Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 17 maggio 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 16 maggio, Settimana
II della Nuova Era Partenopea e Parte Civile, si apriva con "si
ferma l’economia italiana". Dopo sette giorni di prime pagine
sul padronale caso Sme, Rep. sceglie di non forzare la mano.
Che cosa è successo? Improvvisamente non ci sono più
notizie? finalmente i republicones hanno letto il libro di Carlo
De Benedetti fin qui censurato? No. L’autocensura continua e
una notizia c’è. Rep. però non la mette in prima
pagina. La mette in seconda? Neanche per scherzo. In terza, che
è pagina dispari e si vede meglio? Assolutamente no. In
quarta, quinta o sesta? E’ inutile. C’è da sfogliare fino
alla numero 11. Lì si trova la notizia del "contrattacco
di Romano Prodi", reso ancor più clamoroso dal fatto
che il presidente dell’Unione europea per difendersi abbia utilizzato
il sito della Commissione. Una cosa che se l’avesse fatta il
Cav., sai gli articoli di un ex autore della Rai di Baldassarre.

Red. Corr. non si capacita di tale scelta: forse che Rep. si
sia trovata a disagio di fronte all’irritualità di tale
difesa dopo aver criticato per una settimana il Cav, il quale
perlomeno aveva "contrattaccato" dentro un’aula di
tribunale? Possibile. Oppure l’ipotesi può essere un’altra:
Prodi in realtà non si difende sul caso Sme, inteso come
processo Sme in cui imputato è il Cav. e controparte civile
è il pagatore degli stipendi dei republicones, ma si difende
sugli avvenimenti successivi alla mancata vendita della Sme a
Carlo De Benedetti. Le precisazioni di Prodi riguardano un’altra
stagione, il padrone di Rep. qui non c’entra nulla, quindi Rep.
rimanda a pagina 11.
In prima c’è un articolo di un Mario Pirani che con fare
circospetto (neanche fosse un ex agente della Cia) scrive di
aver partecipato a un convegno dell’Aspen, ma "trattandosi
di un dibattito a porte chiuse" non fa "citazioni personalizzate"
ma riferisce soltanto "alcuni dei concetti esposti".
Eppure le misteriose "citazioni non personalizzate"
compaiono da un anno su un piccolo quotidiano d’opinione. Va
detto, però, che finalmente le tesi dei neoconservative
sono approdate in quel di Rep. (Mica si poteva aspettare Zuccopycat,
che ancora non sa chi è Kagan padre e chi Kagan figlio).
Sabato 10 maggio, Massimo Giannini (tuttora stipendiato da Carlo
De Benedetti), fa intendere che Antonio Socci abbia posto poche
domande al Cav. in quanto "già stipendiato della
famiglia Berlusconi". Giannini (che per l’occasione sembrava
Davanpour) lo accusa di non avergli fatto la domanda giusta.
Ecco la prima domanda che il "tuttora stipendiato da Carlo
De Benedetti" avrebbe posto al Cav: "Il gruppo Fininvest,
attraverso i suoi fondi neri, versò nel 1985 tangenti
ai magistrati romani perché bloccassero la vendita del
gruppo Sme alla Buitoni?". Che stupido Socci! Se solo avesse
fatto la domanda gianniniana, avrebbe fatto uno scoop. Il Cav.,
inchiodato, avrebbe confessato con una sola parola: "Sì".
La settimana in corso ha registrato il ritorno di Marco Travaglio
(fit to handcuff his mother). Dopo mesi, che per usare una immagine
gianniniana possiamo definire "di stipendio debenedettiano
a sbafo", Travaglio è tornato a scrivere, ovviamente
di caso Sme. E’ bravo con l’archivio, meno con la matematica
e la procedura penale. Secondo Travaglio, la richiesta del Cav.
di sentire "1.800 nuovi testimoni (molti dei quali già
ascoltati)" è una "mossa per sabotare il processo".
Secondo Travaglio l’imputato non si deve difendere, "come
se non bastassero i 175 testimoni interrogati finora". Ricapitoliamo:
il Cav. ha chiesto di sentire 1.800 testimoni, ne sono stati
ascoltati 175, mille e 25 in meno, ma per Travaglio "molti
dei quali" sono stati "già ascoltati".
In questo modo, e sempre per usare un’immagine gianniniana, stavolta
Travaglio lo stipendio se lo è bello che guadagnato. Travaglio
ha anche ricostruito le vicende del primo governo del Cav., e
le ha riassunte in una serie di blocchetti così titolati:
"Nessun avviso a Napoli; nessun danno al governo; nessun
golpe; nessun ribaltone; nessun teorema". Perché
stupirsi, volete sabotare? Del resto trattasi di minchiate, "molte
delle quali già ascoltate".
L’ex autore della Rai di Bald.rre (C. Maltese) ha inchiodato
il Cav.: s’è inventato un referendum sulla vendita delle
tv. "Quando mai c’è stato un referendum simile in
Italia?". L’11 giugno del 1995. Vinse il Cav. e l’emozione
non si interruppe. (continua)