Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 19 marzo 2003

La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 18 marzo, Giorno VIII della Nuova Era Forte &
Mielista, si apriva con un grande titolo: "Bush: 48 ore
alla guerra". Va subito notata una cosa che non è
un semplice dettaglio ma, fosse vero, un incredibile scoop. Dopo
una pagina dedicata alla sconfitta dell’Onu, una all’ultimatum
di Bush, un paio d’altre a Saddam e ancora due di reazioni parigine
e londinesi, Rep. finalmente arriva a pagina 8 e 9. La pagina
8 spiega i piani americani di invasione dell’Iraq. La pagina
9, invece, ed è questa la notizia eccezionale che Rep.
mette con nonchalance nel sommario, anticipa le mosse difensive
di Saddam. "Scenario Stalingrado per la battaglia di Baghdad",
dice il titolo. Poi, appunto il gigantesco scoop dimenticato
nel sommario: "Consegnate ai generali le prime armi chimiche".
Avete letto bene: Rep. brucia 8 pagine e alla nona svela al mondo,
agli ispettori e a Kofi Annan, che Saddam ha consegnato "ai
generali le prime armi chimiche". Scusate, cari amici republicones,
vi rendete conto? Avete raccontato fin qui che Saddam non è
un pericolo, che non ha armi di distruzione di massa, che ha
disarmato e che le ispezioni stanno funzionando. E ora ci dite
così, soltanto a pagina 9, che Saddam ha consegnato ai
suoi generali le "prime", peraltro, armi chimiche?
Non vi sembra schizofrenica la vostra linea? Pensate di cavarvela
come il Cav?
Appunto il Cav. Massimo Giannini gli dedica un editoriale altrettanto
pazzesco. Lo critica per "l’impossibile ambiguità"
di essere allo stesso tempo filo americano e poi tirarsi indietro.
Ok. Ma perché complicare le cose? Giannini, infatti, scrive
che "senza la legittimazione formale dell’Onu l’Italia non
può partecipare in forma diretta a un conflitto armato".
D’accordo, anche se controverso e peraltro non rispettato ai
tempi del Kosovo. Ma Giannini aggiunge: "Senza la determinazione
espressa della Nato, l’Italia non può inviare truppe o
mezzi". Va bene, è la posizione di Giannini. E allora
che cosa può fare il Cav? Giannini è preparato:
"L’unica cosa che l’Italia può fare, senza contravvenire
al dettato costituzionale, è fornire basi, diritti di
sorvolo" eccetera. Bene. Esattamente quello che vuole fare
il Cav. e che Giannini fin qui ha criticato. Ma Giannini ne sa
una più del diavolo. E, infatti, che si inventa? Critica
subito l’unica mossa che lui stesso aveva suggerito al Cav. (Red.
Corr. si rende conto che la spiegazione non è chiara,
ma i republicones amano le complessità): "Se Berlusconi
avrà la capacità e la forza di assumere e di difendere
questa posizione in Parlamento, non riabiliterà il suo
americanismo acritico e gregario". Non riabiliterà,
no-no, no-no. Finito? No. Giannini sintetizza: "Si tratta
di rifiutare qualunque forma di cobelligeranza". Ok. Basta?
No. C’è da rifiutare qualunque forma di cobelligeranza,
"ma senza degenerare in un generico neutralismo né
concedere nulla al tiranno di Baghdad". Immaginate i casini
che farebbe Giannini se fosse al governo.
Rep. di ieri valeva i novanta centesimi per lo splendido articolo
di Alexander Stille, un americano e un po’ italiano contrarissimo
alla guerra e a Bush, ma incazzato nero con i suoi amici italiani
di sinistra, cioè i republicones, smaccatamente antiamericani.
Stille spiega ai colleghi che "in caso di dubbio la maggior
parte degli americani tende ad avere fiducia nel presidente e
se il presidente ripete che l’attacco all’Iraq è necessario
per assicurare la pace nel mondo, sono pronti a credergli, seppur
con ampie riserve". Ancora: "Che piaccia o no, gli
Usa si trovano in una posizione di responsabilità, che
impone loro di gestire il proprio potere e di reagire in pratica
a ogni crisi importante", tanto che "molti, dapprima
indignati che gli Usa permettesero i massacri in Bosnia, criticarono
ferocemente l’intervento militare. E ora che la Bosnia vive da
parecchi anni una pace relativa, sono poche le critiche e ancor
meno le autocritiche da parte di chi predisse che l’intervento
sarebbe sfociato in un disastro". Bravo.
Infine una questione delicata. Rep. dà ampio spazio al
mostruoso omicidio di un ragazzo milanese. Titola: "Giovane
ucciso, fermati 3 fascisti". Vero, l’assassino è
fascista. Ma pare che non abbia ucciso per ragioni politiche,
piuttosto per fredda e premeditata reazione a un immotivato pestaggio
politico subìto da un gruppo di militanti comunisti (è
stato preso a botte perché il suo cane si chiama Rommel).
Rep. definisce "fascisti" gli assassini, e "ragazzi",
"giovani dei centri sociali", "altruisti e ricchi
di ideali" gli sprangatori comunisti. Questo davvero non
aiuta. (continua)

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