New York. Nell’Italia del regime berlusconian-fascista e delle mani del Cav. sull’informazione e sull’editoria mi è capitata questa cosa. Attenzione, è una storia ridicola, io almeno sto ridendo da 15 giorni. Eccola. Un paio di mesi fa ho ricevuto una telefonata dal direttore editoriale della Bruno Mondadori, una piccola casa editrice (che non c’entra con la Arnoldo Mondadori del Cav.) specializzata in saggi e testi universitari. Francesco Cataluccio, così si chiama il cortesissimo direttore, era interessato a due saggi americani tratti da Policy Rewiev che avevo segnalato sul Foglio poco tempo prima. Le solite cose note ai lettori del Foglio, la nuova politica estera americana, l’interventismo democratico eccetera. Cataluccio mi ha chiesto di scrivere un libretto su questi temi, i neoconservative e l’esportazione della democrazia. Un piccolo saggio da aggiungere ai due di Policy Rewiev di cui sopra. Gli ho detto di no.
Cataluccio, gentile e simpatico, ha insistito. Abbiamo discusso, ma sono rimasto sulla mia posizione. Non perché non mi piacesse l’idea di avere un libro a mio nome, ma perché credo che scrivere un libro sia una cosa seria, che richiede tempo, fatica e studio. E io, lavorando al Foglio, non ho il tempo per fare molto altro che andare a ritirare le camicie in lavanderia. Di più. Caro Groucho, come potevo accettare la proposta di una casa editrice che mi avrebbe accettato come autore? Cataluccio, però, ha insistito ancora, spiegandomi che un saggio breve è cosa diversa dalla Divina Commedia. Buon argomento, in effetti. Così ci siamo dati un appuntamento per pranzo. Cataluccio è intelligente e io, come tutti i giornalisti, molto vanesio. Al dessert ero già convinto, nonostante la paga fosse scarsina. Ma, in fondo, chi se ne frega dei soldi (fino a un certo punto). Ero davvero contento che qualcuno fuori dal Foglio si fosse accorto delle stupidaggini sul petrolio e sul complesso edipico di George W. che si scrivono in Italia.
In breve: ho dato alla Bruno Mondadori i recapiti di Policy Rewiev e contattato io stesso uno dei due autori, Stanley Kurtz. Ho suggerito alla Bruno Mondadori di aggiungere al libretto anche un paio di documenti, tipo quello che spiegava la dottrina del "primo colpo". Poi sono andato in America e, facilitato dal fuso orario che mi consente il pomeriggio libero da impegni redazionali, mi sono messo a scrivere anziché andare al Parco a contare le papere del giovane Holden. Il testo è piaciuto a Cataluccio, nonostante lui non condivida in pieno la mia tesi che è la seguente: Bush non è un fascista e la guerra al terrorismo fondamentalista è l’ultima tappa delle guerre antitotalitarie che l’Occidente ha combattuto nel secolo scorso, quella contro il nazismo e quella contro il comunismo. L’islamismo e il panarabismo, infatti, sono esportazioni di quei due orrori occidentali, come ha spiegato Bernard Lewis. E’, insomma, una guerra antifascista. Di sinistra.
Il testo è stato letto e corretto, ho accettato alcuni suggerimenti mentre altri no (non ho voluto cancellare un riferimento a Marco Pannella, uno dei pochi che in Italia ripete, inascoltato, queste cose). Ho rivisto le bozze, dato l’ok alla copertina e, ovviamente, al titolo. Che era questo: "Si può esportare l’America? – L’imposizione della libertà come arma di protezione di massa dell’Occidente". Bene.
Due settimane fa ho ricevuto una mail da Cataluccio: il libro non esce più mi scrive l’editore e un suo consulente hanno letto il tuo testo e lo trovano "troppo partigiano e, in particolare, poco introduttivo e non condivisibile in diverse affermazioni, secondo loro non provate". Cataluccio era francamente dispiaciuto e mortificato.
In diverse mail successive non si è capito quali fossero le mie affermazioni "non provate", ma siamo giunti alla conclusione che le cose che ho scritto, che poi sono quelle pubblicate sul Foglio, non erano provate in quanto l’editore e il suo consulente leggono Repubblica e Repubblica quelle cose non le ha mai scritte. Che in America su queste tesi siano stati pubblicati libri e qualche migliaio di editoriali di opinionisti liberal e di sinistra poco importa. Zuccopycat lo ha scritto? No? E allora non è provato. (Forse ora avete capito perché facciamo una rubrica quotidiana su Rep).
Non è finita qui. Quando è stato comunicato alla rete commerciale di Bruno Mondadori che il libro sull’America non sarebbe uscito i venditori sono rimasti di sale perché "pare che il libro sia stato uno dei meglio prenotati degli ultimi anni". Per mettere una toppa alla gigantesca figuraccia, la Bruno Mondadori ha proposto a) di pagarmi ugualmente (e vorrei vedere); b) di mettere su Internet il testo; c) e di scrivere un comunicato stampa così concepito: "La Bruno Mondadori stava per mandare in libreria un volume sul pensiero neoconservatore americano. Il libro conteneva testi di Ken Jowitt, Stanley Kurtz e Christian Rocca. Lo scritto di Rocca ha provocato all’interno della redazione discussioni e dissensi che hanno fatto decidere all’Editore di sospendere per il momento la pubblicazione. Ma è stato però deciso di mettere questo e gli altri testi a disposizione del pubblico nel sito della casa editrice". Boh. Se non pubblicano un libro che provoca "discussioni e dissensi" che cosa mandano in libreria? L’elenco del telefono?
Mi sembrano matti. Ho gentilmente rifiutato l’offerta. E non ho cercato un altro editore, come mi hanno consigliato gli amici, prima di scrivere questo articolo. Per un motivo semplice, non voglio fare la vittima del regime culturale e della censura. Non me ne frega niente. Io il libro non lo volevo fare. E infatti, alla fine, non lo faccio.
17 Giugno 2003