La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 3 aprile, Giorno X
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con: "Alle
porte di Baghdad". Come già notato ieri, sembra che
gli amici di Rep. si stiano riposizionando. I toni e le sottolineature
disfattiste restano soltanto e in tono minore nella penna di
Zuccopycat e nelle corrispondenze guidate dal regime iracheno
a Hilla, luogo dove i bombardamenti alleati hanno fatto un’orribile
strage di civili anche a causa, spiega Renato Caprile, dei militari
iracheni che per sfuggire ai bombardamenti hanno spostato i tank
in città.
L’articolo più importante è quello di Adriano Sofri,
inizia in prima e occupa diremmo "libera"
l’intera pagina 19. Il titolo spiega bene: "Che orrore dire
stop alla guerra". Sofri, contrario all’intervento armato
in Iraq, scrive quanto sia assurda tale richiesta, oggi di moda
a sinistra. Su un argomento simile, con accenti letterari e colti,
c’è anche un dotto articolo di Alberto Arbasino nelle
pagine culturali. Il titolo è: "Né con Hitler
né con Churchill?".
Red. Corr. lo ha già notato, ma stavolta va detto in modo
chiaro. Il quotidiano colonnino di pagina 2, dal titolo "il
punto strategico" redatto da Vincenzo Nigro, spiega bene
la giornata militare. Ieri cominciava così: "La guerra
vista dai media è molto diversa da quella dei generali.
Per un momento le nebbie si diradano, e si scopre che gli americani
sono alle porte di Baghdad". Un’autorecensione di Rep, insomma.
Ottima, sempre in funzione del riposizionamento, la pagina di
Guido Rampoldi su Tony Blair superstar: "Guerra pulita,
l’Onu in Iraq, il premier recupera consensi". Finalmente
Rep. rettifica l’antica notizia della caduta libera di Blair
in patria. (Di far sapere ai lettori che Blair esclude una responsabilità
alleata nella strage del mercato ancora non se ne parla).
Per finire con le cose interessanti, c’è da aggiungere
l’intervista di Goffredo De Marchis a Pietro Ingrao, alfiere
del "dobbiamo aiutare Saddam". De Marchis è
bravo a fare cortesi domande demolitorie della tesi ingraiana.
Peccato solo che sia finito lo spazio in pagina, perché
le ultime disarmanti parole di Ingrao ("la parola disarmo
è parola defunta: non la pronuncia più nessuno"),
avrebbero meritato una chiosa del tipo: è vero, di disarmo
non parla più nessuno tranne Bush e Blair.
Rep. era dunque perfetta? Alt. Ci sono sempre le manipolazioni.
Il colonnino che riassume gli editoriali dei giornali americani
è sempre una certezza. L’editoriale di Usa Today viene
titolato: "Iracheni popolo tradito". Ma su Usa Today
questa frase non c’è. L’articolo, al contrario, spiega
che le ragioni per cui gli iracheni non si sono ancora ribellati
risalgono al ritiro delle truppe americane nel 1991. Anche il
secondo titoletto è farlocco: "Ora è il futuro
a farci più paura". Pensate che sul New York Times
ci sia scritto questo? Pensate male.
Altra cosa negativa, Rep. non ha tradotto lo splendido articolo
di Thomas Friedman dell’altro ieri, quello dal titolo originale
sul NYT: "Arriva la rivoluzione". Ritardi con la traduzione
oppure basta Sofri a rovinare i rapporti con la sinistra?
Infine, seconda puntata del più ridicolo mantenimento
di punto che la storia giornalistica ricordi. Giovanni Valentini
(Vale), dopo essere stato smentito da Fininvest, ieri è
stato ripreso da Fedele Confalonieri: Caro Valentini, quelle
parole che lei continua a mettermi in bocca io non le ho dette.
Valentini non cede: quelle parole corrispondono al pensiero di
Confalonieri, così come sintetizzato da Rep. Appunto.
(continua)
4 Aprile 2003