La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 27 febbraio, Giorno II della Nuova Era Forte,
Disobbediente, Bersagliera, Vongola, Franca & Tedesca, si
apriva con "Rai, l’assalto di Berlusconi". Il Cav.
l’ha fatta grossa e ai republicones sono venuti i cinque minuti.
L’editoriale è di Ezio Mauro (che la Forza sia con lui).
Prima di recensirlo va notato che, a pagina 42, la rubrica di
Stefano Bartezzaghi si intitola "Forza". Parla forse
del direttore di Rep? Di Eziobi Wan Kenobi? Sì. Ecco le
prime tre righe: "Che la Forza sia con te. Apparentemente
anche un po’ blasfemo, l’augurio introdotto da Guerre Stellari
capitava in un periodo in cui la forza non era molto in auge".
Bene. Ezio Mauro (che la Forza sia con lui) scarica una quarantina
di improperi per commentare le scelte del Cav. sulla Rai: "Qualcosa
di vergognoso; di assolutamente inedito; incurante di ogni decenza;
la bulimia di potere; un disprezzo ignorante; ossessione sudamericana
di un ex governante in esilio; ridicolo; suicida; arrogante dilettantismo".
Giusto. Condivisibile.
Rep. però è ossessionata dal fatto che il Cav.
riceva "in casa sua". Pare, a leggere gli articoli,
che sia questa la cosa più abominevole, e sinceramente
è inspiegabile. Ma che vi frega dove cenano il Cav. e
Follini? Dovevano forse andare a un McDonald’s?
Del resto dopo che D’Alema e Buttiglione organizzarono un ribaltone
del voto popolare nella cucina di casa Bossi, mangiando crackers
e sardine, il tema meriterebbe l’eternità. Senza dimenticare
che anche George Bush riceve nel suo ranch texano. Saddam è
più furbo, s’è fatto 58 siti presidenziali con
i soldi degli aiuti umanitari e se deve decidere con Tareq Aziz
se gasare o no un curdo lo fa sempre in una sobria e legittima
cornice istituzionale.
Sullo stesso tema è intervenuto l’umoralista di Rep, cioè
Michele Serra. Il titolo è grazioso, "Nel tinello
di Berlusconi nasce la Rai al ketchup", ma lo svolgimento
è cupo come al solito. Ovviamente l’umoralista è
indignato che un amministratore Rai possa provenire da McDonald’s
Italia. Quelle horreur, signora mia; magari puzza anche di patatine
fritte. Avesse tirato qualche petardo all’università o
magari frequentato le Frattocchie, Serra sarebbe una Pasqua.
Rep. fa molto bene a pubblicare l’intervista di Dan Rather a
Saddam. Continua però nel fiancheggiamento della più
comica campagna di disubbidienza civile mai organizzata: il blocco
dei cosiddetti "treni delle armi". Armi su quei treni
non ce n’è. E, ogni giorno, Rep. è costretta ad
ammetterlo tra le righe del suo notiziario. Ma nei titoli fa
finta che le armi ci siano. L’articolo di Roberto Bianchin comincia
così: "Nicola, che sta seduto sul carro vuoto del
treno della guerra fermo alla stazione". Carri vuoti e treno
fermo. E finisce così: "Disposto ad andare in galera
per bloccare i treni della morte". Sui treni però
ci sono soltanto camion, jeep, tende e tegamini. L’altro ieri,
peraltro, treni non ne sono partiti, né ne sono arrivati.
Eppure il titolo di Rep. è: "Migliaia contro i treni
delle armi". Un altro articolo annuncia: "A Pisa occupato
l’aeroporto". Quali armi c’erano in pista? Caccia? Bombardieri?
No. Solo alla terza colonna dell’articolo si scopre che c’erano
"alcuni G222 in disarmo, e uno funzionante ma per nulla
militare: ha le insegne dell’Onu". Insomma, un paio di catorci
e un aereo della pace, usato per missioni umanitarie. Invece
che fare una pernacchia, Rep. continua a dare spazio ai Disobbedienti.
Eugenio Scalfari, uno che "nel fondo dell’anima un pezzetto
di quel paese alle vongole" ce l’ha anche lui, per quanto
ogni volta che vede "i bersaglieri che corrono piume al
vento strombettando la loro marcetta" gli "vengono
le lacrime agli occhi", scrive mezza pagina di contumelie
contro Ernesto Galli della Loggia, il quale si era permesso di
citare Kant ma non Scalfari. Il Fondatore se l’è presa,
"perché chiamato in causa anche se non nominato con
una pudicizia di cui mi sfugge il senso". Il punto è
che se EGdL dovesse replicare a uno Scalfari che cita in un colpo
solo Machiavelli, Guicciardini, Hegel, Robespierre, Carducci,
Platone, Rousseau, De Sanctis, Croce, Diderot, Adam Smith, Gino
Strada e il Vicario di Cristo, rischierebbe di nominarlo in modo
più appropriato: Enzo Biagi.
(continua)
28 Febbraio 2003