Camillo di Christian RoccaBernard Lewis dice che Saddam è colpa nostra

Roma. "Il regime di Saddam non ha niente a che vedere col retaggio islamico e arabo. E’ pura espressione di tradizioni europee. Faremmo bene a non dimenticarlo mai prima di escludere che l’Iraq possa conoscere sviluppi democratici". E’ Bernard Lewis, il maggior esperto di Storia mediorientale di cui disponga l’Occidente, a ricordarcelo ieri dalle colonne del canadese National Post. Protagonista di polemiche che hanno fatto la storia contro le obiezioni mossegli da antiorientalisti filopalestinesi come Eduard Said, Lewis ha alle spalle cinquant’anni non solo di studi, ma anche di ammonimenti che l’Occidente ha lasciato spesso inascoltati. Come avvenne sulla piega che avrebbe preso il regime khomeinista in Iran. E nel 1998, quando su Foreign Affairs Lewis fu il primo a "leggere" profeticamente che cosa bisognava attendersi da Osama bin Laden. Lewis è convinto che la pace possa venire solo dall’accettazione per arabi e palestinesi dello Stato d’Israele, ma ha sempre messo alla berlina le ipersemplificazioni con cui gli occidentali guardano alla complessa realtà mediorientale, come ricostruisce bene Fiamma Nirenstein nel suo libro-intervista allo storico di Princeton, "Islam, la guerra e la speranza", appena uscito per la Rizzoli.
Per questo è prezioso il richiamo di Lewis alla "radice vera" del modello-Saddam. "Molti pensano  scrive sul National Post  che il sistema politico iracheno sia parte di una tradizione islamica e araba che affonda le sue radici in una storia lunghissima. E’ totalmente falso. Il regime di Saddam non ha alcuna radice araba o islamica. E’ un’importazione di ideologie europee, l’unico esempio che in tal senso abbia funzionato e sia riuscito a durare nei decenni". "Nel 1940 il governo francese si piegò alla sconfitta e firmò la pace separata col Terzo Reich. Le colonie francesi di Siria e Libano restarono sotto il regime di Vichy, aperte alla possibilità per i nazisti di farvi ciò che volevano. Divennero le basi della propaganda nazista in Medio Oriente, in una rete che si estese all’Iraq e oltre. Fu allora che nacque il partito Baath, un clone dei partiti fascisti e nazisti, che adottò analoghi principi e strategie, compresa l’identificazione totalitaria tra partito e Stato".
"Quando il Terzo Reich fu sconfitto, e fu sostituito poi dall’Urss come patrona di tutte le forze antioccidentali, per il Baath non fu difficile assumere le caratteristiche del regime a partito unico di tipo comunista. Ed è da questa somma che nasce il regime di Saddam: nessuna radice araba o islamica. Al contrario, l’esempio più di successo e più pericoloso di importazione in Medioriente del peggio che l’Occidente ha prodotto". E il richiamo all’Islam? "Quando l’occidentalizzazione ha mostrato i suoi limiti  continua Lewis  solo allora si è manifestato un ritorno ai vecchi e consolidati modelli di percezione e rappresentazione della propria identità e di quella altrui. Attraverso, innanzitutto, il fattore religioso. Che ha il vantaggio di essere immediatamente compreso dai musulmani, mentre l’ideologia socialista e nazionale aveva sempre avuto bisogno di indottrinamenti. L’Islam da questo punto di vista funziona meglio di altre confessioni. Nessuna limitazione della libertà di pensiero può impedire ai fedeli di frequentare le moschee, dove si parla di tutto, si comunica, ci si organizza".
"La vera tradizione arabo-islamica  conclude Lewis è quella che portò, prima della modernizzazione europea a partito unico, a governi limitati, su base contrattuale o tribale. Qualcosa di molto diverso dalla tradizione democratica occidentale moderna, ma vicina a quella cultura dei limiti all’onnipotenza del governo di cui la moderna democrazia occidentale è figlia. E’ di lì che bisogna ripartire, c’è una buona base nel passato per lo sviluppo col tempo di istituzioni democratiche anche in Iraq. Per questo sono cautamente ottimista".

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