Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 2 aprile 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 1 aprile, Giorno XIII
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con: "Attacco
alla guardia del rais". Improvvisamente, articoli di Zuccopycat
a parte, sembra che la direzione di Rep. (che la forza sia con
lei) abbia deciso di invertire la rotta, e di non raccontare
soltanto scenari da tregenda mesopotamica (frase molto Zuccopycat).
Le analisi interessanti continuano a scarseggiare, ma almeno
si è potuto leggere che Saddam è un criminale (Magdi
Rummy Allam), che dire né con Saddam né con Bush
pure (ottima risposta di Giannini al direttore del Manifesto),
e che le notizie che provengono da Baghdad sono più propaganda
che realtà (Renato Caprile).
Zuccopycat è, invece, il solito. Scrive che l’America
è insabbiata e vede nel viaggio di Colin Powell in Turchia
quasi la smoking gun della sconfitta: "Sarebbe troppo presto
dire che questo viaggio improvviso sia il segno che l’Impero
americano va a Canossa". Zuccopycat, dopo aver diviso l’Amministrazione
Bush in "miopi" e "presbiti", ha scritto
che "i vecchi assistenti del padre" non comunicano
più con George W. Molto probabilmente è vero, ma
Zuccopycat dovrebbe rallegrarsene, visto che in questi due anni
ha scritto un centinaio di volte che Bush figlio è succube
del padre e dei suoi consiglieri. E invece, niente. Ora che George
W. non parla più con quelli che secondo Zuccopycat erano
"i cattivi", ora che ha seguito il suo consiglio, a
Zuccopycat non gli va più.
La dose di antibushismo è rinforzata da questa frase,
"Bush è certamente uno dei peggiori presidenti che
gli Stati Uniti abbiano avuto", scritta da Corrado Augias,
in verità non tra i migliori risponditori di lettere che
il giornalismo italiano abbia mai avuto. Anche perché
spaccia come chissà quale novità, letta in un libro
francese presentato in Italia da Curzio Maltese (ex autore della
Rai di Baldassarre), il viaggio ("che ignoravo") di
Donald Rumsfeld a Baghdad nel 1983. E qui torna l’antiamericanismo:
l’America ha armato Saddam. Con argomenti e indizi ben più
evidenti è intervenuto Massimo Riva, ex senatore ind.
del Partito comunista italiano. Riva cita atti parlamentari e
spiega correttamente le scelte politiche americane pro Saddam
in funzione anti dittatura islamica di Khomeini, non contro la
Croce Rossa. Ma non cita neanche un dato, un numero, una prova
che gli americani abbiano "armato" Saddam. Riuscirà
Rep. a trovare tempo e spazio per informare i suoi lettori sull’ammontare
delle armi vendute dagli americani, o si limiterà sempre
a citare frasi a effetto?
(Red. Corr. ha letto sul Times di Londra una lettera che suggeriva
di consultare un rapporto del Center for Strategic & International
Studies, secondo il quale nel periodo 1973-91, cioè fino
a quando era legale commerciare con l’Iraq, gli Stati Uniti avrebbero
esportato verso Baghdad armi per 5 milioni di dollari; la Germania
per 995 milioni di dollari; la Cina per 5.500 milioni di dollari;
la Francia per 9.240 milioni e la Russia per 31.800 milioni di
dollari. Sarà vero? Per quanto riguarda i gas, il Wall
Street Journal del 30 marzo, sosteneva che metà dell’arsenale
è stato comprato in Germania, poi in Svizzera e al terzo
posto, appaiati, in Francia e Italia. Sarà vero?).
Magdi Allam spiega che la guerra potrebbe essere a una svolta
positiva, perché gli alleati hanno iniziato a conquistarsi
la fiducia degli iracheni. L’aver aperto un acquedotto che pompa
acqua dal Kuwait e aver fatto entrare in scena l’opposizione
irachena secondo Rummy è positivo.
Bello l’articolo dal Cairo di Gabriele Romagnoli sulla "Jihad
telefonica". Pare che gli egiziani telefonino a caso a Baghdad
per esprimere la solidarietà ai fratelli arabi. Ieri,
però, l’inviata Rai in città ci ha detto che Baghdad
dall’estero non può essere raggiunta telefonicamente.
Ridicola la difesa di Giovanni Valentini, dopo una smentita dell’ufficio
stampa Mediaset. Confalonieri non ha detto una frase attribuitagli
da Valentini. Valentini dice di averla tratta da una "sintesi"
in un titolo di Rep.
Infine un clamoroso caso di plagio interno. Sebastiano Messina
ha rubato due-battute-due ad altrettanti colleghi di Rep.: "E’
tornata l’ora legale, pessimo segnale per Previti" (copyright
Michele Serra, umoralista) e "Berlusconi prepara le sue
armi di distrazione di massa" (copyright Elle Kappa, vignettista).
(continua)

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