La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, mercoledì 23
aprile, Giorno I della Nuova Era C’è Liberazione-e-Liberazione,
si apriva con: "Virus killer, i malati sono già quattromila".
L’editoriale è di Federico Rampini sul "prezzo che
paga il regime cinese". L’altro commento è di Giorgio
Bocca (Georges Bouche) sulla Liberazione da un dittatore fascista,
ottenuta grazie all’intervento armato delle forze angloamericane.
L’articolo di Georges Bouche è giustamente titolato "Chi
vuole cancellare il 25 aprile". Se avessero scelto un altro
titolo, magari "chi vuole cancellare la Liberazione",
i colpevoli potevano essere trovati già nella testata.
Rep., infatti, si indigna per le polemiche piccine di alcuni
esponenti del Polo sulla festa di Liberazione dal nazifascismo,
ma non riconosce che il 9 aprile ce ne è stata un’altra,
sempre grazie agli angloamericani, e sempre contro un dittatore
un po’ nazi, un po’ socialista.
Georges Bouche dice che gli "è tornato tra le mani
un libro", Partigiani della montagna, che scrisse "nel
maggio del 1945 a memoria freschissima". Così fresca
che oggi non c’è bisogno di ricordargli i suoi scritti
fascisti, antisemiti e antiamericani precedenti il 1945.
Il titolo principale è sull’Iraq. Attenzione: non sull’entusiasmo
curdo per Jay Garner, il liberatore che aiuterà l’Iraq
a ripartire. No, piuttosto sulla "sfida degli sciiti".
Ai curdi, Rep. dedica mezza paginetta (la 6), titolata in modo
strambo: "Autonomia per i curdi". I curdi l’autonomia
ce l’hanno già da qualche anno, da quando gli americani,
guidati proprio da Garner, li liberarono da Saddam e imposero
militarmente la protezione aerea sull’Iraq del Nord. Garner ha
detto un’altra cosa: l’autonomia dei curdi è "meravigliosa",
e dovrà servire da modello per il nuovo Iraq federale.
"Una proposta ardita, che farà discutere", scrive
Marco Ansaldo. Magari, se dio lo vorrà, un giorno ne discuterà
anche Rep. visto che i giornali internazionali e un piccolo quotidiano
italiano ne parlano da mesi di questa "ardita" proposta,
che peraltro è quella ufficiale di tutte le opposizioni
irachene.
E’ una scelta giornalistica, non sciatteria. Se Rep. avesse dato
il taglio (e il peso) corretto alla notizia dell’accoglienza
di Garner avrebbe smontato l’argomento principale dei prossimi
mesi: gli americani sono occupanti, e Garner il cowboy inviato
dal grande capo bianco di Washington per fare gli affari della
ricostruzione. E, invece, è vero il contrario, nonostante
lo strapagato umoralista di Rep., Rep. Auto e l’Espresso, insomma
Michele Serra, si ostini a sfottere "i cocacolisti nostrani"
convinti che "gli iracheni fossero lì ad aspettare
a braccia aperte Abramo Lincoln". La pagina 7 ha un titolo
che fa piegare in due dalle risate: "Adesso via le sanzioni,
la Francia spiazza gli Usa". Spiazza? Ehi, cari republicones,
quella è la posizione di Bush. Il titolo giusto è
questo: "Adesso via le sanzioni, la Francia si accoda agli
americani". Nell’articolo, correttamente, c’è scritto
che la Francia "segue esattamente la traccia" dello
schema di Colin Powell.
Buono l’articolo di Alberto Stabile sulla storia di "uno
degli uomini più ricchi di Bagdad, poi diventato una delle
vittime del rais". Rep. ha anche uno scoop di Carlo Bonini:
"In Iraq, l’Italia ha combattuto la sua guerra". "Una
ventina di uomini dei servizi segreti hanno (sic) condotto operazioni
coperte di intelligence in appoggio alle forze militari angloamericane"
e avrebbero convinto alti ufficiali dell’esercito iracheno a
disertare. Bravi, se fosse vero. (continua)
24 Aprile 2003