo gli americani ­ per
debellare l’estremismo islamico. Rep. ha sempre ignorato la nuova
dottrina post 11 settembre della politica estera americana. Ne
hanno fatto cenno soltanto Lucio Caracciolo, un paio di giorni
fa, e l’altroieri Giorgio Bocca, evitando però di spiegarla
ai lettori. Ottimo, dunque, il servizio dell’Espresso. Ieri,
peraltro, il newsmagazine di Daniela Hamaui aveva un altro buon
articolo sulla "riscossa dei curdi" che "aspettano
l’attacco Usa per chiudere i conti con Saddam". Daniela
Hamaui batte Ezio Mauro (che la Forza sia con lui) 2 a 0.
Rep. ha un buon "punto strategico" scritto da Vincenzo
Nigro: "In Europa c’è preoccupazione, soprattutto
da quando i governi hanno letto le giustificazioni degli iracheni
sulle presunte violazioni degli Al Samoud 2, i missili con i
motori truccati: ‘E’ vero, hanno una gittata più lunga,
ma per un difetto di fabbricazione’. Questa per ora è
la risposta irachena alla richiesta di disarmare: un difetto".
Interessante anche il "dizionario della crisi" di Caracciolo
sulle manovre degli Hezbollah in Libano, così come l’intervista
di Carlo Bonini al super falco americano Richard Perle. Divertente
la cronaca di Goffredo De Marchis dell’incontro romano tra Tareq
Aziz e i capigruppo dell’Ulivo: "Diciamo che siamo una semidemocrazia",
ha detto Aziz a Pecoraro Scanio. Con questi tempi di guerra,
l’intervista a F. S. Borrelli scivola a pagina 20.
Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi (Zuccopycat) dedica la sua rubrica
"numeri" al Saddamometro di Slate. Slate è la
principale rivista americana on line. Zuccopycat la liquida come
"il notiziario Internet di Microsoft". Cosa, peraltro,
non vera. Slate è un po’ come Il Foglio: commenti, analisi,
opinioni, molta fuffa e poche notizie.
Il Saddamometro che Zuccopycat presenta come una novità
è un’idea di Slate che, incrociando i fatti del giorno
con gli articoli della stampa, indica le probabilità di
una guerra a Saddam. Lo fa da tre mesi e mezzo, e tutti i giornali
italiani ne hanno parlato. Il Riformista quasi ogni giorno. A
Zuccopycat nessuno lo ha detto.
Un lettore di Rep. ha preso carta e penna per chiedere per quale
motivo tra "i sostenitori e soci della Fondazione italianieuropei
di cui è presidente Massimo D’Alema" ci siano "alcune
società farmaceutiche, tra cui la Glaxo".
(C’entra niente con la recensione di Rep., ma Red. Corr. spera
che il supermercato di Zuccopycat sia stato rifornito d’acqua
minerale). (continua)

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