La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 13 marzo, Giorno IV della Nuova Era Forte e Mielista,
si apriva con "Assassinato da tre killer il premier serbo
Djindic". L’altro titolo principale è su Paolo Mieli:
"Cda Rai, Mieli non ci sta". Il commento è di
Ezio Mauro (che la Forza sia con lui) ed è durissimo,
ma quasi rassegnato, nei confronti di Silvio Berlusconi: "Ha
vinto il conflitto d’interessi". In prima pagina ci sono
altre tre articoli interessanti. Il primo è di Biljana
Srbljanovic, bravissima diarista per Rep. da Belgrado. Il secondo
è di Kenneth Pollack. Finalmente Rep. fa conoscere ai
suoi lettori le tesi di Pollack sul conflitto in Iraq. Qui, sul
Foglio, ne abbiamo parlato una cinquantina di volte: Pollack
è l’ex analista di Clinton (Rep. però non lo dice)
che ha convinto la maggioranza degli intellettuali di sinistra
americani a schierarsi a favore dell’intervento armato in Iraq.
Bravi dunque, bravi davvero a tradurre l’articolo di Pollack
comparso la settimana scorsa sul New York Times. Peccato, al
solito, per il titolo: "Trent’anni di colpe del despota
Saddam". Corretto, però le cose importanti dell’articolo
sono altre. Pollack, infatti, spiega la pericolosità di
Saddam (quella che poche righe più sotto secondo Eugenio
Scalfari "nessuno è disposto a credere a questa sciocchezza"),
e racconta come l’attività degli ispettori non serva a
niente, così come non ci sia da fidarsi delle relazioni
ottimistiche di ElBaradei sui programmi nucleari di Baghdad.
Il terzo articolo è di Eugenio Scalfari. L’intento è
quello di smontare la tesi di Ralf Dahrendorf sulla leadership
di Blair. Non ci riesce, anche perché inizia l’articolo
con due errori nelle prime cinque parole: "Anthony Blair,
presidente del Consiglio del Regno Unito". (Tony e premier).
Prima o poi Redazionalmente Corretto si dovrà occupare
in modo analitico delle pagine di costume di Rep. Sono davvero
incredibili. Ieri, per esempio, il titolo era: "Il punto
croce delle superdonne". Il punto croce? Una volta, almeno,
la sinistra radical chic si occupava di punto G.
Il clou della giornata di ieri, però, è in Cultura.
Prima riflessione. Quelli di MicroMega hanno fregato i cugini
di Rep: mentre al Corriere hanno dato uno scoop, l’anticipazione
di un’intervista a Veronica Lario, a Rep. hanno rifilato un Franco
Cordero qualsiasi. In realtà non è un Cordero qualsiasi.
E’ una cosa pazzesca. Giudicate voi. Ecco l’incipit (è
lungo, ma vale la pena leggerlo fino in fondo): "Sono almeno
due i sensi attribuibili a ‘ragione’ nel lessico filosofico.
Uno discende dal sostantivo latino ‘ratio’, corrispondente al
greco ‘dianoia’: sequele a termini concatenati; ‘discursus’,
lo chiama San Tommaso e così lavora l’organo intellettuale
umano, estraendo faticose conclusioni. ‘L’intellectus angelicus’,
invece, (in greco ‘nous’) arriva d’un colpo alle verità:
le ‘vede’; ‘l’intelligens’ afferra sincronicamente il tutto,
senza passi intermedi. Dopo Leibniz e Hume, i qualificatori ‘vero’
e ‘falso’ mutano significato secondo i giudizi: alcuni, verificati
da procedure empiriche, dicono qualcosa sul mondo; altri sono
verità artificiali, alias tautologie, puro ordigno sintattico,
segni combinati nel vuoto, e non dicono niente ma, applicati
a quel che sappiamo, lo moltiplicano. Nella lingua parlata ‘avere
ragione’ significa che l’enunciato sia vero ovvero l’agonista
vinca: Hitler ‘ha ragione’ della Polonia e della Francia perché
le sgomina, e alla fine subisce la stessa sorte; in un trattatello
postumo Schopenhauer espone i 38 espedienti dell’eristica o arte
d’avere partita vinta nella disputa, anche quando abbiamo torto.
Esiste poi una ragione pratica, dove tali qualificatori non valgono
nel senso in cui è vero che Napoleone abbia perso a Waterloo
o è falso che se p implica q ed è vera, q talvolta
sia falsa". Siete sopravvissuti? Il punto è questo:
se lo fa apposta, cioè se ci prende per i fondelli, facendo
citazioni a caso, allora il prof. è davvero un genio
assoluto.
L’articolo meriterebbe di essere citato per intero. Red. Corr.
si limita a cogliere fior da fiore: "i discorsi prescrittivi
contennenti quel verbo ‘dovere’ su cui specula perplesso Hume’;
"scelte dal fondo emotivo, refrattarie alle sonde intellettuali";
"un’arte del discernimento"; "phronesis";
"nel senso dell’Etica nicomachea"; "probalitater
loquendo e simili indicano scelte plausibili, valutate ex ante";
"areté"; "eu leghein"; "dikaiosune";
"virtù dianoetiche"; "Gorgia non insegna
nient’altro, diversamente da Protagora"; "paideia enciclopedica";
"onomasticon mitologico"; "vecchie filastrocche
bartolistiche"; "gergo farfallino"; "Paolo
Sarpi un Hippolyte Taine ante litteram"; "il precedente
locale tardoquattrocentesco, colto da Manfredo Tafuri";
"umanisti pasticheur"; "Vico merita la sfortuna
perché scriveva male". Vico.
(continua)
14 Marzo 2003