Camillo di Christian RoccaI neoconservative per il regime change in Iran

Martedì i neoconservative dell’American Enterprise Institute, dell’Hudson Institute e della Foundation for the Defense of Democracies hanno organizzato a Washington un convegno sul futuro dell’Iran con Bernard Lewis, Michael Ledeen, giornalisti, politici e intellettuali americani e israeliani. Poche ore prima, l’annuale rapporto sul terrorismo internazionale, redatto dal Dipartimento di Stato, spiegava come l’Iran fosse il più pericoloso Stato terrorista del mondo. Il giorno dopo un report di un think tank israeliano, ripreso dal New York Sun, svelava citando fonti di intelligence che l’Iran ospita parecchie centinaia di membri di Al Qaida che preparano attentati terroristici contro obiettivi occidentali ed ebraici fuori dall’Iran. Ieri l’Amministrazione Bush ha fatto sapere di essere preoccupata per la ripresa dei programmi nucleari iraniani. La Casa Bianca, ha scritto il New York Times, sta cercando un’ampia adesione internazionale per dichiarare, attraverso l’Agenzia atomica, la violazione iraniana del trattato di non proliferazione nucleare. I neoconservative sembrano preparare il terreno intellettuale e politico per la prossima tappa della guerra al terrorismo: il regime change a Teheran. Nessuno parla di intervento militare, anzi viene escluso. Il punto di partenza è la debolezza interna del regime degli ayatollah, i quali il 9 luglio dovranno fronteggiare uno sciopero generale. L’America deve far capire ai dissidenti che sta con loro, per questo al convegno si è parlato di un Iran Liberation Act sul modello della legge presentata da Bill Clinton e che finanziò l’opposizione a Saddam. Il regime ha capito di essere nei guai, così cerca di interferire in Iraq come già fece in Libano e ritiene che se riuscisse a dotarsi dell’atomica potrebbe salvarsi. I neocon vigilano.

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