La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 25 febbraio, Giorno II della Nuova Era Forte,
Disobbediente, Franca & Tedesca, si apriva con "Bush-Blair,
avviso di guerra". Un titolo che non vuol dire niente.
Per il quarto giorno consecutivo i republicones si appassionano
al tema "treni della morte". Leggendo tra le righe
degli articoli pubblicati da Rep. nei giorni scorsi, Red. Corr.
ha scoperto che su quei treni non ci sono armi, ma vettovaglie,
tende, jeep, scavatrici e trattori. Ieri la conferma. Rep. evita
in tutti i modi di parlare di armi. In prima pagina si legge:
"Assedieremo treni e porti". Rep. non spiega per quale
motivo. Non si capisce. La didascalia dell’unica foto recita:
"Uno dei convogli di materiale militare americano",
ma in realtà la foto mostra appunto "un convoglio"
però vuoto.
Il primo articolo di pagina 6 è di Claudia Fusani: "Domani
l’assedio all’intera rete ferroviaria". Nell’articolo si
parla genericamente di "treno della guerra", poi di
stazioni, di azioni "fantasiose", ma non si spiega
il perché di questa mobilitazione. Roberto Bianchin racconta
la radiocronaca dei blocchi dei binari andata in onda su un’emittente
padovana. A metà articolo si legge di una ragazza che
"non vuole viaggiare sugli stessi binari delle armi e della
morte". Oh, finalmente. Su quei treni, dunque, ci sono armi?
No, Rep. non conferma, non parla di armi. E allora? Mistero.
Un altro articolo parla di "reparti speciali nelle stazioni".
Anche qui di armi non c’è traccia. La pagina 9 è
dedicata alle reazioni politiche. Luciano Violante dice che "capisce
chi blocca i treni che trasportano armi" ma Rep, nonostante
lo sforzo editoriale, non è ancora in grado di dirci se
quei treni trasportano o no armi, o magari soltanto pande 4×4,
sacchi a pelo e tegamini. Con la sua consueta schiettezza è
intervenuto Massimo D’Alema: "Abbiamo il diritto di sapere
cosa si muove sulle ferrovie italiane". Ecco, appunto. Servono
a questo i giornali, a informare. Sennò finisce che qualcuno
prende sul serio Ermete Realacci, il quale si è chiesto
se i treni "non trasportino uranio impoverito".
La questione di Raidue a Milano è affrontata da Giulio
Anselmi, il quale spiega a Curzio Maltese, che lo spostamento
"non è una bestemmia, anzi pure accettabile, e magari
positivo" se fatto bene. E si capisce perché Anselmi
è stato direttore dell’Espresso mentre Kurz. non lo sarà
mai.
Bello l’articolo con l’elmetto di Magdi Allam (il più
bravo, se non c’è di mezzo l’Egitto) sulla psicoguerra
a Saddam. Allam racconta che gli americani stanno già
bombardando di volantini e di informazione. Di più: "I
generali, i politici, i dirigenti statali e gli imprenditori
iracheni vengono bersagliati da un flusso ininterrotto di e-mail
in cui gli si ingiunge di prendere le distanze da Saddam. L’obiettivo
è ambizioso: vincere la guerra prima ancora di scatenare
una mostruosa tempesta di missili e bombe intelligenti".
Allam è quasi dispiaciuto.
L’articolo più importante è quello di Sandro Viola,
storico palestinologo di Rep. Dopo aver riconosciuto qualche
giorno fa di aver sbagliato le sue analisi antiamericane sul
Vietnam, Viola ammette che il vero obiettivo dei palestinesi
è quello di distruggere Israele. Per cui spiega
sono gli arabi i principali responsabili dell’attuale disastro
in Palestina. Viola così raggiunge Ralf Dahrendorf e Timothy
Garton Ash nel gruppo di autorevoli editorialisti di Rep. che
tutte le volte devono raddrizzare la linea di Eugenio Scalfari.
(continua)
26 Febbraio 2003