Camillo di Christian RoccaArchivio blog – Giugno 2003

Raccolta mensile del blog

Guantanamo, definitivo. E’ una vergogna giuridica ma non c’è l’ombra della tortura

Lungo reportage del New York Times Magazine affidato a un esperto, un tecnico, di cose carcerarie. L’esperto considera una vergogna Guantanamo, a un certo punto lo definisce un gulag ed è molto critico verso l’amministrazione Bush. La critica è politica e giuridica. Non sulle specifiche condizioni materiali di vita né su presunte e inesistenti torture, come avete sempre letto su Camillo o, per esempio, negli articoli di Gianni Riotta.
Le cose vergognose sono: la non definizione del loro status giuridico (per consentire gli interrogatori ad oltranza) e quindi l’assenza di una difesa, le celle singole piccole.
Cose, diciamo, positive (sempre di carcere iper speciale stiamo parlando): non ci sono torture fisiche, né psicologiche, si mangia bene e tanto (mediamente i detenuti sono aumentati di 6 chili), un ottimo ospedale, le ottime cure (molti detenuti sono stati operati per problemi precedenti – specie ortopedici – che altrove non sarebbero mai riusciti a risolvere), l’assistenza psicologica e farmacologica, la totale libertà di culto, il buon comportamento dei soldati americani, la possibilità di vedere film. Il carcere non è sopraffollato, 680 detenuti su una capacità di 1000. Le poche ore d’aria sono soltanto per chi si comporta male. Per chi si comporta bene le ore d’aria non sono pochissime. Certo c’è la tortura dei militari Usa che obbligano i nemici combattenti a giocare a football americano, ma così è.
Un’altra cosa negativa è, dice l’esperto, il fatto che quelli che entrano lasciano ogni speranza una volta entrati. Non essendoci un processo né quindi una pena, i nemici combattenti di Guantanamo non hanno nessuna speranza di uscire, a differenza dei detenuti normali. Per questo motivo ci sono stati tanti tentativi di suicidio. Solo uno è grave (commento del blog Wall Street Journal: “Almeno non hanno tentato di suicidarsi contro un grattacielo”). Ora c’è una task force psicologica che sta operando bene. Sulla assenza di speranza, l’esperto però si contraddice quando racconta che accanto al campo ce n’è un altro con dormitoi comuni e molto più comodi dove vanno i detenuti che hanno collaborato o che, dagli interrogatori, risultano innocenti. Da lì, poi, escono e vengono rispediti a casa.

30 giugno


Finalmente

Un articolo sereno su Berlusconi. Lo ha scritto Frank Bruni sul Nyt, mettendo a confronto le due opposte visioni del mondo del Cav. e di Prodi. La prima liberista-cazzara e la seconda quella austero-cattolica Delle due (visioni del mondo) Camillo preferisce quella liberista-cazzara.

30 giugno


Capita

Sono d’accordo per una volta con Maureen Dowd. Ieri ha criticato ferocemente il giudice supremo iper conservatore Antonin Scalia. Ha ragione la Dowd. L’altro giorno, però, quando ha scritto un articolo razzista contro il giudice Clarence Thomas aveva vergognosamente torto. Faceva talmente schifo che non ho nea.che voglia di commentarlo.

30 giugno


Concerto di Tord Gustavsen

Al Joe’s Pub. Stupendo.

31 giugno


Io non sapevo che Katharine Hepburn fosse viva

Ora è morta, aveva 96 anni

30 giugno


Sinistra nazista (o nazisti di sinistra)

29 giugno


Weekly Standard recensisce New Republic e New Republic recensisce Weekly Standard

29 giugno


Kagan vs Zakaria

Meglio democratici o liberali? Il dibattito intellettuale in America è questo.

29 giugno


Caro Luca, chi ti credi essere? Te stesso?

Torna renosubject.
Ps.
Qualcuno dica a lucasofri sempre-in-ritardo (sarà per questo che l’hanno preso al riformista?) che la ragazza che lui scopre solo adesso e pensa che possa essere il mio prossimo idolo politico, lunedì viene a pranzo al Foglio, quel piccolo giornale italiano che l’ha scoperta.

Max, luglio


Il signor amministratore

La Bruno Mondadori ha inviato una lettera alla Stampa sul libro che mi aveva chiesto e che poi ha cestinato. La storia è qui. La lettera dell’amministratore è questa.
Qui la replica.

Il Foglio, 28 giugno


Made in America

Condoleezza Rice spiega la questione Iran

Il Foglio, 28 giugno


Regole per amministrare il mondo

Perché l’America non può che essere un impero.
Lunghissima intervista a Robert Kaplan, autore di un saggio sulla supremazia americana per Atlantic Monthly.

Il Foglio, 27 giugno


Ogni cinque minuti

C’è chi ci spiega come le libertà americane siano in pericolo. Ogni cinque minuti viene smentito.
(Per i gne-gne: qui c’è la sentenza della Corte. Eccone un passaggio che spiega come la legge antisodomia fosse ancora in vigore ma c’era una convenzione (che ha valore di legge) a non applicarla: “The 25 States with laws prohibiting the conduct referenced in Bowers are reduced now to 13, of which 4 enforce their laws only against homosexual conduct. In those States, including Texas, that still proscribe sodomy (whether for same-sex or heterosexual conduct), there is a pattern of nonenforcement with respect to consenting adults acting in private“).

Il Foglio, 27 giugno


Il disco dell’anno

E’ il disco dell’anno, anzi di più, degli ultimi cinque anni. Anche se non è ancora uscito e non l’ho ancora ascoltato. Ieri sera al Madison Square Garden ho visto il concerto, anzi il musical, di presentazione di Greendale. Uno dei concerti più belli della mia vita, nonostante la retorica anti Bush e la retorica patriottica. Insomma, Neil Young. Così ho deciso: metto di lato Peter Gabriel, King Crimson (a malincuore), Bowie, Lou Reed, Byrne, Radiohead e gli altri. Il mio numero 1 è niliang.

26 giugno


Con ‘sto caldo Camillo si sente molto neo(air)con

(Luca Sofri, come sempre, parla a sproposito, qui ci sono 42 gradi).

27 giugno


Lo spiega Ottolenghi

Il conflitto israelo palestinese. Su Open Democracy

27 giugno


E infatti la Corte

Ha abolito l’antica legge del Texas che vietava gli atti sessuali tra gay. La libertà, nonostante gli gné gné dei cretinetti, in Occidente non è mai in pericolo.

26 giugno


Americani antiamericani

Quei professori con fondi federali che rifiutano di insegnare perché temono che gli studenti imparino così bene da essere assunti dal governo.
Questi prof, ovvio, sono idoli in Europa.

Il Foglio, 26 giugno


Signor presidente, i weblog le chiedono di graziare Sofri

E’ partita la campagna ideata dal blog Rolli per chiedere al presidente Ciampi la grazia per Sofri. L’idea è quella di inviare ogni giorno, tutti i giorni, una mail qui (indirizzo del presidente della repubblica). Fatelo ogni mattina. Con il testo seguente, che va firmato e completato con l’indirizzo postale. Nell’oggetto mettete: “Signor presidente, i weblog le chiedono di graziare Sofri”. Questo è l’indirizzo, questo è il testo. Cliccate qui.

26 giugno


Resistenza?

Chiamateli repubblichini

Il Foglio, 26 giugno


E guardo il mondo da un oblò

Attacco dell’articolo di Giuseppe D’Avanzo di oggi: “Le ultime parole di Ilda Boccassini sono un urlo alla luna nera”.

26 giugno


Quel gran genio

Da qui, che è lontano, pare che la sinistra italiana sia impegnata a cliccare sul sito di Previti e a lodare il ministro di Polizia del Cav.

26 giugno


Credulone

Christopher Hitchens, il giornalista di sinistra che piace a Camillo, fa fuori John Kerry, il candidato ketchup che piace a Luca Sofri.

26 giugno


Vinceremo nel 2020

Un gruppo di giovani Democratici di Washington punta sul lungo termine.

26 giugno


In attesa della democrazia

In Iraq sono arrivati Tom and Jerry.

26 giugno


Il Boston Globe spiega che cosa farebbe se si trovasse di fronte a un caso Lupis

Risposta? Il contrario di quello che stanno facendo Repubblica e il suo direttore.

