La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 9 maggio, Settimana I della Nuova Era Partenopea
e Parte Civile, si apriva con "Berlusconi, attacco al Tg3".
L’editoriale è di Andrea Bonanni (fit to slurp Prodi).
Il Cav. "non è in condizione di guidare l’Europa",
lo dice l’Economist, definito da Bonanni-fit-to-slurp-Prodi,
"la voce più autorevole dell’establishment britannico".
Mercoledì Bonanni-fit-to-slurp-Prodi aveva usato altre
parole per definire i giornali dell’establishment britannico.
Queste: "Stampa conservatrice anglosassone" che ha
cercato "di screditare Prodi senza risultati". Fair,
slurp & balanced. Anche nell’accusa al Cav. di aver rovinato
"il precario prestigio che l’establishment italiano era
riuscito miracolosamente a guadagnarsi in Europa". Molto
precario in realtà, visto che un editoriale del 3 aprile
del Financial Times commentava così l’autodisponibilità
di Prodi a restare in Europa: "Non ci pensare nemmeno per
scherzo".
C’è un articolo di Umberto Eco (fit to quote everyone),
nel quale sono citati: "Verri, Anceschi, Luciano Erba, Bartolo
Cattafi, Montale, Gatto, Sereni, Ferrata, Dorfles, Paci, qualche
scrittore di passaggio, Carlo Bo, Glauco Cambon, Joyce, Giuseppe
Guglielmi, Balestrini, Risi, Pasolini, Antonio Porta che si firmava
ancora Leo Paolazzi, Yves Bonnefoy, Paul Celan, Höllerer,
Ingeborg Bachmann, Pontiggia, Calvino, Pound, Dylan Thomas, Wallace
Stevens, Robbe-Grillet, Sanguineti, Dante, Gozzano, Fausto Curi,
Govoni, Bassani, Luzi, Gramsci, Barilli, Cassola, Testori, Moravia,
Pratolini, Schönberg, Berio, Maderna, Boulez, Stockhausen,
Pousseur, Cage, Leydi, Sanesi, Munari, Eugenio Battisti, Vittorini,
Abbagnano, Cattaneo, Brecht, Yeats, Banfi, Melville, Kafka, Eliot,
Wellek, Warren, Husserl, Merleau Ponty, Jakobson, Wittgenstein,
Geymonat, Galvano della Volpe, Guttuso, il primo Visconti, Antonioni,
Nanni Filippini, Furio Colombo, Armando Plebe, Nello Ajello,
Pavese, Angelo Guglielmi, Proust, Giuliani, Leonetti, Marmori,
Amelia Rosselli, Pagliarani, Manganelli, Flaiano, Mazzacurati,
Germano Lombardi, Tadini, Orson Welles, John Ford, Humphrey Bogart,
Bette Davis, Gianni e Pinotto, Grass, Pynchon, Roussel, Verne,
Baruchello, Grifi, Poggioli, Piero Manzoni". Poi basta.
Giovedì è stato il giorno di un ex autore della
Rai di Baldassarre, Curzio Maltese, che per criticare la lettera
del Cav. al Foglio ha regolato un conto personale con uno dei
suoi ex datori di lavoro: "Un racconto di spie comuniste
e Spectre all’opera nei palazzi di Giustizia che verrebbe bocciata
anche dalla fiction di Saccà". Maltese ha definito
una vicenda molto cara al suo editore "una vecchia storia
di pomodori di Stato", ed ecco spiegato perché è
unfit to lead l’Espresso.
Giovedì c’era anche Massimo Giannini (one-size-fit-all):
"Chiamando in causa Romano Prodi e Giuliano Amato"
il Cav. avrebbe fatto "un danno enorme alla credibilità
del paese". Eppure il Cav. ha detto le stesse cose del padrone
di Giannini, l’ingegnere Carlo De Benedetti, in un libro-intervista
con un altro dipendente republicones, Federico Rampini ("Per
adesso – intervista con Carlo De Benedetti", ed. Longanesi
& C., 1999).
L’editore di Giannini ha fioccato
Scrive Giannini che "intanto su il Giornale, Libero e Foglio
fioccano dossier e reportage sulle colpe di Prodi nell’affare
Sme". Be’, anche l’editore di Giannini ha fioccato mica
da ridere: "Sul principio aveva ragione il leader socialista
e io rimproverai a Prodi quella gaffe". Rep. fino a ieri
ha fatto finta di non sapere nulla del libro del suo editore,
ma il suo editore, furbo, il 7 maggio a pagina 6 ha detto: "Il
premier è un imputato e ha diritto di dire qualsiasi cosa".
Un’intervista di Laura Asnaghi a Maurizio Giovanni Litta Modignani,
ferito dal folle milanese, è inventata secondo quanto
ha detto a Red. Corr. il fratello della vittima. Asnaghi non
gli ha mai parlato. E’ in corso un procedimento all’ordine dei
giornalisti.
Pietro Veronese da Baghdad: "Quella che uno ricorda come
una metropoli brulicante di vita notturna, di girarrosto e caffè
affollati e negozi aperti fino alle ore piccole, diventa una
scenografia spettrale". Bei tempi quando c’era o’ raiss.
Ora ci sono gli americani, la cui "presenza" pare sia
"molto tenue e puntiforme". Che diavolo voglia dire,
lo spiega subito dopo: "Gli americani sembrano completamente
incongrui". Unfit.
Un giornalista del New York Observer ha raccontato una manifestazione
pacifista finita dentro un bar. Lì ha visto "un grigio
socialista di Repubblica disprezzare un vivace neocon del New
York Post". (continua)
10 Maggio 2003