La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 27 marzo, Giorno VIII
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con "Saddam
al contrattacco". Red. Corr. non è in grado di recensire
una guerra, né di capire come stia andando laggiù,
ma sa sfogliare i giornali. E i giornali di ieri, Rep. in primis,
o ci dicono che abbiamo perso (noi, gli alleati, i cocacolisti)
o ci dicono che non c’è proprio match, nel senso che già
le stiamo buscando adesso, figuriamoci quando affronteremo la
guardia repubblicana e l’assedio di Baghdad. E’ possibile che
sia così? Vedremo. Rep. intanto con quel bel "Saddam
al contrattacco" sembra che sia ben contenta. In realtà
non c’è nessun contrattacco, ma soltanto (forse) l’uscita
da Baghdad e Bassora di decine di mezzi iracheni.
Gli inviati di Rep. non ci aiutano a capire. Bernardo Valli e
Renato Caprile, entrambi a Baghdad, hanno fatto lo stesso articolo
sulla strage al mercato, che poi pare che non sia un mercato.
(Cari amici del desk, fate attenzione: Valli non girava in quarta
pagina, né Caprile in seconda).
Rep. non dà credito alla dichiarazione del Pentagono,
secondo il quale il missile potrebbe essere iracheno. Probabilmente
i republicones hanno ragione, ma chissà perché
c’è la sensazione che si creda più alla propaganda
irachena che a quella alleata. Anche Leonardo Coen e Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi
(Zuccopycat) da Washington, hanno fatto un articolo doppione,
sui movimenti delle truppe americane.
Sul campo, invece, ci sono i due inviati embedded in stanza matrimoniale,
cioè Carlo Bonini & Giuseppe D’Avanzo (Davanpour).
I loro articoli entreranno nella storia. Il primo, ricorderete,
diceva che Bassora era caduta; il secondo diceva che Bassora
non era caduta, a causa del tradimento degli sciiti che non si
sono ribellati a Saddam; il terzo spiegava perché gli
sciiti di Bassora si erano ribellati a Saddam; il quarto, quello
di ieri, ci ha informato che gli sciiti hanno fatto un casino
solo perché mancava l’acqua, ma in realtà "non
hanno alcuna intenzione di sollevarsi". La notizia di ieri,
secondo i due embedded in stanza matrimoniale, è questa:
pare che per un momento a Bassora si è deciso un cessate
il fuoco. Quanto è durato? Ecco la risposta, a prova di
smentita: "Un armistizio di poche ore o di molte ore".
Il povero Magdi Rummy Allam, da quando è embedded nella
divisa di Rumsfeld, viene lentamente ridimensionato. Ieri la
sua corrispondenza è stata confinata a un taglio basso
di pagina 7. Eppure aveva delle cose interessanti da raccontare:
i prigionieri americani sono stati giustiziati su ordine di Saddam,
"i volti erano sfigurati e la fronte dilaniata dal colpo
appena sparato". Rummy Allam spiega anche perché
gli sciiti non si ribellano ancora. Su al-Jazeera ha sentito
un fedayn dire queste parole: "Siamo qui per uccidere gli
americani e per uccidere tutti coloro che si rifiutano di uccidere
gli americani". Dice Rummy Allam che il fedayn "non
ha lasciato dubbi sulla priorità: terrorizzare la popolazione
per costringerla a ostentare la loro lealtà al regime".
Altre cose. Bello l’articolo di Thomas Friedman tradotto dal
New York Times, mentre l’intervento di Condoleezza Rice è
stato pubblicato in coalition of the willing con il Giornale
del Cav. L’umoralista Michele Serra difende il né-néista
Guglielmo Epifani dalla critica del maestro Francesco Merlo.
Noi cocacolisti non avevamo dubbi. E’ tornata Libertà&Giustizia
(ha raccolto 9 mila firme su un appello che nasce "dal sacrosanto
amore per la pace"), mentre non hanno fatto scrivere l’ex
autore della Rai di Baldassarre sul nuovo direttore generale
di Viale Mazzini. E’ ovvio il motivo. In un articolo fedaynesco
contro Lucia Annunziata, tra mille insulti, aveva detto che Lucy
avrebbe accettato Saccà. Il quale, invece, pare che andrà
in the Sky. (continua)
28 Marzo 2003