Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 27 marzo 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, mercoledì 26
marzo, Giorno VII della Nuova Era Forte e Andreottiana, si apriva
con "prima battaglia per Baghdad". Rep. è uno
dei pochi giornali italiani a non aver aperto sulla rivolta sciita
di Bassora. Magari hanno fatto bene, ché le notizie di
questa guerra non si sa mai se siano vere, verosimili o completamente
false. In realtà il sospetto è che i vertici di
Rep. abbiano voluto coprire la seconda bufala consecutiva di
Carlo Bonini & Giuseppe D’Avanzo (Davanpour), la mitica coppia
di republicones di cui Red. Corr. apprezza coraggio e dedizione,
ma non l’atteggiamento del tipo "mo’ arriviamo noi, e vi
spieghiamo che succede". Dunque, domenica avevano iniziato
la loro corrispondenza così: "Bassora è caduta.
Questo si può dire". Bassora, invece, non era caduta,
né si poteva dire. Due giorni dopo, facendo finta di niente,
la coppia ha scritto che Bassora non cade perché gli sciiti
hanno tradito, non si ribellano a Saddam.
Ieri, invece, la notizia su tutti i giornali è questa:
"Bassora insorge" (Corriere della Sera); "Bassora,
rivolta nelle strade". Rep. decide di non aprire il giornale
su questo, ma dentro (a pagina 7) deve ovviamente dare il giusto
spazio: "Bassora, rivolta anti-Saddam". Bene. E di
chi è l’articolo che racconta e spiega perché a
Bassora è scoppiata la rivolta sciita? Ovvio, di Bonini
& Davanpour. I quali, però, mettono le mani avanti,
qualora la notizia dovesse essere smentita. L’hanno studiata
bene, stavolta. E fin dalla prima riga, ecco che cosa scrivono:
"A Bassora, avvolta in una tempesta di sabbia e di pioggia,
con una visibilità che non supera i venti metri, è
una nuova notte di guerra". Non si vede, c’è la tempesta
di sabbia, la pioggia e pure la notte. Qualunque cosa accada,
non potevano vederlo.
Rep. di ieri ha pubblicato due ottimi articoli. Uno è
dell’islamista Gilles Kepel, il quale spiega molto bene perché
gli americani, dopo l’11 settembre, abbiano deciso di cambiare
la loro politica estera inaugurata nel 1979, all’indomani della
rivoluzione islamica di Khomeini. Kepel sa per quale motivo Bush
ha iniziato la campagna irachena, (leggetelo, non c’è
nessuna delle fesserie che si leggono solitamente), ma teme che
"senza una vittoria rapida e definitiva, Bush rischi di
aprire di più il vaso di Pandora, liberando in Medio Oriente
le forze ostili che rischiano di disgregare la regione e di rendervi
ancora più difficile l’insediamento della pax americana".
La giornata di ieri, andrà ricordata: finalmente una
critica seria e non ideologica alla nuova dottrina Bush. Red.
Corr. si augura che prima o poi possa intervenire sul tema anche
un republicones italiano. In realtà ieri c’era anche un
articolo di Lucio Caracciolo, intorno a questo punto, ma era
un’anticipazione di Limes.
C’è una lettera di un giornalista inglese che lavora in
Italia, Stephen Jewks, inorridito dalla traduzione che la stampa
fa della campagna "shock and awe". Non vuol dire "colpisci
e terrorizza", anche perché "awe" significa
"sbalordire". (Nota di Red. Corr: il suddetto giornalista
inglese non si lamenti con Rep, anzi la ringrazi ché da
mesi ci risparmia gli articoli "manette & awe"
di Marco Travaglio).
Ottimo l’articolo di Goffredo De Marchis su "Epifani neutrale
tra Bush e Saddam", anche se non è vero che Rutelli
abbia commentato "in privato" la presa di distanza
da Epifani, visto che ieri c’era una sua intervista sul Corriere.
La posizione "pareggista" di Epifani non è isolata.
E De Marchis giustamente lo fa notare. Avesse avuto più
spazio, avrebbe potuto inserire una battuta di Michele Serra,
splendido umoralista di Rep. e pareggista ad honorem. La rubrica
del chinottista, ieri sull’interventismo Vaticano in Rai, era
però ottima. Così come il suo appello al "beneamato"
Massimo Moratti a non cacciare Hector Cuper. Deve essere un virus:
Serra non è né contro Moratti né contro
Cuper. Eppure il caso Inter dovrebbe far riflettere Serra: se
non si sceglie, finisce che vince sempre la Juve. (continua)

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