Caro Christian, a me il fittone per i Dire Straits non venne subito, ero ancora dietro ai dinosauri del rock del decennio precedente. Presi il virus tardi – circa quando uscì Love over gold – e come succede con la varicella da adulti, fu assai più devastante. Mi passò molto dopo, ma il primo sintomo di guarigione fu “Money for nothing”, che non sopportavo assolutamente e avevo programmato il lettore dei cd a saltarla (come “Mother” dei Police in Synchronicity). Adesso vedo che Zadie Smith nel suo nuovo romanzo immagina “Mark Knopfler a gratificare il suo pubblico suonando Money for nothing ancora una volta dopo Dio solo sa quante, anche se a lui fa schifo, anche se lui si sente morire dentro…”. Io ci credo, che gli facesse schifo pure a lui.
Cato Luca, poi ti parlerò del 5 maggio, ma intanto ti devo confessare una cosa: credo di aver perso la mia battaglia contro Phil Collins, il nanerottolo che ti piace tanto. L’altra sera ho visto un lungo documentario sulla sua vita, e mi ha quasi commosso. Ora, poveraccio, non se lo caga più nessuno, figurati che ha messo su casa in Svizzera. Pare che gli inglesi lo detestino, dopo che negli Anni 80 lo definivano “the nice guy”, insomma “il fighetto”. Ma era un fighetto così onnipresente che non potevi accendere la radio senza ascoltare una sua canzone, aprire un giornale senza vedere una sua foto, andare al cinema senza vederlo imitare Bob Hoskins, fare la spesa al supermercato senza sentire quella vocina fastidiosa cantare “I can feel it, coming in the air tonight, oh Lord” seguita dal rullare di tamburi. E senti l’aria questa notte e senti l’aria un’altra notte, Phil s’è impappinato con i numeri e un suo fax di insulti alla moglie è stato pubblicato da un tabloid. Fine dell’innamoramento degli inglesi (gente seria) nei suoi confronti. Si riavrà. L’altro giorno ho sentito un ragazzino di 16 anni con skateboard dire alla sua amichetta: “Mi levi il disco di Ice T e mi metti Phil Collins”? Oh Lord.
Caro Christian, il tuo accanimento nei confronti di Phil Collins merita che la tua chioma abbia la sorte della sua. Che sia stato reietto dagli inglesi e accolto dagli svizzeri mi pare poi cosa di cui congratularsi, che fa sospettare l’esistenza di un qualche giudizio divino benevolente. “La gente trovava strano che un assicuratore repubblicano e moderato fosse ateo, ma secondo Walter la gente faceva confusione tra assicurazione e sicurezza, che in realtà erano diametralmente l’opposto l’una dell’altra. Chi ha la sicurezza non ha certo bisogno di assicurazioni: se è nei piani di Dio che ti tamponino nel parcheggio della Monsey’s, chi siamo noi per venir meno alla sua volontà con una polizza auto? Esisteva, a Sodoma, la polizza del capofamiglia? E Maria, fu forse liquidata alla morte del figlio?”. È un romanzo nuovo, di Mark Costello: “La sottile inquietudine delle guardie del corpo”. Titolo che trovo tra i più belli degli ultimi tempi, assieme a “Poco mossi gli altri bacini” degli Avion Travel.
Caro Luca, comincio a parlarti del 5 maggio. E’ uscito il libro del mio amico Giampiero Mughini sulla Juve. Io credo che Mughins sia uno dei migliori scriventi d’Italia, nonostante una certa predilezione per i sarti giapponesi. Ho visto tre partite con lui nella mia vita. Una pareggiata a Parma 0-0 e addio allo scudetto, un’altra persa a Roma con la Lazio 4-1, e un’altra vinta con l’Udinese 1-0 (con gol di Salas, circostanza ancora più sgomentevole del pareggio e della sconfitta). Ah, avremmo dovuto vedere insieme Milan-Juve, poi lui non è potuto venire, ma Sheva non è stato avvertioc, così e già al quarto minuto ci ha fatto gol. Non credo che vorremmo mai più vedere una partita insieme. Peccato. E’ uno spettacolo assistere <al gesto che che mi è più abituale quando la Juve la mette dentro, scattare in piedi agitando le braccia a pugno chiuso e ululando un “dài!!!”>.
Caro Christian, la chioma di Phil Collins è troppo bene: tu meriti di essere scotennato dagli irochesi e che il tuo scalpo sia esposto alle porte di Abilene. C’è una canzone che si chiama così – “Abilene” – nel nuovo cd di Damien Jurado, che ha una bellissima copertina (tu per cosa li compri i cd?) e canzoni dolci e sonnolente, che magari ti farebbero diventare più buono. Magari no.
Caro Luca, dunque il 5 maggio. Il 5 maggio 1815 è morto Napoleone, uno che ha esportato la rivoluzione. Una specie di George W. preventivo. Vedi come sono buono con gli sfigati? In realtà sono impegnato a dimenticare la notizia secondo cui il passatempo di Peter Gabriel è lo snowboard sul Cervino. Non riesco a capacitarmene. Già somiglia a Carlo Verdone in Iris Blond, c’era bisogno di imitare Mike Bongiorno? Cerco rifugio al Blue Note, anche se per ora in programma non c’è traccia del mio nuovo gruppo jazz preferito: The bad plus (c’è una versione di Smells like teen spirits dei Nirvana da urlo). Ah, è uscito il libro di Michael Moore, uno che in una sola persona racchiude sia nanni moretti sia casarini sia grillo sia il gabibbo. Si intitola Stupidi uomini bianchi. Non lo comprare. Money for nothing.