Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 31 luglio 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, mercoledì 30
luglio 2003, avrebbe potuto aprirsi con il titolo "Fini
salva Castelli e le indagini", ma non è successo.
Quello era il titolo del Corriere della Sera, giornale che ormai
ha soffiato a Rep. il ruolo di guida civile del paese (oltre
a Magdi Allam). Il quotidiano di Ezio Mauro, nel pieno del suo
Mese II della Nuova Era Gregaria, Ferina e Forastica, si apriva
invece con un titolo simile. Simile a quello di un tabloid: "Il
dietrofront di Castelli". L’editoriale è di Massimo
Giannini, e va segnalato perché stavolta non ha usato
la frase "moral suasion". C’è anche una "idea"
di Michele Salvati sulla "proposta Prodi" e un lungo
articolo di Federico Rampini (neoRamp.) sulla "vestale della
destra Usa che insidia Hillary in libreria". La vestale
è Ann Coulter e il suo libro è stato già
recensito un paio di volte dal Foglio. La tesi di Rampini può
essere condivisibile o meno, l’unica cosa certa è che
neoRamp. ha preso una cantonata nel definirla per due volte una
"neoconservatrice". Ann Coulter non lo è. Anzi
è parecchio odiata dai neocon. Andrew Sullivan, sul Sunday
Times, l’ha massacrata. Fu cacciata dalla National Review, giornale
a destra dei neocon, perché troppo estremista. E, del
resto, con toni vagamente antisemiti è stata lei stessa
a dirlo. Alla domanda se fosse una neocon ha risposto: "No,
non sono ebrea". La stessa tesi del libro poi, cioè
la difesa del maccartismo, è ripudiata dai neoconservatori,
e basta leggersi qualsiasi articolo del "padrino" del
movimento, Irving Kristol, per sapere che ai tempi, da posizioni
ferocemente anticomuniste, il senatore McCarthy è stato
ripetutamente definito "volgare demagogo", "fenomeno
disgustoso", "senza futuro politico". NeoRamp.
conclude così: "L’America non perso la capacità
di indignarsi né di correggersi". Questo l’America.
NeoRamp. si è indignato, ma Red. Corr. dubita che saprà
correggersi. O pensate che Rep. sia un giornale che ammette gli
errori? Do you remember Lupis Macedonio?
Ieri, in realtà, una piccola correzione Rep. l’ha fatta:
nel furore antiberlusconiano, martedì aveva arruolato
Maurizio Mannoni e il suo Primo Piano al soldo del Biscione.
E, nel titolo, li aveva trasferiti a Canale 5. Ieri, la rettifica:
"La trasmissione va invece in onda su Raitre".
Rep. ha seguito il caso Castelli con tre articoli. Uno è
di Alessandra Longo, perfetta nel suo ruolo di vice Concita De
Gregorio (Conc.). L’articolo è, come si dice, "di
colore". In teoria dovrebbe raccontare un dettaglio del
fatto del giorno, e magari far sorridere. Insomma, è un
tipo di articolo collaterale. In alcuni casi è un danno
collaterale, così almeno ha pensato Red. Corr. quando
ha visto che a pagina tre ce n’era un altro di Liana Milella
sull’interessante tema della fidanzata di Castelli. Eppure, non
avendo consultato verbali né pandette, Milella si è
difesa bene. Il punto però è che l’ex giornale
dell’intellighenzia italiana invece che ragionare, fare campagne,
informare e formare le coscienze dedica pagina due e tre a trascurabili
dettagli. Prendete la vicenda della legge Gasparri sulla tv.
Rep. da settimane scrive che è una porcata. Ma così
facendo non ci crede nessuno. Pare che neanche i republicones
ci credano, tanto da aver confinato la notizia della ripresa
del dibattito a un minuscolo boxino. Gli avversari del Corriere,
invece, ci hanno aperto il giornale, dedicato l’editoriale e
le prime due pagine interne. Altro che descrizione dei vestiti
della fidanzata di Castelli. Insomma, i corrierones anticipano
il dibattito politico mentre i republicones lo subiscono. Successe
già con le notizie sull’accoglienza europea al Cav. In
quel caso Ezio Mauro andò su tutte le furie, e ora?
Altro esempio di ex giornale di qualità: il Cav. è
andato da Putin. Il Corriere racconta che cosa è successo,
Rep. inizia con la notizia che, giunto a Mosca, al Cav. è
venuta fame. Alla fine della prima colonna, senza aver raccontato
niente, l’epitaffio: "Nulla di concreto è uscito
dal vertice".
Caso Telekom Serbia, lo scandalo scoperto e affossato da Rep.
Anonimi pm avrebbero detto che l’accusatore Igor Marini "è
un millantatore". Eppure lo stesso articolo dice che "le
carte" di Marini non sono ancora giunte in Italia e non
le conosce nessuno, nemmeno i pm torinesi. A proposito: un articoletto
a pagina 16 annuncia che Kofi Annan vuol far fuori Carla Del
Ponte. Davanpour non risulta essersi ancora incatenato. (continua)

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