Il Foglio, 25 giugno


Il primo Club Club Ufficiale di Molestatori di Guia Soncini

Potrebbero arrivargli i Carabinieri, a meno che non metta in rete un suo book.
Qui, intanto, la strepitosa Amy Sohn, la Soncini d’America, sulle Hot (quasi)Mamas.

25 giugno


Rolli e altri weblog fanno una campagna per Sofri libero

Ottima idea. Ci pensavo da tempo anch’io. Secondo me dovremmo però provare a fare un’altra cosa. Preparare un testo breve, asciutto, serio e sereno e inviarlo qui. Ogni giorno, Tutti i giorni. E invitare i nostri lettori a farlo ogni giorno, come prima cosa quando vengono a leggerci. Ci vuole però un testo efficace e, direi, anche un logo comune per fare vedere che le mail fanno parte della stessa campagna. Una cosa tipo: Signor Presidente, i weblog le chiedono di graziare Sofri.

25 giugno


Lodò

Chirac è citato in tre processi ma non può essere indagato finché è presidente. Per ribadire il concetto il presidente si sta facendo una legge per non essere processato prima della fine del mandato.
Titolo di Rep: Parigi vara le riforme.

25 giugno


Are you ready?

25 giugno


Le armi, le bugie e le cose campate in aria

Il dibattito americano sulle armi che non si trovano. In Italia sta passando la tesi che in America sia ormai accertato che Bush abbia mentito sulle armi di Saddam. Il NYT, anti Bush e anti guerra, esclude però che Bush abbia mentito (ha solo esagerato, scrive), e altri opinionisti liberal sostengono che di armi proibite si parla dal 1990, ben prima che Bush decidesse di candidarsi, e raccontano che nessuno ha mai messo in discussione che Saddam avesse programmi di armi di distruzione di massa, neanche Saddam. Ne hanno parlato tutti, Chirac, Blix, Clinton, i candidati democratici e i servizi segreti di tutto il mondo da 13 anni (e i falsi finora sono soltanto due: uno italiano e uno inglese). Sostenere che soltanto Bush abbia mentito è dunque una cosa campata in aria. Che abbiano mentito tutti è ancora più ridicolo: sarebbe il complotto più partecipato del mondo. Eppure lo sostiene il pur bravo corrispondente dell’Espresso nel suo blog: “E’ ormai evidente che George W. Bush ha detto le bugie. Ha spacciato per vere informazioni dell’intelligence che erano platealmente false”. Non è la posizione del Times, né quella del Washington Post. Né tantomeno quella del Wall Street Journal. Solo New Republic lo dice, ma resta favorevole alla guerra.
Che glielo abbia detto Lupis?
Qui si racconta il dibattito americano sulle armi che non si trovano.

24 giugno


Finanche la stampa di Baghdad è più corretta di Repubblica

Il direttore di un nuovo giornale iracheno si scusa per un falso pubblicato sul suo giornale, ma lì sono stati liberati dagli americani.

24 giugno


Andrew Sullivan racconta

Dieci anni fa scoprì di essere malato di Aids.

24 giugno


Arriva Ann Coulter

E’ pazza, alta, magra, bionda, simpatica e mena più della Fallaci. Anche se non è neocon, la Coulter è la versione neocon di Sex & the City. Tempi duri per i nonpiglioposizionisti come luca sofri.
a) quando dopo l’11 settembre chiese a Bush di fare la guerra ai terroristi, “invadere i loro paesi, uccidere i loro leader, convertire i loro popoli”.
b) quando disse che non c’era niente di male se usciva con un ragazzo arabo perché “mica è di sinistra“.
c) quando le chiesero se fosse una neocon, lei rispose: “No, sono una gentile”.
d) quando di sé stessa disse, secondo il libro di David Brock, sono “una troietta fuori di testa”.

24 giugno


Bernardo Valli, I suppose

Il migliore inviato di Rep. da due giorni ne sta sparando di ogni. Oggi sostiene che se entro “pochi giorni” ion non c’è la tregua tra israeliani e palestinesi “George W. Bush perde la faccia e forse anche il secondo mandato alla Casa Bianca”. Un po’ fortina. Ieri, invece, ha sostenuto la tesi che combattere i terroristi di Hamas fa male alla pace. Incoraggiamoli, allora.

24 giugno


Il semestre italiano comincia male

Ma dove l’hanno preso questo grafico?

24 giugno


Pierluigi Battista sul libro pro Usa che non c’è più

Sulla Stampa il Parolaio interviene sul libro che la Bruno Mondadori mi ha chiesto e poi ha deciso di non pubblicare.
“EDITORI ITALIANI. Ma allora le case editrici, che ci stanno a fare? Se le discussioni che possono accendersi dopo la pubblicazione di un libro diventano motivo per censurare quel libro e decidere preventivamente di non pubblicarlo, che funzione possono mai avere i libri? Non si dice che la diversità di idee è una ricchezza, una risorsa, un’opportunità? Eppure è proprio la sorprendente motivazione, l’impossibilità di accettare una discussione, con cui l’editore Bruno Mondadori ha deciso di non pubblicare un libro che la stessa casa editrice aveva chiesto a un pur recalcitrante Christian Rocca, il quale ha deciso sul Foglio di rendere di pubblico dominio la censura. Ecco il comunicato: «La Bruno Mondadori stava per mandare in libreria un volume sul pensiero neoconservatore americano. Il libro conteneva testi di Ken Jowitt, Stanley Kurtz e Christian Rocca. Lo scritto di Rocca ha provocato all’interno della redazione discussioni e dissensi che hanno fatto decidere all’Editore di sospendere la pubblicazione». Liberissimo «l’Editore» di non pubblicare (eufemisticamente: «sospendere») un libro che aveva esso stesso chiesto all’autore di scrivere (sapendo benissimo come la pensava). Stupefacente, però, che «discussioni e dissensi» diventino addirittura un disvalore, ragione di censura, cancellazione del testo incriminato. In Italia. Nel 2003”.
(Non online, ché la Stampa ha avuto la bella pensata di fare il sito a pagamento).

24 giugno


Kathami è come Karensky (e i comunisti sono sempre gli stessi)

Michael Ledeen sui fascisti islamici e sul fallimento dei riformisti iraniani. Sul Washington Post. Pensate che quando quasi due anni fa, qui al Foglio, Ledeen diceva quello che sarebbe accaduto dopo la caduta di Saddam, e che è puntualmente avvenuto, era preso per pazzo. Ora gli stessi che in questi mesi ci hanno detto che i neocon erano fanatici e apprendisti stregoni pretendono di spiegarci che avevano ragione loro. E’ sempre la stessa storia. In fondo sono gli stessi che quando è caduto il comunismo ci hanno raccontato che si erano iscritti al Pci in quanto filoamericani o anticomunisti. Non ne azzeccano mai una, ma non perdono mai l’arroganza.

24 giugno


Harry Potter

Ha venduto 5 milioni di copie in un giorno. Ripeto 5 milioni di copie in un giorno.

24 giugno


Powell e Rice sono l’opposto ma non sono nemici (anzi)

Bella analisi del New York Times, altra leggenda sfatata.

24 giugno


Sex & The City, prima puntata sotto casa di Camillo

E’ iniziata con due minuti di ritardo l’ultima serie di Sex & the City. Bella puntata, girata quasi interamente sotto casa di Camillo. C’è una cena in un lussuoso Café francese (tra Miranda e il padre di suo figlio) e una scena dentro il supermercato (Food Emporium) dove Camillo fa la spesa. La puntata si conclude al supercinema dove il medesimo Camillo usa trascorrere oziosi pomeriggi. Carrie (cioè Sarah Jessica Parker) apre la serie suonando la campanella alla Borsa di New York e indossa tacchi di almeno dieci centimetri. Poi va a pranzo da Meat (sulla nona avenue, al Meat Packing District) con le amiche. Le ragazze si lamentano del divieto di fumo nei bar. “No smoking in the bar. E poi cos’altro? ­ dice Samantha – no fucking in the bar?”.
Carrie si è innamorata di Burger ma ha incontrato per caso Aidan, il suo ex fidanzato. Ha un figlio (quindi non era vera la previsione del Ny Post che prevedeva un matrimonio fra Aidan e Carrie). I due si sono incontrati vicino alla tintoria cinese di cui è cliente Camillo. Particolare che chissà chi altri avrà notato: l’incontro sembra capitare davanti a uno strano negozio che vende formaggi e mobili antichi. Bene, quel piccolo negozio fu utilizzato come set per la libreria di Meg Ryan in C’è posta per te. Charlotte si è innamorata del suo avvocato (quello che nella sede precedente le aveva fatto ottenere dal divorzio l’appartamento del marito sull’Upper West Side). Ma ci sono problemi perché lui aveva promeso alla mamma che avrebbe sposato una ragazza ebrea.
Tabellino: Samantha ha fatto un blow job e ha avuto un rapporto sadomaso interrotto dalla polizia. Charlotte ha avuto un rapporto completo.
Qui The Golden Girls, il precedente televisivo di Sex & the City.

