La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 25 marzo, Giorno VI
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con "I
marines verso Baghdad". Rep. ha fatto una buona scelta giornalistica,
in mancanza di inviati sul campo. Ha comprato dai giornali internazionali
3 corrispondenze di guerra.
Certo, per un grande giornale sarebbe stato meglio avere propri
inviati in loco, ma tradurre articoli dai giornali esteri piace
molto anche qui al Foglio, un "circolo inconsapevolmente
gregario". Oltre a Bernardo Valli l’altra corrispondenza
autarchica è di Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo (Davanpour).
Ieri hanno raccontato come gli sciiti abbiano tradito gli Usa.
E’ vero? E’ troppo presto per dirlo, e Bonini-Davanpour farebbero
bene a non lanciarsi in previsioni, sennò succede di nuovo
quello che è accaduto ieri quando hanno dovuto smentire
il loro articolo precedente. Ieri hanno scritto che gli inglesi
"faticano a tenere l’assedio di Bassora" mentre due
giorni prima avevano cominciato così il loro articolo:
"Bassora è caduta. Questo si può dire".
Era meglio non dirlo.
Magdi Allam non crede che l’ultimo Saddam apparso in tv sia il
vero rais. Poi spiega meglio del Pentagono la prudente strategia
Usa: "Bush ha deciso di non impegnarsi nella guerra dentro
le città perché non vuole che ci sia un gran numero
di vittime tra i civili e tra i suoi stessi soldati. Volendo
accreditare la sua immagine del liberatore, non del conquistatore,
ha scelto di non scontrarsi con la popolazione. Le città
vengono assediate e poi si tenta di convincere i comandanti militari
iracheni ad arrendersi".
Buono l’articolo di Alberto Flores D’Arcais sulla dottrina Bush.
Ottimo Alexander Stille, pacifista anti Bush ma disgustato dai
suoi amici pacifisti italiani. Era da un po’ che non succedeva,
ma ieri siamo tornati ai titoli farlocchi. Un riassunto di un
editoriale del Wall Street Journal è stato titolato "Ma
la guerra era necessaria?", ma nel testo il WSJ non ha questi
dubbi.
L’umoralista Michele Serra è indignato per i commenti
occidentali sulle immagini tv degli ostaggi Usa, mentre nessuno
si sente oltraggiato dagli iracheni che si arrendono tremebondi.
"Due pesi, due misure", scrive. Stappando una Coke
(Serra ci aveva dato di "cocacolisti") tentiamo una
risposta: 1) gli americani sanno che potrebbero essere uccisi;
i prigionieri iracheni saranno trattati come esseri umani, cosa
che peraltro non gli accadeva quando erano "liberi"
soldati di Saddam; 2) come ha scritto Magdi Allam su Rep, nel
filmato si vedevano i corpi dei marines con "i volti sfigurati,
la fronte dilaniata dal colpo di grazia appena sparato".
Dear chinottista, riesce a notare la differenza tra un’esecuzione
e una borraccia d’acqua?
Grande colpo di Red. Corr. Su D, il femminile di Rep., sabato
è comparsa la nuova rubrica di Concita De Gregorio (Conc.).
Le ragazze del desk le avevano però storpiato il nome,
scrivendo Conchita (con l’acca). Ieri Red. Corr. lo ha notato.
A Rep. è successo il finimondo, anche perché il
prossimo numero di D, già stampato, contiene lo stesso
errore. Conc. aveva protestato, ma tant’è. Dopo il titolo
di ieri, i vertici di Rep. hanno preso una decisione: al macero
le 200 mila copie già stampate (danni per 75 mila euro).
Red. Corr. potè dove Conc. fallì. (continua)
26 Marzo 2003