La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 3 marzo, Giorno VI della Nuova Era Forte, Disobbediente,
Vongola, Franca & Tedesca, si apriva con "tornano le
Br, ucciso un agente". Rep. dedica alla notizia dieci pagine.
Il commento è di Giuseppe D’Avanzo, e per ora pare che
il Cav. non c’entri nulla. In prima pagina non c’è la
notizia della cattura del numero 3 di Bin Laden, l’uomo che gestiva
la rete operativa di Al Qaida. I servizi sono a pagina 16 e 17,
ma sembrano sottovalutare l’importanza dell’arresto. Rep., invece,
non sottovaluta la distruzione dei primi missili Al Samoud. Già
sabato, in prima pagina, Rep. aveva titolato con grande enfasi:
"Saddam: distruggo i missili". Domenica, ancora in
prima e poi in seconda pagina: "Distrutti quattro missili".
Poi, sotto, "adesso ne restano un centinaio". Ieri
l’articolo di Renato Caprile da Baghdad cominciava così:
"E siamo a dieci. All’appello ne mancano una novantina,
ma l’operazione anti Al Samoud procede a ritmo sostenuto. Ieri
ne sono stati fatti a pezzi altri sei. Compreso lo stampo. Gli
iracheni, insomma, stanno collaborando come non mai". Insomma
i republicones sono entusiasti delle ultime mosse di Saddam.
Certo è ben strano questo modo di informare i propri lettori.
Quando gli ispettori scoprirono la gittata modificata, e dunque
illegale, dei missili Al Samoud, Rep. non diede la notizia, la
nascose, reputando poco importanti i missili. E così anche
nei giorni successivi, quasi si trattassero di uno strumento
di propaganda della Casa Bianca. Ora che Saddam ne ha distrutti
una decina, gli stessi missili diventano la notizia principale,
la prova che Saddam in fondo è un brav’uomo. Rep., va
detto, sabato ha pubblicato un’ottima pagina di Anais Ginori
sulle "torture e le esecuzioni di piazza" con cui il
rais mantiene il potere.
Domenica l’editoriale era di Eugenio Scalfari. Il titolo, "I
costi economici della pax americana", diceva tutto: il progetto
americano di esportare le democrazia non sta in piedi. A pagina
4, però, l’esperto di Rep. di cose arabe, Magdi Allam,
sosteneva il contrario. Secondo lui c’è già "un’avvisaglia
dei cambiamenti che la guerra all’Iraq, prima ancora di esplodere,
sta provocando all’interno di una regione rimasta finora impermeabile
alle libertà e alla democrazia".
Infine la moda. Tra giovedì e ieri, Natalia Aspesi si
è occupata delle sfilate milanesi. Un suo articolo, su
Giorgio Armani, può essere preso a modello per il genere
"marchetta vecchio stile". Seguono alcuni estratti:
"Per quanto esclusivo, però, Armani invade il mondo
e malgrado il funesto 11 settembre i suoi conti sono floridi,
con un aumento delle vendite nel 2001 del 23% per un totale di
1270 milioni di euro: il risultato preliminare dell’esercizio
2002 segna un altro piccolo aumento di vendite, per 1300 milioni
di euro"; "Anche nel mercato italiano gli è
stata risparmiata la sindrome da impoverimento"; "A
67 anni la vita di Armani è frenetica: ogni giorno un’ora
e mezza di ginnastica con il suo allenatore, nella palestra personale,
due volte la settimana nuoto nella piscina di casa, il risultato
è quello di un giovanotto dai capelli bianchi sodo come
il marmo". Tra un insulto ai concorrenti Gucci e Galliano,
Lady Asp. fa l’elenco delle belle case, degli straordinari negozi,
dei clienti famosi, persino dei "panettoni e cioccolatini
in confezione quanto mai Armani". E bacchetta le colleghe
che osano criticarlo: "Si sa che le giornaliste, soprattutto
quelle giovani che adorano la moda orribile che riesce a rendere
bruttissime anche le creature più paradisiache, snobbano
un po’ le sfilate Armani". Lady Asp. non snobba, vigila.
(continua)
4 Marzo 2003