Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 16 aprile 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 15 aprile, Giorno
IV della Nuova Era Aridatece Er Puzzone, si apriva con: "Gli
Usa: sanzioni alla Siria". Che palle, si ricomincia. Vittorio-Gatto-Copione
Zucconi (Zuccopycat) fa copia e incolla degli articoli di otto
mesi fa e sostituisce le parole "Saddam Hussein" con
"Bashar Al Assad", "Iraq" con "Siria"
e "Kabul" con "Baghdad". Il contenuto, la
struttura e il racconto sono uguali. Anche Magdi Rummy Allam
non cambia linea, e timidamente inizia a costruire il "case
against Syria". Magdi Rummy sostiene che la pressione di
Bush sta funzionando, Bashar non pare disposto a morire per Saddam.

Con l’eccezione di uno strepitoso articolo di Adriano Sofri (ma
qui a Red. Corr. siamo di parte), Rep. di ieri era parecchio
noiosa. Sofri rinuncia alla sua precedente comparazione tra i
neoconservative della Casa Bianca e Napoleone Bonaparte sull’idea
di esportare la libertà sulla punta delle baionette, e
paragona "l’interventismo planetario dei neoconservatori
americani" con "il trotzkismo della rivoluzione permanente
di ottant’anni fa". Lo spunto serve al prigioniero di Pisa
per fare un ragionamento sulla sinistra: "La sinistra, quando
non si sbrighi a definire l’America come il nuovo fascismo (Bush
come Hitler, l’imperialismo totalitario americano, il complotto
sionista-americano eccetera) rischia di ritirarsi dal campo dei
fini ­ l’abbattimento della tirannide, l’instaurazione della
democrazia e dei diritti umani ­ e di trincerarsi sul fronte
dei mezzi: contro la guerra, per la pace". Poi usa una frase
definitiva per descrivere questa abdicazione ideale: "C’è
un eccesso di zelo in questo rispetto degli oppressi a loro spese".

Gli uomini del desk di Rep. non hanno avertito Pietro Veronese
che Bernardo Valli stava facendo lo stesso articolo sull’opposizione
irachena in esilio, per cui sono usciti, affiancati, due cronache
molto simili. Veronese, però, doveva recuperare la figuraccia
che domenica gli hanno fatto fare gli uomini del desk. Così
mentre Veronese ieri ha scritto che sul presidente dell’Iraqi
National Congress, Ahmed Chalabi, "risaputa era l’avversione
nutrita nei suoi confronti dalla Cia", domenica il titolo
del suo articolo sempre su Chalabi era "nessuno vuole l’uomo
della Cia".
Ieri, ed era ora, Rep. ha deciso di informare i suoi lettori
sulla dittatura di Fidel Castro. Oltre alle condanne e alla repressione
dei dissidenti politici, ci sono state tre fucilazioni dopo un
processo, definito dagli stessi assassini castristi, "molto
sommario". Con un po’ di ritardo, Rep. ci è arrivata.
Speriamo che ora riuscirà ad aprire un dibattito nella
sinistra.
C’era anche un’iniziativa editoriale molto ultile dentro Rep.
di ieri. Un corso di diritto del poco chiarissimo prof. Franco
Cordero. La prima dispensa è sull’istituto della "ricusazione":
"La ricusazione è l’atto col quale una parte, privata
o pubblica, rifiuta la persona fisica del giudice". Chiaro.
Ma il poco chiarissimo prof. Cordero cerca spasmodicamente di
farsi capire da tutti. Ecco come: "Espongo la questione
ad uso dei non-giuristi". Bene. Come? L’art. 8 àncora
la competenza al locus delicti, incerto il quale, l’art. 9 detta
regole sussidiarie: è competente l’ufficio nel cui territorio
risulti avvenuto un frammento della condotta delittuosa (l’ultimo,
constandone più d’uno), e qui non se ne sa niente; residenza,
dimora, domicilio, non giocano nei processi a più imputati
residenti, dimoranti, domiciliati in luoghi diversi; e allora
vale l’atto con cui il pubblico ministero iscrive la notitia
criminis nel relativo registro; tra più iscrizioni, conta
la prima. Secondo P., la priorità compete a Perugia, dove
ne appare una sub 25 ottobre 1994 (il pubblico ministero milanese
la iscrive 11 mesi dopo). Niente da obiettare sui tempi. Guardiamo
però cos’hanno scritto le rispettive mani. L’accusa Imi-Sir
è che le persone de quibus abbiano comprato e venduto
sentenze (art. 319-ter c.p.). Anche nel registro umbro la notizia
arriva dalla causa civile Imi/Eredi Rovelli, ma un numero indica
l’ipotetico delitto: art. 326 c.p.; e vi appare incriminato l’atto
del pubblico ufficiale che rivela segreti". (continua)

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