23 giugno


Riotta goes to Us Congress

Gianni Riotta è stato invitato dalla Commissione Affari Internazionali della House of Representatives di Washington a parlare dei rapporti transatlantici. Molti complimenti. Lui la pensa al contrario di Robert Kagan, ma meno male che hanno invitato lui, pensate se avessero chiamato uno di Repubblica. Qui il testo della sua relazione. Finisce così: “Thank you and God bless America, Europe and all people of good will”.

23 giugno


Bombe di informazione sull’Iran

Ecco come aiutare il regime change in a Teheran.

23 giugno


In Iran la gente sa che l’Iraq e l’Afghanistan sono diventati il “Paradiso” e si chiede quando arriveranno gli americani

E-mail da Teheran per Thomas Friedman (e per quelli che dicevano che il mondo islamico si sarebbe sollevato. In effetti sì, si è sollevato, ma contro i dittatori fascisti. Come avevano previsto quei fanatici dei neocon).

23 giugno


Are you a metrosexual?

Maschi maschi con vizi da femmine femmine.

23 giugno


Camillo in the world

Blog americano si è accorto che lo abbiamo citato. (segnalazione di 1972)

23 giugno


Un altro giornale (non è Rep.) si scusa, sono false parte delle accuse al deputato laburista Galloway (ma conferma le prove del Daily Telegraph)

Il Christian Science Monitor si scusa per un’intera pagina (a differenza di Mauro) per aver accusato il deputato a libro paga di Saddam di aver preso 10 milioni di dollari in 11 anni sulla base di prove false. L’inchiesta del serio giornale americano conferma, però, l’autenticità delle precedenti prove fornite dal Daily Telegraph (Saddam versava500 mila euro l’anno a Galloway). Galloway, infatti, non ha mai querelato il Daily Telegraph. La storia è questa. La leggete qui, qui e qui.
Oppure vi sorbite la versione di Repubblica. Che è questa: Titolo: Londra, smentita un´altra bugia sulla guerra il raìs non ha pagato il laburista Galloway. A Londra non è stata smentita una mazza. Sono state smentite in America le prove di ulteriori pagamenti, e dallo stesso giornale che le aveva scoperte. Una eventualità che ai republicones evidentemente sembra impossibile.

21 giugno


Strani fenomeni

E’ stato reso noto che il camionista arabo arrestato un paio di mesi in Ohio aveva un piano per far saltare il ponte di Brooklyn. Ovviamente in America è la notizia del giorno da 72 ore, in Italia dove ci giochiamo pagine intere a discutere se l’allarme è rosso o arancione, ora che si sa che è stato sventato il secondo 11 settembre pare che non freghi niente a nessuno. Camillo, noto perdigiorno, evidentemente non capisce come si fanno i giornali.

21 giugno


Armi e dibattito serio in America

The New Republic è il miglior settimanale politico americano. E’ di sinistra, ma non fighetto. Sostiene Bush nella guerra al terrorismo ma pubblica ogni settimana articoli contro Bush, pur non cambiando la linea editoriale. Questa settimana la copertina spiega che anche se si troveranno le armi, Bush ha già fatto un danno che non potrà essere riparato. Ma l’editoriale, firmato dai direttori, dice che le ragioni della guerra erano anche altre, e dunque la guerra era giusta, e anzi non sarà finita finché la democrazia non arriva a Baghdad. (La posizione del giornale va notata, sennò Wlodek Golkorn scriverà per la terza volta consecutiva che New Republic si è pentita di aver appoggiato la guerra)
Contemporaneamente il New York Times ha pubblicato un ottimo articolo dell’analista Kenneth Pollack, l’autore del libro che ha spiegato e convinto la sinistra liberal americana a fare la guerra a Saddam. Buoni i suoi argomenti sul mancato ritrovamento delle armi e sulla democrazia in Medio Oriente.

21 giugno


Sex & the City & l’Italia

Alessandra Stanley sul New York Times recensisce l’ultima serie che inizia domani di Sex & the City e per descrivere il successo dello show racconta che piace anche in Italia, dove addirittura ci sono “scholarly panel discussion”. Non sapevamo che la Soncini facesse parte di un scholarly panel discussion.

21 giugno


24 minuti su radioradicale

21 giugno


Quando Lupis in un colpo solo fregò un bravo fotoreporter, i tedeschi di Stern, il Corriere, Panorama e il Tg1.

Pigi Cipelli fotoreporter free lance racconta un Lupis in trasferta (forse) in Albania.

20 giugno


Le ultime dal museo

Pare che gli americani non abbiano difeso il museo perché sapevano già che al museo non c’era più niente, dice al Guardian una eminente archeologa inglese specializzata in arte irachena. L’archeologa sostiene anche che il direttore del museo, diventato un’icona della sinistra europea, non abbia barato sostenendo prima la tesi del saccheggio e poi che si era sbagliato. Un altro articolo del Guardian sostiene invece il contrario: i 32 pezzi mancanti se li è infrattati il direttore fascista del museo, e la rivolta della popolazione contro i capi del museo lo dimostrerebbe. (grazie a giovanni)

20 giugno


Le ultime sui neoconservative.

Il vero padre del movimento non sarebbe né Mussolini né Leo Strauss né Leon Troskij ma, udite udite, Jimmy Carter.

Io ve lo dico da tempo: i neoconservative non esistono.

20 giugno


Hey, Mr. Tambourine, che diavolo è una “jingle-jangle morning”?

Bob Dylan lo ha spiegato a Ron Rosenbaum.

20 giugno


Appello italiano in favore degli antifascisti islamici

Camillo aderisce all’iniziativa di sinistro in solidarietà agli iraniani anti ayatollah. Uno simile lo sta facendo andrew sullivan.
Complimenti anche a Mimmo Lombezzi di Studio Aperto (grazie a 1972)

Legally Blonde scrive alla cugina di Sarah Jessica Parker
Il giornalismo americano è eccezionale perché anche il plumbeo NYT si permette di stroncare in modo clamoroso il nuovo libro di Candace Bushnell (l’autrice di Sex & the City) inventandosi una mail che la protagonista di Legally Blonde invia al personaggio del libro, una bionda che ha tradito. Alla fine Legally Blonde le dice: Ok, e ora trovati un nuovo biografo”.

20 giugno


Recensire il giornale che ti ha recensito il libro

Sidney Bluementhal contro la recensione che il NYT ha fatto del suo libro

20 giugno


Chi è più forte?

Terminator o Hulk.

20 giugno


Ci vuole Ordine sul caso Lupis/Mauro

“Quelle del Foglio mi sembrano chiacchiere da bar per dei perdigiorno che vogliono screditare la categoria,
parola di Vittorio Roidi, Segretario Generale dell’Ordine dei Giornalisti in Roma.
Non è fiction, è una dichiarazione vera data al Foglio di oggi dal tutore dell’etica giornalistica al quale i giornalisti italiani sono obbligati a versare 120 euro l’anno.

La medaglia di “perdigiorno” e di “chiacchieratore al bar per screditare la categoria” di Roidi, Camillo la accetta volentieri.

