Camillo di Christian RoccaIl costituzionalista ragazzino che aiuterà gli iracheni a scrivere una Carta democratica

New York. L’americano che aiuterà gli iracheni a scrivere la Costituzione è pressocché sconosciuto. Almeno così ha scritto il New York Times domenica scorsa. Eppure chi ha letto il suo libro, "After Jihad – America and the Struggle for Islamic Democracy", lo considera un piccolo genio. Piccolo, intanto, perché Noah Feldman ha solo 32 anni. Genio, perché si è laureato come migliore del suo corso di Harvard in studi sul Medio Oriente, ha fatto un dottorato sul pensiero islamico ad Oxford, e alla School of Law di Yale ha lavorato con il professor Owen Fiss sulla Costituzione eritrea. Due anni fa i liberal della New York University videro le sue potenzialità, lo presero come assistente alla facoltà di giurisprudenza e decisero di affidargli un piccolo corso sulla legge islamica. Pensarono che il corso potesse avere un appeal di nicchia, una cosa per non più di dieci studenti. Feldman cominciò a lavorare. Era il 29 di agosto del 2001. Due settimane dopo, Feldman e il suo corso cominciarono a diventare parecchio importanti.
L’Ufficio per la Ricosrtuzione e l’Assistenza Umanitaria del Pentagono ha deciso di affidare a lui il ruolo di consigliere per la nuova Costituzione irachena, probabilmente per lo stesso motivo per cui il New York Times si è stupito. Feldman non lo conosce nessuno, e non appartiene a nessuna consorteria accademica. Fa parte della New America Foundation, un pensatoio neo-liberal nel cui board siedono Fareed Zakaria (direttore di Newsweek International), James Fallows (dell’Atlantic Monthly) e lo storico Walter Russel Mead.
Chi lo ha scelto è convinto che Feldman sia la persona giusta per tentare di far funzionare l’innesto delle nozioni democratiche americane nella tradizione islamica. Il giudice della Corte Suprema David Hackett Souter sostiene che Feldman abbia capacità e conoscenza "in entrambi i campi". Il New York Times cita un suo ex collega d’università, ora professore di legge all’Università del Michigan, secondo il quale quando studiavano i grandi casi costituzionali americani, a Feldman veniva sempre in mente di paragonarli ai dilemmi filosofici che aveva trovato negli antichi testi islamici. Ne è convinto: "Islam e democrazia ­ ha scritto nel suo libro  possono insieme produrre una sintesi accettabile per entrambi".
Feldman sta già studiando le cinque bozze di Costituzione irachena. Le proposte gli sembrano molto simili nel modo in cui riconoscono gli elementari diritti civili e l’uguaglianza per le donne. Differiscono sui poteri del governo centrale e sul ruolo della religione. Feldman dice che a lui non spetterà il compito di scrivere la sua Costituzione ideale, ma di fornire agli iracheni esempi su cosa hanno fatto altri paesi, quali scelte hanno funzionato e quali no, in modo che la Commissione costituzionale possa valutare con la giusta conoscenza.
Le idee di Feldman, il quale è già stato a Baghdad, si possono leggere nel suo libro. Crede che il principale errore della politica estera americana in Medio Oriente sia stato quello di aver machiavellicamente sostenuto qualsiasi delinquente, purché filo americano. Specie dal momento in cui ha avuto successo la rivoluzione islamica in Iran. Da allora, secondo Feldman, gli americani hanno avuto paura che il khomeinismo si estendesse altrove, e per questo hanno aiutato le dittature arabe che si confrontavano con gli ayatollah di Teheran: "I governi occidentali, così orgogliosi dei propri valori occidentali, appoggiano i dittatori per ragioni di interesse di breve periodo, dimenticando che alla lunga il sostegno alla dittatura da un lato indebolisce i propri valori democratici e dall’altro crea nemici nei popoli che sono stati oppressi con la complicità occidentale".
"After Jihad" spiega che Islam e democrazia non sono incompatibili, e lo fa non solo con gli argomenti cari a Bernard Lewis ma anche citando ripetutamente il Corano. Secondo Feldman, il Corano dice che i leader islamici dovrebbero essere scelti dal popolo e che si dovrebbero consultare con i propri fedeli. Give democracy a chance, dice Feldman. E anche se all’inizio un governo eletto sarà antiamericano, nel lungo periodo gli iracheni staranno dalla nostra parte.

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