Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 31 marzo 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 30 marzo, Giorno XI
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con: "Iraq,
incubo kamikaze". Secondo Rep, continuiamo a perdere la
guerra. Scrive Eugenio Scalfari: "Siamo già alla
vietnamizzazione della guerra irachena? Alcuni fatti lo farebbero
pensare. Per esempio l’allungarsi dei tempi". Certo, giunti
all’undicesimo giorno di operazioni ci stiamo avvicinando di
gran carriera verso i 13 anni della guerra in Vietnam. Scalfari,
poi, aggiunge che "altri fatti e altre considerazioni portano
invece a escludere il ripetersi di un secondo Vietnam".
La conclusione è affidata a un post scriptum, con il quale
Scalfari dà del "cretinetti" a "chiunque
sia la persona che sta dietro l’infelice pseudonimo", Catilina,
con il quale sul sito della fondazione Di VIttorio è stato
siglato un attacco all’Ulivo. Catilina pare sia Sergio Cofferati.
A rincuorarci arriva Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi (Zuccopycat):
"Come somiglia stranamente alla vecchia Palestina, questa
nuova guerra". Una decina di righe dopo, siamo già
alla libanizzazione di Iraqi Freedom: "Remember Beirut?".
Dopo, più semplicemente, è un "Vietnam nella
sabbia".
Ci sono tutte le notizie della disfatta in corso, in questo numero
domenicale di Rep: i kamikaze, gli emigranti che tornano per
combattere al fianco del rais, i fallimenti dei generali, le
armate a secco di viveri, il morale fiacco e, secondo Zuccopycat,
finanche i Cruise che "cominciano a scarseggiare".

Ecco, però, le notizie che non c’erano. Intanto la scelta
della pacifista Germania, che in Kuwait ha già un migliaio
di uomini, di inviare unità della flotta militare che
entreranno in azione, da Gibilterra a Suez, per difendere le
navi Usa da attacchi terroristici. Su Rep. non troverete la notizia
che l’opinione pubblica britannica ora è all’80 per cento
favorevole all’intervento armato. La settimana scorsa era al
53, ma neanche quella notizia si era letta su Rep, che invece
aveva informato con pagine e dotte analisi quando gli inglesi
sembravano osteggiare il conflitto. Anche il sostegno americano
è aumentato (74%, rispetto al 71 di 7 giorni fa), ma Rep.
relega l’informazione a una riga nell’articolo di Zuccopycat.
Un’altra notizia mica male, certo unilaterale ma forse degna
di considerazione, è quella contenuta nelle righe finali
di un articolo sulla "distruzione del villagio dei media".
Londra ha detto che Saddam avrebbe rimosso il comandante della
difesa aerea di Baghdad perché responsabile dell’errore
di lancio di missili finiti in città. Sul mercato. Insomma,
per Londra, le stragi del mercato sono state fatte, per sbaglio,
dagli iracheni. Propaganda? Forse, ma a Rep. preferiscono la
propaganda di un dittatore a quella di una democrazia anglosassone.
Altra notizia di cui non c’è traccia è quella degli
esuli iracheni. Rep. ha scovato emigranti che vogliono tornare
in patria per combattere contro gli americani, ma non ha scritto
una parola sugli esuli che pregano in ginocchio il comando alleato
per essere utilizzati contro Saddam. Le notizie si trovano sui
giornali Usa, ieri sul Washington Post. Almeno c’è Magdi
Rummy Allam, il quale ieri ci ha spiegato che al servizio delle
forze armate di Saddam, nella quarta divisione, ci sono "i
militanti di Al Qaida, giunti direttamente dall’Afghanistan".
Smoking Allam.
Ottimo l’articolo di Sandro Viola su "quella valanga di
parole in libertà che tracima dalle tv". Poco male:
"M’accontento che non ci sia più Samarcanda. E’ infatti
con un brivido che immagino cosa sarebbero state le trasmissioni
di Michele Santoro".
Infine i correntones ds che non si augurano la vittoria americana.
L’articolo di Rep. inizia così: "Venerdì aveva
iniziato il Manifesto a esporre qualche dubbio". Troppo
modesti, cari republicones. Sappiamo tutti che è stato
l’umoralista Michele Serra, su Rep. del 20 marzo, il primo a
dire di trovare "molto difficile fare il tifo per una squadra
come gli Usa". (continua)

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