La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 17 marzo, Giorno VII della Nuova Era Forte e
Mielista, si apriva con il titolo "Bush, ultimatum all’Onu".
L’articolo è dell’inviato alle Azzorre, Pietro Veronese,
il quale anziché raccontare subito che cosa si sono detti
George Bush, Tony Blair e José María Aznar, preferisce
fare il punto epico sulla situazione meteorologica: "La
Storia è cieca e sorda e non ha visto ieri il sole ventoso
delle Azzorre, le preghiere per la pace attraverso le nove isole
dell’arcipelago, gli striscioni antiamericani innalzati da un
manipolo di manifestanti davanti a pascoli di placide mucche,
i bambini che giocavano ignari ai cancelli della base di Lajes".
Per capire a che cosa è servito il vertice, si deve fare
la fatica di girare pagina. Oppure leggere il bell’articolo di
Vittorio-Gatto-Copione Zucconi (Zuccopycat). L’articolo è
a tesi, come sempre, però è molto ben scritto.
La tesi è semplice: Aznar non conta niente, Blair è
in difficoltà, nevrotico e smagrito, mentre Bush è
irritato, gelido, distaccato, cowboy e seccato di aver "messo
il piede sul predellino d’Europa". C’è anche un terzo
articolo, di Andrea Bonanni, ma in nessuno dei tre servizi Rep.
dà conto dei due documenti finali firmati dai leader.
Al solito, il giornalismo radical chic ci ha informato sul who,
sul when, sul where ma si è dimenticato di farci sapere
il what.
Ottima, invece, la pagina di Magdi Allam da Kuwait City: "Tutti
gli uomini del dittatore, il clan del rais allo scontro finale".
L’islamologo di Rep. racconta molto bene l’ultima battaglia di
potere all’interno del clan di Saddam. L’altro giorno, scrive
Allam, Saddam ha arrestato due suoi fratellastri che ricoprivano
ruoli importanti nell’organigramma iracheno. L’articolo, poi,
svela che Tareq Aziz, in realtà, non si chiama Tareq Aziz
ma Mikhail Yuhanna. E, infine, traccia un’interessante mappa
del potere iracheno e un censimento dei servizi di sicurezza,
dei militari di Saddam.
In prima c’è anche un ottimo articolo di Marco Lupis dall’ospedale
di Hong Kong dove si è diffuso il virus della "polmonite
mortale".
Dal numero del lunedì, sempre un po’ sottotono, Redazionalmente
Corretto segnala altre due cose: l’incipit del reportage da Trieste
di Paolo Rumiz: "Una volta leggevi ‘Padania’ sui casolari
della Bassa friulana. Oggi sbuca un’altra parola. ‘Merda’. Enorme,
a caratteri cubitali". E una pagina dal titolo oscuro: "Ghana,
il pomodoro italiano soffoca i contadini d’Africa". Soffoca?
E come mai? E’ rancido? No, pare che i poveri ghanesi siano "soffocati"
metaforicamente ed economicamente "dai sussidi dell’Unione
europea" ai contadini italiani (e europei). La politica
di aiuti all’agricoltura è quello che chiedono i vari
forum no global, e in particolare uno dei loro leader, il francese
José Bové. Forse qualche republicones avrebbe potuto
spiegare che sono proprio le ricette di Bové a far "soffocare"
i contadini africani.
Più interessanti i numeri di Rep. del weekend. Sabato
la prima pagina sembrava quella di una rivista letteraria. C’erano
articoli di Jonathan Franzen, Frederick Forsyth e Nadine Gordimer.
A pagina 2 c’era un articolo di Maurizio Ricci: "Bush a
sorpresa scende in campo nel processo di pace" israelo-palestinese.
In realtà non c’è nessuna sorpresa, Bush ne aveva
parlato, esplicitamente, tre settimane fa in un importante discorso
(a major speech) all’American Enterprise Institute. Le parole
di Bush sono state riportate e commentate con grande evidenza
da tutti i giornali americani, ma non da Rep. L’errore giornalistico
ha indotto in errore, domenica, anche Eugenio Scalfari, il cui
articolo criticava Bush partendo proprio dall’improvvisa "mossa
palestinese" della Casa Bianca.
Sull’assassinio di Zoran Djindjic, Rep. può vantare i
migliori servizi dei giornali italiani, grazie ai reportage informatissimi
e molto belli di Guido Rampoldi e alla grazia di Biljana Srbljanovic.
Curzioglia Maltese (ex autore della Rai di Baldassarre) s’è
riposato. (continua)
18 Marzo 2003