Il Foglio, 19 giugno


Bush antirazzista

Il Foglio, 19 giugno


D’Alema non incontra Chalabi però dice le cose che propone soltanto Chalabi

Secondo il racconto di Repubblica, l’ex leader della sinistra ha incontrato tutti gli oppositori a Saddam tranne l’unico leader lliberale e democratico, Ahmed Chalabi, che ora finalmente anche Rep. ha capito non essere appoggiato dalla Cia (ma a quelli di Rep., vai a capire perché, questo sembra un difetto). D’Alema adduce una motivazione che non sta in piedi: “Già prima della guerra avevamo contattato un organismo formalmente costituito, il consiglio dell´opposizione, a Londra”. Del quale però fa parte l’Iraqi National Congress come membro fondatore e finanziatore (i soldi Clinton li diede proprio a Chalabi). Il colmo è che D’Alema sostiene l’ipotesi di un Iraq “democratico, laico, federale, multietnico, multiconfessionale”. Cioè la proposta di Chalabi, scritta da Kanan Makiya per quell’organismo “formalmente costituito a Londra” di cui parla D’Alema. By the way, Adnen Pachachi, che D’Alema ha incontrato con piacere, a Londra non c’era. Né lui né il suo partito, che è stato fondato poco prima della guerra con l’aiuto del Dipartimento di Stato e… trallallero… della Cia.

19 giugno


Comunicazione ai Camilli

Camillo ha ricevuto molte mail e un paio di proposte editoriali a proposito del libretto sui neocon che non c’è più. Grazie.

18 giugno


Ecco perché questo blog si chiama Camillo

18 giugno


Il caso Mauro sui blog

Il Foglio pubblica un’inchiesta di Annalena Benini su come i blog parlano del plagio cinese di Repubblica.

18 giugno


Non troveranno mai le armi di distruzione di Mac

Un senatore repubblicano propone di sviluppare un programma che distrugga a distanza (“remotely destroy”) i computer che scaricano illegalmente musica dalla rete.

18 giugno


L’umoralista

Michele Serra finalmente ha scritto una frase condivisibile: “Per il poco che ne so”.

18 giugno


I moralisti

I canadesi finalmente hanno fatto una cosa condivisibile: legalizzato il matrimonio tra gay.

18 giugno


Questa è perfetta per il Riformista

In crociera con il proprio giornale preferito e i suoi giornalisti, articolo di Rachel Donadio sul NY Sun. Il vivace marketing del Riformista ci starà pensando? Pensate: cineforum con Michele Anselmi, briscola con Velardi, panel sul Salentoshire con Polito e, gran finale, un seminario di scrittura creativa con Mogol alternato a un tuffo dove l’acqua è più blu.

18 giugno


Sex and the 24 Sopranos, Alias the Friends of the Neocon

Ora che un altro fascista di destra e finanziatore dei neocon, dopo quell’altro di una ventina di anni fa, migliorerà la televisione italiana ecco la prima lista di possibili candidati agli Emmy. Qui si tifa The Sopranos (che avranno una sesta serie) e Sex and The City anche se la quinta serie è deboluccia.

18 giugno


Campione, che pensi dell’Africa?. Grazie a Dio mio nonno l’hanno messo su quella barca

Mohammed Alì. L’Occidente, secondo Dinesh D’Souza, è diventato ricco perché ha abolito la schiavitù.

18 giugno


“Gli oppositori di Blair si vergognino”

Camillo in questi giorni è entusiasta del Guardian.

18 giugno


Tolleranza Zero (gli europei)

Consigli all’Europa per fermare l’antisemitismo. Di Rudy Giuliani.

18 giugno


Azz, mi hanno censurato un libro pro Usa che non volevo scrivere

La casa editrice Bruno Mondadori mi ha chiesto un saggio sui neoconservative, non lo volevo fare, mi hanno convinto, l’ho scritto, gli è piaciuto, mi hanno ringraziato, ora però lo hanno cestinato perché ho scritto le cose che avevo scritto in questi mesi, le stesse per cui mi avevano chiesto di scrivere il libro che io non volevo fare, che poi mi hanno convinto a scrivere e infine cestinato. (loop).

Il Foglio, 17 giugno


Il caso Mauro/Lupis diventa international

Il Guardian racconta la storia del plagio cinese che Rep. non vuole raccontare ai suoi lettori. (e altro ancora, tipo: e gli umoralisti di Rep che fanno? sono complici?)

Il Foglio, 17 giugno


Conoscerete il mio formidabile cognome

Il terzo libro di Dave Eggers sarà firmato senza cognome. Solo “by Dave”. E’ più paraculo di Diaco.

17 giugno


Monday’s Trial

“Il Real Madrid potrebbe avere bisogno di un aiuto in difesa ma non ha certo bisogno di un altro talentuoso centrocampista votato all’attacco. Tra l’altro, avendo già Zinedine Zidane e Luis Figo, non è nemmeno certo che Beckham riesca a giocare dall’inizio”.
Non ci crederete, ma è il terzo editoriale non firmato del New York Times.

17 giugno


You’ve got jail

Progetto di legge bipartisan contro lo spam nelle caselle di posta elettronica

17 giugno


Maureen (Blair) Dowd ha copiato da mia moglie

Lo scrive David Frum (quello a cui Bush ha fregato l’espressione “Asso del male”). Nell’ultima column della Dowd c’è un episodio avvenuto in uno Starbucks che è stato raccontato alla radio da sua moglie, Danielle Crittenden, due settimane da. La moglie dice al marito: “Sii buono, magari la Dowd ha mandato uno stringer da Starbucks”. (E’ una battuta, e si riferisce all’altro giornalista del Times che si è dimesso per aver utilizzato dei ragazzetti per fare le inchieste sul campo).

17 giugno


Che aspettiamo a fare Operation Iranian Freedom?

Il regime change è nell’aria come era stato previsto dai neocon, ma Michael Ledeen è incacchiato nero perché Bush non decide di aiutare i rivoltosi iraniani. Suk Foglio, a pagina 1, c’è un’ottima analisi sulle proteste di Teheran.

17 giugno


Altri ex prigionieri di Guantanamo

Afghani e pakistani rilasciati dalla base di Guantanamo raccontano, a differenza di quegli altri che un paio di mesi fa dissero il contrario, che in carcere si sta davvero male, tanto che un paio di loro ha tentato il suicidio. Non ci sono torture, ma gli spazi sono piccoli e l’ora d’aria sarebbe di 15 minuti a settimana.

17 giugno


“President Bush, help us” (e anche Rep.)

Da Teheran gli studenti antifascisti chiedono aiuto al governo americano. In Europa gli studenti dicono che Bush è un fascista.
Guido Rampoldi di Rep, invece, nun ce vole sta’, e commenta così la protesta degli studenti di Teheran contro il regime: “Per quanto i neoconservatori americani tentino di suggerire che la caduta di Saddam ha contagiato un´ansia di libertà agli iraniani, l´ostilità delle generazioni giovani all´assolutismo khomeinista non è affatto un fenomeno recente, e tantomeno una ricaduta della guerra”. Nooo, “affatto”. E quelli che dicevano che avrebbe provocato esattamente questo, cos’erano? dei preveggenti? La caduta di Saddam, dunque, non c’entra niente. Anzi, secondo Ramp! è un fattore negativo: “L´effetto della guerra, semmai, è che adesso un regime da tempo decotto può tornare a brandire il patriottismo contro il “nemico esterno” ora alle porte, gli Stati Uniti, e la sua presunta quinta colonna, l´opposizione iraniana”. Il regime era decotto, chissà forse grazie agli editoriali pro Khatami di Rep. Ora che Bush ha fatto fuori Saddam, gli studenti si ribellano, è stato proclamato lo sciopero generale, i cosiddetti riformisti non sono più buoni neanche per le pr in Europa, gli ayatollah si cagano sotto e qualcuno chiede aiuto a Bush, secondo Ramp! il regime è bello che arzillo per colpa dei neoconservative. Ma che bella analisi.
PS
Allora, avevo scritto questo a proposito degli studenti iraniani:
(Rep. pubblica una pagina con le mail che gli studenti hanno mandato al sito della Bbc, quindi la fonte è la stessa dell’articolo che ho linkato. Nel pezzo in inglese si legge la mail di un ragazzo che chiede “Presidente Bush, aiutaci”. On line non riesco a vedere se tra i messaggi riportati da Rep. questo ci sia. Se c’è a Rep. sono stati corretti e io erroneamente malevolo, se non c’è loro sono stati scorretti e io, al buio, ci ho preso. Me lo fate sapere?).
Me lo avete fatto sapere: su Rep. c’è. Sono stato erroneamente malevolo.

