Ogni cinque minuti c’è qualcuno che ci spiega come le libertà americane siano in pericolo. Ma ogni cinque minuti viene smentito. Ricordate il caso di Rick Santorum? Era il senatore repubblicano che aveva difeso la decisione di una corte del Texas di applicare una vecchia legge formalmente mai abrogata, e quindi ancora valida, che vietava il sesso tra omosessuali. Abbiamo letto articolesse indignate sull’influenza della destra religiosa e sul fanatismo dell’Amministrazione Bush, commenti che non tenevano conto dei conservatori contrari sia a quelle norme illiberali sia alle parole di Santorum. Bene, ieri è arrivata la decisione della Corte suprema, a maggioranza conservatrice, che ha dichiarato incostituzionale la legge anti gay perché costituisce una violazione incostituzionale della privacy. Fine del pericolo per la libertà. La maggioranza è stata più ampia del previsto, sei giudici hanno votato per l’incostituzionalità contro tre. Ma anche chi per ragioni di diritto ha votato con la minoranza, come il giudice Clarence Thomas, ha precisato di essere politicamente contrario a una legge anti gay: "Se fossi un deputato del Texas abrogherei quella legge. Punire qualcuno perché esprime le sue preferenze sessuali in modo consensuale con un altro adulto non mi pare una cosa che valga l’utilizzo delle forze dell’ordine". La Corte ha così ribaltato una decisione presa 17 anni fa. E, subito dopo, la stessa Corte dell’era di George W. Bush ha annullato con una clamorosa sentenza ipergarantista una condanna a morte nei confronti di un assassino che, secondo i giudici supremi, non era stato ben difeso dai suoi avvocati. Tre giorni fa la Corte aveva confermato le leggi che favoriscono l’integrazione delle minoranze etniche. In America la libertà non è in pericolo.
22 Giugno 2003