Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 24 marzo 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 23 marzo, Giorno IV
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con "i
marines a Bassora". Rep, a differenza del Corriere della
Sera, ha dato per certa la notizia della presa della città,
grazie alla coppia di inviati di guerra Bonini-Davanpour. Ha
fatto bene. Il Corriere però ha battuto Rep. nel racconto
dell’avanzata dell’esercito americano verso Baghdad. Il motivo
è semplice: l’inviato del Corriere, Francesco Battistini,
è al seguito delle truppe mentre Bonini-Davanpour sono
bloccati in Iran, tanto che Rep. è costretta a tradurre
quotidianamente articoli da altri giornali internazionali. Ieri,
per esempio, l’articolo è di David Wills, giornalista
della Bbc. Rep. titola in modo bizzarro, anzi incomprensibile.
Il titolo è: "Siete i nostri liberatori – La triste
festa degli iracheni". I liberati invece che festeggiare
sarebbero tristi? E per quale motivo, di grazia? Leggiamo l’articolo
di Wills: "Entrando a Bassora ho incontrato una folla di
giovani uomini, con addosso quella che sembrava essere l’uniforme
dell’esercito iracheno, che applaudivano i marines americani
che passavano nei loro tanks". Tristezza? Saudade del rais?
Niente, non ce n’è traccia, se non nel titolo. Anzi, scrive
l’inviato della Bbc, "pare così che fosse giusta
la previsione degli Stati Uniti secondo cui molti iracheni avrebbero
preferito arrendersi piuttosto che combattere. Sulla città
erano stati lanciati molti volantini, che consigliavano ai soldati
della 51-esima divisione irachena di arrendersi. E io ho visto
centinaia di loro farlo". Lui che era lì, ha visto.
Mentre i valorosi uomini del desk di Rep, da Roma, hanno capito
che in realtà erano tristi.
Magdi Allam, ovvio, racconta che gli iracheni non aspettavano
altro che essere liberati: "Ci siamo arresi anche perché
non vogliamo più essere sottomessi al regime di Saddam.
Come tutti gli iracheni abbiamo atteso l’arrivo delle forze americane
per liberarci del partito Baas".
Ottimo, come sempre, Bernardo Valli. Ieri ha spiegato che a Baghdad
c’è troppa calma. Una calma sospetta. "A cosa ricorrerà
Saddam per dare alla propria fine dimensioni adeguate a un’ambizione
coltivata per tre decenni? L’ambizione di entrare nella storia?
Quale sorpresa riserva?".
Bello anche il servizio di Guido Rampoldi da Ankara sulla scricchiolante
alleanza tra Usa e Turchia. Sul fronte pacifista, Rep. dedica
due pagine alle manifestazioni italiane, una alle parole di Ciampi
e un’altra a quelle del Papa. C’è anche una pagina sul
corteo newyorkese, ma per errore è stata illustrata con
un’immagine di una manifestazione pro war: bandiere americane
e un cartello che dice: "Stiamo con il presidente Bush".

Imbarazzante un trafiletto, siglato m.s., su una baruffa tra
Forza Italia e i pacifisti emiliani. I forzisti accusano alcuni
preti, e in particolare l’ex direttore della Caritas, di essere
pro Saddam. L’articolista di Rep, indignato e pacifista dentro,
scrive un articolo che contiene le seguenti frasi: "In Emilia
i deputati di Forza Italia bombardano preti e vescovi";
"un fuoco di sbarramento"; "Il giorno dopo ha
imbracciato le armi"; "è l’attacco dell’onorevole";
"Nessun soccorso".
Poi c’è Eugenio Scalfari. Nel finale del suo lungo articolo
sostiene che "l’unità dell’Europa si potrà
ottenere soltanto dalla sconfitta dei governi schierati con George
W.". Con la cacciata, secondo lui probabile, di Blair, Berlusconi
e Aznar. Vero. Oppure, suggerisce Red. Corr., al contrario: con
la sconfitta dei governi schierati contro Bush. E’ evidente che
Scalfari si accontenterebbe della semplice sconfitta del Cav.

Ieri con Rep. c’era un bell’allegato, graficamente ben confezionato.
Contiene articoli delle grandi firme di Rep. che in questi mesi
si sono occupati di guerra. Non ci sono articoli di Curzio Maltese,
l’ex autore della Rai di Baldassarre. (continua)

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