16 giugno


Primo Greg Packer

Chi è Greg Packer? Chi diavolo è Greg Packer? Spiegatemi chi è Greg Packer? I giornali americani e, anche Repubblica, lo hanno citato centinaia di volte in questi anni. Appena c’è da intervistare un uomo della strada per sentire che cosa pensa la “gente” su questo o quell’argomento d’attualità, improvvisamente si materializza Greg Packer. Alla presentazione del libro di Hillary (su Repubblica), alla Parata di San Patrizio, alle manifestazioni della Nba, a Ground Zero, Non c’è argomento sul quale Greg Packer non sia pronto a intervenire e fregare i giornalisti spacciandosi per l’americano medio: su Thanksgiving, sulla guerra in Irak, sul capodanno 2002, sul Papa. E’ sempre pronto a rispondere ai cronisti in qualsiasi momento. Anche all’insediamento di Bush alla Casa Bianca. Ogni tanto lo fotografano: questo è Greg Packer. E’ un sola. E i giornali ci cascano, compreso il NYT, pensano che lui sia lì per caso. Ann Coulter ha sospettato qualcosa. Ne parla anche Klamm, citando un articolo che riprende la Coulter. Camillo ha ricostruito la storia grazie alla scuola di giornalismo della Columbia. Greg Packer è un pazzo, uno che di professione fa il “primo della fila”. Un artista.

15 giugno


32

Restituito il più importante dei 33 pezzi mancanti dal museo di Baghdad. E se prima erano 170 mila ora sono 32 (continua).

15 giugno


Che ha detto Keller? Ipotesi Farkas

Bill Keller ha scritto sul New York Times l’equilibrato articolo che Camillo ha segnalato ieri. Keller era favorevole alla guerra e lo è ancora oggi nonostante non si trovino le armi di distruzione di massa. Spiega che non siamo entrati in guerra perché l’intelligence ha falsificato le prove sulle armi, piuttosto sono state enfatizzati gli indizi contro il regime perché volevamo neutralizzare la minaccia di Saddam. Grave, ma non è questo il punto. Il punto è che questi casini tra le intelligence ci hanno indebolito, i servizi sono la nostra arma migliore, ma ora nessuno crede alle “prove piuttosto inoppugnabili dello sviluppo da parte dell´Iran di armi nucleari”. Chiaro. Ok. Repubblica pubblica l’articolo di Keller (bravi) ma chi lo ha titolato o non lo ha capito o gli è scattato il riflesso condizionato. Il titolo è “La guerra in Iraq e l’inganno americano”. Il titolo fa pensare al contrario, no?
Ma la cosa incredibile è quella che ha scritto Alessandra Farkas sul Corriere: “Siamo ormai all’87° giorno della sempre più infruttuosa caccia alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein», scrive Bill Keller in un lungo editoriale apparso ieri sul New York Times . Dove l’assenza di un arsenale non convenzionale iracheno viene definita «il peggiore scandalo nella storia politica americana». Allora. La frase sullo “scandalo” che il Corriere ha messo nel titolo non è di Keller né del NYT (leggetevi Repubblica o l’originale del NYT). Keller la attribuisce a un anonimo “critico”, e la usa per ragionare e sostenere l’esatto contrario di quello che gli fa dire Farkas: “Eppure, coloro che affermano che sono state intelligence manipolate a portarci in guerra, hanno capito tutto il contrario”. Con molti auguri all’atlantico Stefano Folli.

15 giugno


Ancora sul caso Mauro (21esimo giorno)

Mentre il Nyt continua la sua inchiesta interna contro Jayson Blair nonostante si siano dimessi il direttore e il suo vice (altri 10 articoli farlocchi), Repubblica continua a tacere. Prima ipotesi.
Intanto Lupis debutta su un settimanale economico come “apprezzato esperto di far east”.

Red. Corr., 14 giugno


Radiohead per piano solo
Metheny solo di notte con una maglietta orribile
Beck per organo Hammond
Osby e Summertime

Jazz, Il Foglio 14 giugno


Il complotto di Bush

“Sappiamo che Saddam ha armi chimiche e biologiche”. E, ancora, Saddam “has large and growing stockpiles of chemical and biological weapons,” including “mustard gas, VX nerve agent, and a range of other chemical weapons”. “[W]e know that he continues to develop weapons of mass destruction, including nuclear devices; and he may soon have the ability to use nuclear weapons against other nations”. “Most elements of the program are larger and more advanced than they were before the Gulf war”.
Parole di John Edwards, Joe Lieberman, Dick Gephardt, and John Kerry, i candidati Democratici anti Bush. L’unico in difficoltà, qualosa non si trovassero le armi, è Kerry (il candidato-ketchup che piace a Luca Sofri). E’ l’unico, compreso Bush, che dice di aver votato per la guerra “solo” per la questione delle armi.

14 giugno


Fatelo direttore

Bill Keller, candidato alla direzione del Nyt post Blair, ha scritto un ottimo articolo sulla guerra e sulla lotta tra le intelligence.

14 giugno


Le cose non vanno affatto male

Non c’è stata emergenza umanitaria, tutti gli ospedali pubblici di Baghdad sono operativi. Il sessanta per cento delle scuole irachene ha riaperto. Il cibo viene distribuito. A parte qualche piccolo danno ai pozzi, la produzione petrolifera eccede i bisogni nazionali. L’elettricità arriva in più case rispetto a prima della guerra. (E il museo, chiuso, da 13 anni sta riaprendo con il tesoro che si era infrattato Saddam).
I prossimi tre passi nel breve periodo: 1) sicurezza, entro due mesi tutte le stazioni di polizia irachene avranno consulenti internazionali, armati e con il potere di arresto.
2) petrolio. quando la produzione inizierà a produrre i primi profitti,i soldi dovranno essere distribuiti alle famiglie irachene mensilmente. (L’hanno fatto per il petrolio, l’hanno fatto per il petrolio”).
3) governo, inizio a livello locale del processo democratico.
articolo di George Ward per il NYT.

14 giugno


Il Patrioct Act farà anche schifo ma la libertà non è affatto in pericolo

Michael Kinsley su Salon.

14 giugno


Bush, Israele e la lobby ebraica

La lobby ebraica, da sempre di sinistra, ora voterebbe in maggioranza per Bush (non succede dal 1920) grazie alla guerra al terrorismo. Ma le ultime critiche di Bush a Sharon gli fanno perdere qualche posizione. E infatti la sinistra parlamentare bastona il presidente per il double standard. La battaglia dei voti è decisa, resta quella dei soldi. Il 22 giugno, in una sola serata, Bush dovrebbe raccogliere 5,8 milioni di dollari di autofinanziamento.

Il Foglio, 13 giugno


Tu vo’ Cav, l’americano

Commento di un americano appena tornato dall’Italia, dal sito Lucianne.com.
“I recently returned from Italy, and it’s FULL of COMMUNISTS & SOCIALISTS, just about as bad as anywhere I’ve ever seen. It was a big surprise to me. They don’t hide it at all like they do here”.

13 giugno


I fascisti di Teheran stanno per cadere

We want freedom, dicono gli universitari iraniani al terzo giorno di protesta. Il Foglio ne parla, gli altri giornali no. La sinistra italiana lo capirà o al solito si schiera con i dittatori? Appoggerà ancora il sedicente riformista Khatami? Che ancora ieri faceva dire di non credere in questa forma di protesta?

13 giugno


Che non fosse successo niente si sapeva dall’inizio

Andrew Sullivan segnala un informatissimo sito dove da aprile (attenzione: aprile) viene scritto che non c’è stato alcun saccheggio al museo di Baghdad, che il saccheggio lo aveva fatto Saddam nel 1990, e che i pezzi mancanti sono una trentina. Ma i giornalisti che ci facevano a Baghdad? Facevano tutti come questa? O come quelli della Rai che insultavano gli americani-liberatori oppure dicevano di essere diventati obiettivi militari del Pentagono?

13 giugno


Odetta

Avrà novemila anni ma il concerto della Aretha Franklyn del folk è stato ottimo. E poi la cheese cake era preparata con la supervisione del Rabbino Avrohom Marmorstein.

13 giugno


Dagolupis

Dagospia copia due post odierni di Camillo e non cita.
Sarà per questo che non è interessato al caso Mauro?
PS
Lui, gentilmente, dice che non è vero.
Ok.
E’ bello sapere che c’è chi condivide con me il piacere di leggere soltanto oggi, 12 giugno, un articolo di Ananova jusdel 28 maggio.

