La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 26 febbraio, Giorno I della Nuova Era Forte,
Disobbediente, Bersagliera, Vongola, Franca & Tedesca, si
apriva con la morte di Alberto Sordi: "Addio Albertone,
l’arte di essere italiano". Rep. dedica dieci pagine all’attore
romano più una undicesima per pubblicizzare il dvd di
"Un americano a Roma", in vendita separatamente con
Rep. o l’Espresso. Molti republicones sono intervenuti per salutare
Sordi. I salti sono stati tripli e di tipo mortale per riuscire
a conciliare le lodi a "un grande italiano" e il disprezzo
tipico di Rep. per "l’italiano di sempre". Si sono
esibiti Michele Serra e Natalia Aspesi. Ma l’articolo principale
è quello di Eugenio Scalfari. Un editoriale importante,
che un giorno sarà decisivo per gli storici. Il Fondatore
Scalfari svela una sua debolezza che lassù non farà
piacere né a Mario Pannunzio né a Enrico Berlinguer.
Un autoscoop così sconvolgente che è paragonabile
soltanto alla relazione di Nikita Kruscev sui crimini staliniani
al XX Congresso del Partito comunista sovietico. Insomma, Scalfari
ammette di avere "in fondo all’anima un pezzetto di paese
alle vongole". Il brano va riportato per intiero: "Sordi
l’ho ammirato come pochi. Forse perché l’Italia che ci
ha raccontato io la detesto ma nel fondo dell’anima un pezzetto
di quel paese ‘alle vongole’ ce l’ho anch’io e quando vedo i
bersaglieri che corrono piume al vento strombettando la loro
marcetta mi vengono le lacrime agli occhi". W lo Scalfari
alle vongole.
E’ intervenuto anche Vincenzo Cerami, il quale giura di essere
stato d’accordo con Albertone per fare un film "ambientato
nell’Italia degli affari, dei Previti, dei Lodi Mondadori, delle
Ariosto e compagnia bella" ("Bboni State bboni Nun
v’affollate", da La Grande Guerra, 1959).
Il notiziario politico si apre con la questione Rai. Massimo
Giannini ha gioco facile e mille ragioni per giudicare "fallimentare"
la gestione del centrodestra ma si fa prendere la mano nell’accusare
il Cav. di occuparsi solo di Rai, mentre "Bush, Blair e
Aznar scrivono la risoluzione contro Saddam" e Chirac e
Schroeder si oppongono. Giannini dimentica che 1) Bush, Blair,
Aznar, Chirac e Schroeder siedono al Consiglio di Sicurezza e
l’Italia no; 2) decine di articoli di Rep. fin qui hanno spiegato
che il Cav. si occupa solo di guerra per far dimenticare i guai
interni; 3) la tesi del suo articolo è copiata dall’Unità.
Rep. intervista anche il Cav, e anticipa (forse) le decisioni
del cda Smart. Su questa definizione, Smart, data ai due consiglieri
residui della Rai, va precisato che la battuta non è di
Curzio Maltese, come lui stesso ha lasciato intendere in un editoriale
di qualche giorno fa. La battuta è di Fabrizio d’Esposito,
giornalista del Riformista.
C’è sempre la questione dei treni. Rep. continua a chiamarli
"i treni della guerra" e "treni delle armi"
a pagina 10. Su quei treni, invece, armi non ce ne sono. Come
ha scritto (in verità nascondendolo) la stessa Rep. nei
giorni scorsi, "i treni della morte" trasportano jeep,
tende, e tegamini per il rancio. La cosa stupefacente è
questa: i vagoni sono scoperti, cioè si vede che cosa
trasportano. Tanto che Rep. l’altro ieri riportava l’indignazione
di una disobbediente che notava "la provocazione americana"
di non coprire nemmeno quel carico. Ieri una foto di prima pagina,
a colori, faceva vedere bene: sui vagoni c’erano soltanto due
camioncini simili a quelli che si usano per la raccolta dei pomodori
in provincia di Caserta. Eppure negli articoli di Rep. si insinua
che gli americani trasportino "uranio impoverito" e
magari bombe atomiche sul rapido Vicenza-Pisa. A Rep. però
sono furbi, e hanno aperto un nuovo fronte. Le armi non sono
sui treni, ma "nella base di Camp Darby". Non proprio
uno scoop, diciamo. L’articolo, però, comincia così,
con la parola a Paolo Cento: "Ecco la notizia grossa: c’è
la conferma che dentro la base sono depositati proiettili all’uranio
impoverito". Però, nessuno aveva pensato che dentro
una base militare ci potessero essere armi. Per la precisione,
tutte le armi automatiche in calibro 20-30 millimetri hanno set
di munizioni perforanti costruite con una lega comprendente l’uranio
impoverito, in quantità però decine di volte inferiori
ai limiti di radioattività fissati dall’Organizzazione
mondiale della sanità.
Infine uno scoop di Alessandra Longo. Pare che i sindacalisti
della Rai abbiano raccolto in un dossier le "manipolazioni"
politiche nei tg (forse prendendo a modello Red. Corr.). Longo
fa tre esempi di censura pro Cav: 1) glissare sull’incontro Formigoni-Aziz;
2) non mostrare le bandiere della pace; 3) chiamare i Disobbedienti
di Casarini "disobbedienti". (continua)
27 Febbraio 2003