La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 17 febbraio, Giorno III della Nuova Era Forte,
Pacifica, Franca & Tedesca, si apriva con "Braccio di
ferro Bush-Chirac". L’editoriale, bello, è di Bernardo
Valli, il quale ci dice quali libri tiene sul comodino (due Philip
Roth, un Jonathan Franzen) per dimostrare che non può
essere considerato "antiamericano" per il semplice
fatto di opporsi all’intervento armato in Iraq. Giusto. Valli,
però, si spinge fino a sostenere che "il problema
non è l’America, ma l’America di Bush". E’ la vecchia
tesi dell’Altra America, quella buona dei libri, delle arti,
della scienza, dello sport, dei film, delle button down e dei
Kennedy, che si contrappone a quella "cattiva" dell’imperialismo,
di Kissinger, della guerra e di John Wayne. Come se fosse possibile
dividere a metà gli Stati Uniti, o non far bere la Coca
Cola ai fratelli Cohen. Il ragionamento non torna, specie in
questa occasione (e non è un caso che l’abbia fatto suo
Kurz. Maltese). Come spiega la stessa Rep. di domenica, la guerra
non è solo di Bush ma anche della maggioranza degli americani,
di gran parte dei Democratici, di Bill Clinton ("sto con
Bush") e di molti giornali di sinistra, tra cui il Washington
Post, il New Yorker e finanche, ultimo arrivato, il New York
Times.
Rep. ha coperto in modo accurato la grandiosa manifestazione
pacifista di sabato. Il Corriere è stato più equilibrato,
però. Se Kurz, ad esempio, ha scritto che "l’antiamericanismo
è stato il grande assente", il Corriere ha raccontato
con Gianna Fregonara che "Bush è stato il protagonista
della marcia della pace: insultato o sfottuto". Gli hanno
dato dell’assassino, del bassotto, del maiale, del "seminatore
di antrace", del terrorista, del faccia da pistola, e gli
hanno detto che "starebbe bene a testa in giù".
Che l’assente fosse Kurz?
Anche Gian Antonio Stella (sempre sul Corriere) ha raccontato
"l’altro corteo", quello più piccolo ma molto
antiamericano, rispetto "alla grande marcia" pacifista.
Giuseppe D’Avanzo (Davanpour) invece ha scritto che non si sono
viste "né bandiere bruciate, né odio antiamericano
(che pure c’era)". Scusi Davanpour: c’era o non c’era? oppure
non s’è visto, ma c’era? Scrive ancora Davanpour: "Se
hai voglia di dipingere un ritratto a forti tinte di antiamericanismo,
la possibilità e la materia ci sono". Ci sono le
possibilità e la materia? Ma, allora, l’antiamericanismo
s’è visto e c’era? O non c’era? Ci siete o ci fate? Non
si sa.
Rep, con un’ottima intervista di Massimo Giannini a Gino Strada,
ha fatto conoscere il pensiero del leader pacifista: un crescendo
che inizia con Bush=Saddam, continua con Bush=Bin Laden e finisce
con Bush=Hitler. (C’era, c’era, l’antiamericanismo c’era) Giannini
è stato molto bravo a contestare le castronerie di Strada,
ma con il chirurgo c’è poco da fare. A un certo punto
ha detto che "affermare" che l’America sia una democrazia
"è un insulto". (C’era, c’era).
Rep. ha un grande merito. Fa scrivere, da Kabul, Alberto Cairo,
il medico della Croce Rossa che a differenza di Strada racconta
come, tra milioni di difficoltà, la decisione americana
di attaccare i talebani abbia dato agli afghani libertà
e speranza. (A Kabul, antiamericanismo pare che non ce ne sia).
Scrive, a un certo punto Cairo: "Al villaggio la guerra
non è finita, ci sono scontri con le forze straniere di
pace. Che, criticate da molti in Europa, sono al momento indispensabili
all’Afghanistan. Se oggi partissero, domani la guerra civile
riprenderebbe". (Gli alpini ci sono, ci sono).
Marco Ansaldo, inviato a Incirlik, racconta i preparativi di
guerra al confine turco ma fa confusione con le armi (gli U2
non sono "bombardieri" e gli Stinger non possono "proteggere
Ankara"). Comincia il conto dei possibili profughi. Ai tempi
dell’Afghanistan, Rep. sparò "sei milioni",
per l’Iraq la previsione è "due milioni". Magdi
Allam ci avverte che potrebbe esserci "un nuovo 11 settembre
entro due settimane".
Restando alla cronaca della manifestazione romana c’è
da segnalare la prima riga del primo articolo della prima pagina,
a firma Davanpour: "Non ci sono slogan". Poi, nelle
successive quattro pagine, Rep. pubblica una striscia con "gli
slogan" della manifestazione. C’erano o non c’erano?
(continua)
18 Febbraio 2003