12 giugno


Ancora il caso Mauro

Sul Foglio c’è anche un altro articolo sul caso Mauro in Argentina e il caso Mauro visto da Andrea Marcenaro.

Il Foglio, 12 giugno


La destra americana è uguale alla sinistra italiana

Non crede che si possa esportare la libertà e pensa che la dottrina Bush sia brezneviana.

(Grazie a Daniele Capezzone)

12 giugno


Gli Scud del Mercato di Baghdad

Una giornalista di Channel 4 (GB) ha visto le rampe dei missili Scud posizionate vicino al famoso mercato di Baghdad (quello della strage dei civili). Ma non lo ha raccontato, avvalorando quindi la delirante tesi che gli alleati avessero bombardato deliberatamente un obiettivo civile. Ora lo ha ammesso, e si lamenta pure dell’opera di disinformazione. Dice che quelli del Pentagono sono cattivi perché hanno imposto ai network americani di lasciare Baghdad: “Una cosa molto grave perché così gli americani non hanno saputo che cosa succedeva”. Già, c’era lei.
Contro la libertà di raccontare balle, la categoria dei giornalisti non si mobilita.
(Grazie a 1972)
PS
L’altra sera ho ascoltato NPR, il giornale radio della radio pubblica americana. Bene. Se prendete Tele Kabul di Curzi e gli affiancate il Santoro più fazioso che possiate immaginare e, infine, fate condurre il notiziario da uno sprangatore con molotov, avrete un’idea di che cosa ho ascoltato alla Npr.

12 giugno


Il 29 chiude la Boheme di Baz Luhrmann

E’ stata un fiasco finanziario, non ha vinto il Tony come miglior musical (ne ha vinti due per le scene e le luci), non piace agli assidui di Broadway né agli operistici. A Camillo, fan di Baz, lo spettacolo è piaciuto moltissimo. La Boheme ora andrà a Los Angeles e poi a Londra.

12 giugno


Walter, tell me why you don’t like Dubya

Bob Geldof su George W: “L’amministrazione Bush è la più radicale, in senso positivo, nel suo approccio all’Africa dai tempi di Kennedy”.
Clinton parlava tantissimo ma faceva poco, Bush invece non dice niente ma prende decisioni.
(grazie a Ca.In.)

12 giugno


Abbiamo bisogno di un solo (razzo) missile

Lettera a Bush e Blair pubblicata dal Bangkok Post
“Many people accused you of waging the war over Iraq mainly because of your own benefits (oil). However, I (a Burmese girl) strongly believe that the main purpose of this war was to eradicate “the dictator” Saddam Hussein. If you wish to prove that the Iraq war was just for “the liberation of the Iraqi people” not for “your own benefits,” please eliminate the Burmese dictators immediately. We need only one missile. Help us, please. Thank you very much. Konmari (exiled Burmese)
BANGKOK
(grazie a WSJ BotW)

12 giugno


Al Parco

senza bere Sangria, ma è stata lo stesso una giornata perfetta.

11 giugno


Hillary e Leolook

Bisogna essere malati di mente per uscire di casa la mattina presto, correre da Barnes & Noble su Columbus Avenue, avvistare la pila di libri di Hillary Clinton, osservare la gente che sfoglia il volume fresco di stampa, prenderlo in mano, controllare l’indice dei nomi e anziché fiondarsi alla voce Monica Lewinsky, come fanno le persone normali, andare a vedere che cosa l’ex first lady ha scritto di Leoluca Orlando.

Il Foglio, 11 giugno


Suggerimenti seri di Thomas Friedman ai Democratici

Ogni volta che Bush parla di taglio di tasse, invece di piagnucolare, dite che per farlo dovrà tagliare i servizi. Bravo.

11 giugno


Al-Zarqawi è in Iran

Secondo il pistarolo del Washington Times, Bill Gertz.

11 giugno


3.240

Le vittime civili della guerra in Iraq secondo un’inchiesta durata cinque settimane e condotta dalla Ap sui registri degli ospedali iracheni. Secondo Al-Aaraji, il direttore dell’ospedale di Baghdad, “it was a war,” he said. “This is the price of liberty”.

11 giugno


Camillospia

Secondo il New York Post, la divetta radical chic del NYT, Maureen Dowd, sta con l’autore di West Wing, Aaron Sorkin. Si spiegano molte cose.
(Due prodotti ottimi, ma ogni tanto fanno confusione e diventano un po’ troppo fiction le colonne della ragazza, un po’ troppo anti Bush la serie televisiva del fidanzato).
Ps
Quando la Dowd fa la Soncini invece che la Galli della Loggia è uno spasso.

11 giugno


Scioperati

Oggi Il Foglio è imperdibile (lo è sempre, ma oggi di più e non solo perché gli altri non sono in edicola). Oltre alle solite cose e a due altri capitoli del caso Lupis/Mauro (intervista al direttore del giornale olandese che annuncia querela a Mauro e un’analisi dell’ultima corrispondenza di Lupis per D di Repubblica) c’è anche un inserto quadruplo di Vittorio Pezzuto su Enzo Tortora, un editoriale sul caso Tortora dei giorni nostri (caso Sofri), uno scambio di lettere tra Costanzo e Soncini (addirittura), un fantastico reportage di MArk Steyn dall’Iraq (già segnalato in inglese su Camillo) e uno strepitoso articolo sulle elezioni amministrative (pagina III dell’inserto). No link. In edicola.

11 giugno


A proposito della differenza tra copiare (citando) e inventare

Mi sono ricordato che l’anno scorso avevo scritto un commento su un altro caso Jayson Blair e sul modo di fare il corrispondente dall’America. Eccolo.

11 giugno


Il Guardian, notorio organo di Rumsfeld

Fine della questione saccheggi al museo di Baghdad:
“So, there’s the picture: 100,000-plus priceless items looted either under the very noses of the Yanks, or by the Yanks themselves. And the only problem with it is that it’s nonsense. It isn’t true. It’s made up. It’s bollocks. Not all of it, of course. There was some looting and damage to a small number of galleries and storerooms, and that is grievous enough. But over the past six weeks it has gradually become clear that most of the objects which had been on display in the museum galleries were removed before the war. Some of the most valuable went into bank vaults, where they were discovered last week. Eight thousand more have been found in 179 boxes hidden “in a secret vault”. And several of the larger and most remarked items seem to have been spirited away long before the Americans arrived in Baghdad.

George is now quoted as saying that that items lost could represent “a small percentage” of the collection and blamed shoddy reporting for the exaggeration.
There was a mistake,” he said. “Someone asked us what is the number of pieces in the whole collection. We said over 170,000, and they took that as the number lost. Reporters came in and saw empty shelves and reached the conclusion that all was gone. But before the war we evacuated all of the small pieces and emptied the showcases except for fragile or heavy material that was difficult to move.”
CONCLUSIONE:
Furious, I conclude two things from all this. The first is the credulousness of many western academics and others who cannot conceive that a plausible and intelligent fellow-professional might have been an apparatchiks of a fascist regime and a propagandist for his own past. The second is that – these days – you cannot say anything too bad about the Yanks and not be believed.

10 giugno


Intento a raccogliere soldi, Sullivan si accorge solo ora della bufala del museo.

Però vuol far dimettere un editorialista del Nyt.

10 giugno


Toh, i veri saccheggi sono stati nei campi petroliferi

Questi invasori! Non sanno difendere neanche l’industria petrolifera che si volevano pappare. Insensibili al patrimonio culturale iracheno e anche al loro petrolio.

10 giugno


Sullivan batte Camillo 500 a (forse) 3

Andrew Sullivan ha già ricevuto per il suo sito 500 donazioni da 20 o più dollari. A Camillo sono arrivate soltanto tre offerte. Ne arrivasse una quarta, almeno mi pagherei il concerto di domani di Lou Reed alla Town Hall (76 dollari).

10 giugno


Sono libertari incalliti

“The Bush Administration agenda isn’t conservative Republicanism, and it’s not radical Republicanism – it’s extreme libertarianism” he replied. He è John Kerry, candidato dei Democratici alla presidenza degli Stati Uniti.

10 giugno


Il caso Mauro

Tormentone quotidiano.

