La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, lunedì 28 luglio
2003, avrebbe potuto aprirsi con il titolo "Saddam sfugge
al blitz. Ora ha paura", ma non è successo. Quello
era il titolo del Corriere della Sera, giornale che ormai ha
soffiato a Rep. il ruolo di guida civile del paese (oltre a Magdi
Allam). Il quotidiano di Ezio Mauro, nel pieno del suo Mese II
della Nuova Era Gregaria, Ferina e Forastica, si apriva invece
con un titolo simile. Simile. Mentre dal neo-atlantico corrierone
si è appreso che ora Saddam "ha paura", per
Rep. è come se quel furbastro del rais avesse ancora una
volta beffato gli invasori americani.
L’editoriale in prima pagina è di Susan Sontag, una che
pur pubblicando in Italia per il Cav., si mangerebbe a colazione
George Bush. L’articolo, rubricato "le idee", è
suddiviso in 14 punti. Ecco il primo e il quattordicesimo punto:
"Numero uno. La fotografia è, innanzitutto, un modo
di vedere. Non l’atto di farlo"; "14. Non esiste una
fotografia definitiva". Susan Sontag non è l’unica
radical chic omaggiata ieri da Rep. (Rep. è l’unico giornale
del globo che crede che il radical chic si porti ancora). C’è
infatti un’intera pagina di Silvana Mazzocchi dedicata a Francesca
Marciano, professione scrittrice e sceneggiatrice tra il New
Mexico e Campo dei Fiori. Inizio dell’articolo: "Nelle sue
visioni di bambina aveva un desiderio, sopra ogni altro. Diventare
scrittrice e viaggiare, sola in spazi liberi, aperti, ferini
e autentici". Ferini. L’ultimo libro di Marciano, La Casa
Rossa, è ambientato "in un paesaggio ferino e forastico".
Ferino e forastico. La giornalista di Rep. ci avverte che Marciano
"in città sceglie il centro storico e la folla, ma
altrove predilige i grandi spazi" e, sempre alla giornalista,
le pare "una contraddizione". Quale, di grazia? Provi
a Tor Bella Monaca.
Marciano, "tranne le pause all’estero", fa sapere di
aver sempre "vissuto nel triangolo tra Trastevere e Campo
dei Fiori" (poco ferini, poco forastici) e che non ha l’automobile:
"Giro sempre in bicicletta". Eppure un tempo, nota
la giornalista di Rep., Marciano era tutt’altro che "ferina
e forastica" con quella "giovinezza tutta vissuta nelle
metropoli". Praticamente "una metamorfosi". E’
vero, conferma Marciano, "da ragazza la natura non era il
mio forte. Mentre adesso, da almeno una decina di anni, da quando
sono andata a stabilirmi in Africa e in New Mexico, vivo volentieri
negli spazi isolati, a contatto con la natura. Anche aspra".
Pensate che da Campo dei Fiori al New Mexico, in cattività,
Francesca Marciano abbia avuto problemi? No. "Ci sto senza
timori. Non ho paura della solitudine, né ho paranoia
se vedo un ragno o un serpente". Molto ferino, molto forastico
e, in caso di zanzare, molto Autan chic.
Red. Corr. è stato all’estero e non ha seguito la politica
italiana. Così si è fiondato a leggere le pagine
2 e 3 di Rep. per sapere le ultime dal Palazzo. Eppure non ha
capito di che cosa Rep. stesse parlando. Titolo di pagina 2:
"Castelli: ‘Stilettate alle spalle da chi dovrebbe sostenermi’
". Cioè? Ecco l’occhiello: "Vigilia del dibattito
al Senato, oggi scade l’ultimatum dei centristi. E il ministro
va all’attacco". Di che dibattono al Senato? Il catenaccio,
subito sotto il titolo, non aiuta la comprensione: "Domani
chiudiamo il caso, non accetto minacce". Volete scrivere
che cosa è successo? Il "retroscena" dice che
"I leader cercano il compromesso ma l’Udc pretende il mea
culpa". Su che cosa? L’occhiello confonde le acque: "Berlusconi
chiama dalla Sardegna. Il dibattito in Parlamento potrebbe raddoppiare".
Niente. Proviamo con pagina 3. Ci sono due interviste. Titolo
della prima: "Non c’è niente da chiarire le invii
e basta". Ma che cosa deve inviare? I mea culpa? Titolo
intervista numero due: "Se Berlusconi non c’entra sblocchi
le carte". Altro articolo: "Il Parlamento fa leggi,
non dà interpretazioni". Si capiva di più
la cosa di ferina e forastica.
Imperdibile l’intervista di Roberto Rosso a Oliviero Diliberto.
Attenzione, Diliberto non scherza quando rivendica di essere
"l’unico partito in Europa ad aver stabilito un rapporto
così stretto" con il partito comunista cubano e quando
paragona un terrorista arabo che dirotta una nave per fare cose
ferine e forastiche agli ebrei e un poveraccio cubano che cerca
di scappare dalle cose ferine e forastiche che piacciono a Castro.
E il caso Lupis? Rep. tace. (continua)
29 Luglio 2003