New York. Lunedì sera, il giorno dopo che il Los Angeles Times gli ha fatto lo sgarbo di ospitare un editoriale di Monica Lewinsky, Bill Clinton ha tenuto un discorso sul futuro del mondo alla Asia Society, l’associazione oggi copresieduta dal suo ex ambasciatore Richard Holbrooke che si occupa dei rapporti tra l’America e la vasta regione che va dalla Persia a Perth.
Clinton era l’ospite d’onore del gala per 500 invitati paganti che si è tenuto da Cipriani sulla 42esima strada, a pochi passi dalla Grand Central Station. Clinton fa questo di professione, tiene discorsi in America e in giro per il mondo, ha una rubrica nel programma tv "60 minutes", cura la sua fondazione e scrive un libro di memorie che dovrebbe uscire l’anno prossimo (il 9 giugno esce quello di Hillary). Clinton non partecipa direttamente alla competizione politica, c’è chi sostiene voglia fare il segretario generale dell’Onu (lo Statuto però impedisce ai cittadini dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza di ricoprire il ruolo), è troppo giovane per fare il pensionato e rischia prima o poi di tornare alla Casa Bianca in qualità di consorte di Hillary Rodham, l’unica vera possibile alternativa, se non già nel 2004 certamente nel 2008, all’incontrastato dominio di George W. Bush. I nove candidati ufficiali del partito democratico sono deboli, litigiosi e senza una "vision". Ieri il giornalista Joe Klein, anch’egli presente al gala dell’Asia Society, ha scritto su Time un lungo articolo per spiegare che di questo passo nessuno dei nove nani avrà chance di vittoria contro il comandante in capo, dovrebbero licenziare i consulenti elettorali, trovare valori forti da comunicare e riuscire a parlare con passione e coraggio. Mica facile. Anche Bill Clinton, il migliore, il più bravo, il più europeo e il più affascinante e piacione liberal d’America incontra parecchie difficoltà.
può funzionare. "Si parla tanto delle french fries ribattezzate freedom fries, si raccontano tante barzellette sui tedeschi e sui francesi e c’è chi non vuole più andare in vacanza in Canada, ma nessuno dice che gli Stati Uniti in Afghanistan continuano a collaborare con Francia, Germania e Canada". E non se ne può fare a meno. Lo stesso discorso vale per Cile e Messico, "al Consiglio di sicurezza non erano sulle nostre posizioni ma abbiamo un enorme interesse a lavorare con loro". La terza opzione, quella che Clinton preferisce, è "il modello asiatico": perseguire il più possibile la cooperazione internazionale. C’è grande collaborazione con Giappone e Corea, la Cina è entrata nel Wto, la collaborazione anti Al Qaida e contro il narcotraffico funziona. Certo, c’è la Nord Corea, "il paese più complesso del mondo", ma Clinton è convinto che Pyongyang non voglia usare le armi nucleari: "Cercano il rispetto dei vicini, dell’America e delle Nazioni Unite, vogliono essere nutriti e non vogliono interpretare il ruolo della Germania dell’Est, cioè non vogliono sparire. Negoziare con loro è difficile ma si può, come abbiamo fatto nel 1994 col trattato ‘aiuti in cambio di disarmo’. Capisco che l’Amministrazione Bush non voglia pagare due volte per la stessa cosa, ma isolare la Nord Corea spingerebbe il paese a sviluppare e vendere le armi".
Clinton non crede che il taglio di tasse voluto dalla Casa Bianca aiuterà l’economia e sostiene che l’America abbia bisogno di un dollaro forte e di capitali stranieri per ripianare il deficit. Bush, secondo Clinton, ha fatto molto bene a triplicare i fondi per la lotta all’Aids, ma dovrebbe fare di più contro tubercolosi e malaria. C’è bisogno di "una strategia per far funzionare in modo giusto la globalizzazione".
14 Maggio 2003