10 giugno


I numeri di Sullivan

Andrew Sullivan chiede ancora soldi. Ha 4 mila utenti sottoscrittori (uno sono io) ma vuole essere pagato per mantenere alta la qualità e la frequenza dei suoi commenti (io gli darò altri soldi). I suoi numeri sono questi: due milioni di visite il mese. Il sito gli costa 10 mila dollari il mese per il server, il database, lo stagista più le spese di gestione (più di 4 mila dollari per la banda). Sullivan sarà il primo blogger inviato appositamente dai suoi lettori a seguire le Convenzioni democratica e repubblicana. I paganti ricevono già in anteprima gli articoli che scrive per i giornali cartacei, e d’ora in poi potranno commentare i suoi post (solo i sottoscrittori). Per cui Camillo fa una proposta: se mi pagate, vi faccio commentare anch’io.

10 giugno


I neocon sono comunisti

Dopo essere stati etichettati come piduisti, fascisti, guerrafondai, likudisti, ebrei e seguaci di Leo Strauss, eccone un’altra: i neocon sono troskysti. National Review smonta l’articolo del National Post.

10 giugno


Correzione

Devo aver sbagliato molte cose ultimamente. Il sospetto mi è venuto leggendo un blogger famoso che da tre giorni ripete che ho ragione. Qui, qui e qui (ma anche un paio di volte qui).

10 giugno


ULTIMORA: i pezzi da museo che mancano all’appello sono scesi. Non più 47, ma 33.

Il Washington Post: era matematicamente impossibile che avessero rubato 170 mila pezzi. Non ce n’erano così tanti.

9 giugno


Berlusconi

Mi pare di aver capito che non ha incontrato Abu Mazen perché non ha accettato di vedere anche Yasser Arafat. Bravo. Mi pare di aver capito che al G8 abbia parlato di ingerenza democratica. Bravo.

9 giugno


Assirjé o del giornalismo cialtrone

Dunque, leggete prima il messaggio precedente sulla prova che al Museo di Baghdad non c’è stato alcun saccheggio.
Fatto? Avete letto che i 170 mila pezzi scomparsi dal museo sono soltanto 47 e che i pezzi mancanti mancavano già da una ventina d’anni? Era tutto inventato. Ora quei pezzi sono stati ritrovati, erano stati infrattati dal regime in una banca di Saddam. Gli americani ora riapriranno il Museo con il tesoro al suo posto. Ecco un altro piccolo effetto della liberazione dai saddamiti.
Erano tutte balle, dunque, come Camillo ha scritto più volte. Non c’è stato alcun saccheggio. Bene. I giornali americani, che sono seri, ieri hanno scritto subito, già nelle prime righe, che i reportage sui saccheggi delle settimane scorse erano esagerati e sballati, e che i pezzi del museo sono stati ritrovati in perfette condizioni. E la nostra Repubblica, invece, che fa? Titolo di prima pagina: “Ritrovato il tesoro degli Assiri”. Degli Assiri? Ehi, republicones, quali assiri? Quello è il tesoro che avete detto per un mese essere stato rubato grazie all’ignavia degli americani dopo la liberazione di Baghdad. E’ quello. Il medesimo. The same. Niente. In prima pagina Repubblica non ne fa cenno, sembra un altro tesoro. Non quello del museo, ma quello appunto degli Assiri. Vediamo dentro, a pagina 11. Titolo: “Ritrovato il tesoro di Nimrud era nella banca di Saddam”. Niente, non ce la fanno. Non riescono a correggersi nemmeno quando non è soltanto colpa loro. Gli altri lo fanno, loro no. Avevano scritto una stronzata, guai ad ammetterlo. Non riescono a titolare: “Non c’è stato nessun saccheggio”. Guai. Avrebbero messo in buona luce il cowboy texano. Meglio: “Ritrovato il tesoro degli Assiri”. Neutro e sembra un’altra notizia. Così non si cancella l’onta del saccheggio fatto con il beneplacito degli yankee. E ora occhio, americani invasori, a non farvi rubare sotto il naso anche quest’altro tesoro.
Vedete? Non è Lupis il problema. Il problema è Rep.

9 giugno


Non è successo niente

Al Museo di Baghdad non è successo niente. Lo ripeto: non è successo niente. Secondo la Cnn, il tesoro scomparso è stato ritrovato in buone condizioni. Le notizie sui saccheggi erano esagerate, anzi inventate. Si era parlato di 170 mila pezzi mancanti, in realtà sono tremila quelli che mancano e in stragrande maggioranza non sono oggetti di valore. Il bottino dei saccheggiatori è, dunque, (forse) di soli 47 pezzi. (grazie a 1972).
Ne parla anche il Washington Post (grazie a buroggu): “Le notizie dei saccheggi al Museo erano esagerate”. Questi pezzi, che i babbioni hanno pensato fossero stati rubati con il benestare degli invasori yankee, non erano più in mostra dal 1980. erano stati infrattati dagli uomini del regime. Ora, grazie a George W, tornano a disposizione degli iracheni. Il museo, infatti, riapre – con la collezione completa – a fine mese. E’ un mondo bellissimo.

9 giugno


Il complotto sulle armi di distruzione di massa

Robert Kagan scrive poco ma quando scrive è il number one. Sul Washington Post spiega la questione delle armi che non si trovano. Ok, facciamo finta che non esistano, e che non le troveremo mai. Pensate che sia un complotto di Bush? Pensate male. Nel 1990 è stato Saddam a dire ufficialmente di avere 8500 litri di antrace e alcune tonnellate di Vx. Le ispezioni Onu, da allora, hanno cercato quelle armi che Saddam stesso diceva di avere. E non le hanno mai trovate perché Saddam metteva i bastoni tra le ruote e cacciava gli uomini dell’Onu. Complotto dei neocon? Ma anche Blix fin qui ha cercato quelle armi che risultano da stessa ammissione irachena essere state fabbricate. Anche Chirac lo ha detto, anche Clinton (In a February 1998 speech, Clinton described Iraq’s “offensive biological warfare capability, notably 5,000 gallons of botulinum, which causes botulism; 2,000 gallons of anthrax; 25 biological-filled Scud warheads; and 157 aerial bombs.”) e Al Gore lo hanno detto. E i rapporti di intelligence non sono soltanto quelli della Cia e quelli inglesi. Anche i tedeschi in questi anni hanno parlato delle armi. Si troveranno. E se non si troveranno, tutto il mondo, destra e sinistra, Onu e unilateralisti, bianchi e neri, avranno realizzato il complotto più partecipato della storia.

9 giugno


BBC Plot Down

Mark Bowden, autore di Black Hawk Down, smonta sul New York Times la tesi del giornalista della Bbc secondo cui la storia di Jessica Lynch è stata creata ad arte dal Pentagono.

9 giugno


E’ morto a 33 anni Rino Spampanato

Era il genio dei siti radicali.

9 giugno


E tu che voti al referendum sulla servitù coattiva di elettrodotto?

Scusate l’ignoranza ma io ho scoperto solo oggi che oltre al referendum sull’articolo 18 ce n’è un altro su una fantomatica “servitù coattiva di elettrodotto”.
I neocon che ne penseranno?

8 giugno


“Il programma ottuso di Reagan”

Giorgio Bocca, sull’Espresso. Ora è tutto chiaro. Non solo non gli va bene che siano stati fatti fuori due regimi fascisti come quello afghano e quello di Saddam, maora non gli va bene neanche che Reagan, “con un programma ottuso”, abbia liberato l’Europa dell’Est. Del resto a Georges Bouche per un certo periodo non gli andò bene neanche la liberazione dell’Italia e dell’Europa occidentale. Ecco che cosa scriveva il 14 agosto 1942: “Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale”. E anche: “La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere, in un tempo non lontano, essere schiavo degli ebrei?”.

8 giugno


Wolfowitz non lo ha detto, e Vanity Fair non lo ha scritto

La polemica sulla frase di Wolfowitz sulle armi di distruzione di massa è una non polemica. Dimostrato, nonostante Repubblica non abbia ancora smentito, che Wolfie non aveva detto quello che gli era stato attribuito, ora ho finalmente letto Vanity Fair (finora si era discusso, a vanvera, di un comunicato stampa di Vanity Fair) e ho scoperto che neanche il giornalista americano aveva attribuito il senso di quella frase a Wolfowitz. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere per la qualità del giornalismo (specie italiano). Vanity Fair attribuisce, modificandola furbescamente, una frase a Wolfowitz sulle “ragioni burocratiche” per cui si sarebbe puntato più sulle armi, ma dice subito che le ragioni burocratiche erano Powell e il Dipartimento di Stato. E premette che secondo Wolfowitz quello delle armi non è mai stato il motivo principale della guerra a Saddam, ma semplicemente uno dei tanti.
L’articolo è sui neoconservatori e, per quanto non simpatetico, è ottimo.

