La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 7 aprile, Giorno XIV
della Nuova Era Forte & Andreottiana, si apriva con: "Bagdad,
assalto finale". Titolo un po’ troppo vago per raccontare
una giornata particolarmente felice sia per gli angloamericani
sia per gli iracheni. Le immagini di festa popolare a Bassora,
dove i militari britannici sono stati accolti come liberatori,
Rep. ha deciso di non pubblicarle in prima pagina, a differenza
di altri giornali. L’articolo si trova soltanto a pagina 9, ma
non c’è granché entusiasmo. Eppure alcune cose
andavano festeggiate: intanto l’avverarsi della profezia di Bonini&Davanpour
del 23 marzo. Ricordate? Il loro primo articolo bellico cominciava
così: "Bassora è caduta. Questo si può
dire". Ora che si poteva dire, hanno evitato di dirlo a
voce alta. Ma c’era anche da festeggiare l’accoglienza gioiosa
riservata agli inglesi, visto che per due settimane i republicones
ci hanno spiegato che gli iracheni non avvertivano questa invasione
come guerra di liberazione. Niente. Addirittura Rep. dà
più spazio fotografico a una festa sui "rottami del
tank Usa distrutto". Ma, tranquilli, cambieranno linea.
Il riposizionamento, lento in verità, infatti continua.
Federico Rampini ha scritto una pagina sulla destra americana
per spiegare la dottrina dei neoconservatori. L’analisi, un po’
troppo all’acqua di rose per un giornale così importante,
è rovinata da un titolo cominternistico: "I teorici
della guerra preventiva che tengono in pugno Bush". Tengono
in pugno? Vabbè, cambieranno prima o poi. Intanto, dopo
settimane di oblio, i republicones hanno riscoperto Tony Blair.
A modo loro, ovvio.
Guido Rampoldi, il Massimo Giannini degli affari esteri, ha spiegato
a Blair che finita la guerra a Saddam dovrà dichiararne
una a Bush. Imbarazzante, al solito, la colonna di riassunti
degli editoriali Usa. I republicones, come cani da tartufo, hanno
scovato gli unici tre editoriali disfattisti del giorno. Bravi,
in effetti. Uno, del WP, è titolato "Un isolamento
ormai insostenibile", l’altro, del Los Angeles Times, "La
vana promessa di salvare i civili". Insomma sembra che gli
americani abbiano perso.
Infine gli editoriali. Rep. torna a tradurre Thomas Friedman,
ed è un caso che lo ripubblichi proprio quando critica
Bush.
C’è un caso Giorgio Bocca, il cui lungo editoriale è
accurato come un articolo di un ex autore della Rai di Baldassare.
Bocca dice che la guerra è sbagliata, e che "sarebbe
meglio non continuarla". In una pagina non riesce a spiegare
per quale motivo, ma passi. La tesi di Bocca è che la
democrazia americana è così fragile che mentre
vogliono esportarla in Medio Oriente tentano di "limitare
la nostra". Bocca è certo, intanto, che gli arabi
la democrazia non la vogliano, ma non dice chi gliel’abbia detto.
Poi crede di provare il disastro democratico Usa con una serie
di episodi, tra cui l’abominevole istituzione di "un ministero
degli Interni". (E noi che abbiamo avuto Maroni e Bianco,
che dovremmo dire?). Al Tocqueville di Cuneo risulta che Bush
abbia dato "licenza di tortura, prima nella prigione di
Guantanamo, poi dovunque". Se l’è inventato. Poi
sostiene che "Peter Arnett è stato licenziato in
tronco perché ha criticato il Pentagono". Se l’è
inventato. Arnett ripeteva tutti i giorni le sue critiche alla
tv americana. E’ stato licenziato perché ha parlato con
la tv di Saddam, che a Pittsburg non risulta fare più
share del Grande Fratello. E’ finita? No, non è finita.
Bocca ha descritto la Cnn come se fosse la voce del padrone,
quando chiunque, compresa Rep., sa che Bush odia la Cnn e che
la Cnn odia Bush. Bocca ne dice di ogni. A un certo punto sostiene
che gli americani usano "bombardamenti a tappeto".
A tappeto?
Chiude definendo la seconda guerra mondiale un "massacro
senza senso". Eppure per Bocca il 14 agosto 1942 (su La
Provincia Granda) quel massacro un senso ce l’aveva: "Sarà
chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la
necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una
ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in
stato di schiavitù". (continua)
8 Aprile 2003