8 giugno


Già le mani da mio padre Leo Strauss

La figlia del filosofo che tutti i giornali descrivono come il guru dei neocon, dice ai giornali di smetterla.
“My father was not a politician. He taught political theory, primarily at the University of Chicago. He was a conservative insofar as he did not think that change is necessarily change for the better.
Leo Strauss believed in the intrinsic dignity of the political. He believed in and defended liberal democracy; although he was not blind to its flaws, he felt it was the best form of government that could be realized, “the last best hope.” He was an enemy of any regime that aspired to global domination. He despised utopianism – in our time, Nazism and Communism – which is predicated on the denial of a fundamental and even noble feature of human nature: love of one’s own. His heroes were Churchill and Lincoln. He was not an observant Jew, but he loved the Jewish people and he saw the establishment of Israel as essential to their survival”.

8 giugno


Parla la giornalista olandese cui Lupis ha rubato il servizio: “Repubblica si scusi e rettifichi”

Redazionalmente Corretto sul caso Mauro.
Qui ne parla diffusamente Il Barbiere della Sera.

7 giugno


Argomenti antifascisti per combattere da sinistra (e con Bush) la guerra al totalitarismo islamico

L’ultimo libro di Christopher Hitchens.

7 giugno


Il caso New York Times, il caso Rep.

Articolo ed editoriale.

6 giugno


Sul Corriere un bel commento di Gianni Riotta.

Magari anche La Stampa ha fatto un bel pezzo, ma ora cliccando sugli articoli viene fuori un manuale per la programmazione di un videoregistratore giapponese.
Lupisgate
Scrive la sinologa Maria Rita Masci il cui libro è stato plagiato. La lettera inviata a Ezio Mauro che Rep. non ha mai pubblicato

Il Foglio, 6 giugno


Joe

Il primo mese di primarie democratiche di The New Republic è stato vinto da Joe Lieberman. Dopo Wolfowitz è il mio candidato ideale.

6 giugno


Ancora su Wolfowitz e le sue parole a Vanity Fair

New Republic, che è un settimanale strepitoso e di sinistra, spiega com’è andata la cosa. (Qui lo aveva spiegato red. corr.). Anche Luca Sofri, in una delle sue innumerevoli trasformazioni, ne parla. Rep. è l’unico giornale al mondo che ha dato la notizia sbagliata, e quando si è avuta la certezza di come fossero andate le cose, anziché rettificare ha ripetuto con un altro articolo la versione già smentita.

6 giugno


Le correzioni

Il Guardian pubblica un articolo bufala su Wolfowitz, lo toglie dall’archivio e pubblica una correzione. Ma ci
vuole molto?

6 giugno


Giulia

5 giugno


Eccone un’altra.

Secondo il Guardian, ora Wolfowitz avrebbe ammesso che in Iraq la guerra è stata fatta per il petrolio. E’ vero? No, non ha detto così. Il giornalista ha fatto casino, come quello di Vanity Fair. La cosa più incredibile è che c’è qualcuno disposto a credere che l’ideologo del regime change, ammesso che pensi che la guerra sia stata fatta per il petrolio e che la storia delle armi sia una bufala, lo dica tranquillamente in un’intervista e in una conferenza stampa.
Qui c’è raccontata la storia, qui la trascrizione integrale della conferenza stampa di sabato.
ULTIMORA: Il Guardian ha tolto l’articolo dal web. Si sono accorti della stupidaggine. Qui la correzione.

5 giugno


Comprereste un quaderno usato da Bob Graham?

E’ il simpatico candidato democratico alle presidenziali del 2004. Non vincerà, anche perché il mondo non si può permettere di avere un presidente maniaco. Graham da 26 anni scrive un (inutile) diario nel quale segna al minuto la sua giornata. Nessuna rivelazione politica o chissà che altro. Si segna l’oraririo in cui si è alzato e come si è vestito quel giorno, fino alla marca dei cereali che mangiato a colazione. Tutto l’inutile possibile raccolto in 4 mila quaderni. Ecco, per esempio, che cosa ha fatto il 10 febbraio del 2001.

5 giugno


Radiohead & King Crimson

Una faccia, una razza

Capital, giugno


Correzione

Guia Soncini fa notare sul Foglio di oggi che in Gotham City c’erano alcuni errori. Vero. Candance Bushnell non si chiama Candance Bushnell ma Candace Bushnell. Ok. Quella scorsa non era la quarta ma la quinta serie di Sex & the City. Ok. L’attore Ron Livingston, sostiene sempre la Soncini, non è quello che stava per sposare Carrie. Può darsi. Secondo il New York Post, regolarmente citato in Gotham City, sì. Almeno sul giornale c’era la foto del vero attore che la scorsa estate stava per sposare Carrie e la didascalia diceva: Ron Livingston. L’accusa più grave è quella che l’autore di GC non si sia consultato con la sua critica televisiva di riferimento. Non l’ho fatto, è vero. Ma del resto possiede poche Manolo Blahnik per pretendere che io le telefoni.
(Il link a Gotham City ora porta alla versione mondata di una “n” e con un “quarta” sostituito con un “quinta”. Il nome di Livingston è stato tolto dai c…).

5 giugno


Small’s ha chiuso
Come finisce (forse) Sex & the city

Gotham City.

Il Foglio, 4 giugno


Tom Friedman, che è serio

Scrive, da sinistra, che la guerra non è stata fatta per le armi di distruzione di massa ma per ragioni reali, morali e giuste. Per questo, ora, a lui non gliene frega niente delle armi che non si trovano. Friedman scrive che la guerra era giusta a prescindere dalle armi. (E’ di sinistra del resto, e chi è di sinistra solitamente è antifascista). Bush ha puntato più sulle armi per questioni di pr, perché era certo che non sarebbe riuscito a convincere gli americani senza il focus sulle armi. E’ la stessa tesi di Wolfowitz (quella male interpretata da Vanity Fair, e che Repubblica non ha ancora rettificato). Friedman sbaglia soltanto quando dice che trovare le armi servirà soltanto alla credibilità di Bush, di Blair, della Cia e dei neocon. Bah. Per Bush e Cia sono d’accordo (anche se la mancanza di credibilità sarà rispetto all’Europa, e gli europei nel 2004 non votano). A me pare però che Blair abbia puntato più che altro su quella che Friedman chiama la ragione morale, mentre in ogni articolo scritto dai neocon il punto centrale è sempre stato il cambio di regime e il progetto di ridisegnare e liberare il Medio Oriente (idea presentissima, del resto, in ogni singolo discorso di Bush).

4 giugno


Lettera ad Ezio Mauro

di Red. Corr.,

Il Foglio, 3 giugno


Ecco perché Mordecai Richler è un genio

Semplice, ha avuto due figli geniali. Jake e Noah mettono a confronto (cioè magnano) sei tipi diversi di smoked meat di Montreal, uno dei cibi più buoni del pianeta. Vince ovviamente il mio amato Schwartz’s.

3 giugno


Al lupo Murdoch

Il Foglio, 3 giugno


E poi li accoppia

I due migliori, Apple e Amazon, forse si mettono insieme.

3 giugno


Mark Steyn è un genio

Viaggio in Iraq, dove il maggior pericolo sono le Organizzazioni non governative

3 giugno


Fiamma Nirenstein sul New York Sun

2 giugno


Ricerca patriottica

2 giugno


Can you believe it?

Provatelo.

1 giugno


Arrestata Aung San Suu Kyi

1 giugno


Non ditelo a Zucconi

1 giugno


Pannella e Merlo

Due dei migliori.

1 giugno


Un goccetto di troppo

Non so se il Riformista o quelli di Panorama Economy che l’hanno riportata ma questa notizia pare scritta in preda all’alcol:
“Antonio Polito vuole essere in edicola sette giorni su sette. Il direttore del quotidiano ha varato un progetto editoriale che porterà al lancio, dal prossimo autunno, della pubblicazione del settimo numero. Lo stile e l’impostazione saranno quelli dell’americano New York Times”.

1 giugno

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