La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 19 agosto 2003, avrebbe
potuto aprirsi con "Calcio, il governo cancella i Tar",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corriere,
giornale repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato
a Rep. il ruolo di guida civile del paese (oltre a Magdi Allam).
Il quotidiano di Ezio Mauro, nel Mese II della Nuova Era Gregaria
si apriva con un titolo simile, simile a quello di un tabloid:
"Calcio nel caos, oggi il decreto". Notare la differenza
tra i due titoli: quello del Corriere, per quanto involuto, descrive
il contenuto del decreto ("cancella i Tar"), quello
di Rep. no ("oggi il decreto"). L’editoriale è
di Maurizio Crosetti, ottima penna dello sport che, causa vicinanza
di banco con Marco Travaglio, eccede in umoralismi alla Michele
Serra e in sfottò al più grande centravanti italiano,
cioè Pippo Inzaghi (ma questa è un’altra storia).
Sulla prima pagina di ieri c’erano due articoli interessanti.
Il primo è di Sandro Viola, l’autorevisionista di Rep.
Il titolo è fantastico, davvero fantastico: "Ma che
noia parlare sempre del Cavaliere". Giusto ma vallo a dire
a Maltese-Bocca-Cordero-Valentini-Riva-D’Avanzo-Rinaldi e a tutti
gli altri republicones. Viola fa un ragionamento onesto. Scrive
che tutti i suoi amici, i conoscenti, "uomini e donne che
amiamo, stimiamo, con cui un tempo trascorrevamo serate piacevolissime",
tutti insieme appassionatamente "intonano l’antifona antiberlusconiana".
Due palle, giustamente. "Non c’è una, una sola sera
in cui non s’abbandonino a quest’incomprensibile deriva".
Suggerimento: invece che frequentare editori, giornalisti e artisti
nel borgo cinquecentesco di Cetona, perché Viola non si
fa due spaghi in una trattoria di Velletri, una margherita in
una pizzeria di Barletta o anche due passi nella piazza di Pordenone?
Lì incontrerà anche gente normale.
Viola non è un berluscones, ma non crede che l’Italia
sia precipitata dalle stelle alle stalle da quando c’è
il Cav. "Alle stelle non ci siamo mai stati scrive
di regola ci siamo tenuti sempre più vicini alle
stalle". Poi Viola fa alcuni esempi, senza fare nomi (li
farà Red. Corr.) di statisti italiani preCav. non proprio
stellari. Un presidente della Repubblica (Giovanni Leone, ndr)
e un ministro degli Esteri (Emilio Colombo, ndr) che ci hanno
fatto fare una figuraccia "tra le rovine di Persepoli".
E, poi, un altro ministro degli Esteri che, un paio di mesi prima
della strage di Lockerbie, "andò a colazione con
Reagan e con il suo segretario di Stato, Shultz", ai quali
giurò che "Gheddafi era un galantuomo, che lui lo
conosceva bene e ne garantiva la correttezza". Una figuraccia
con gli americani, quando invece il Cav. lo portano in palmo
di mano. Ma c’è un particolare. Viola non fa il nome del
padrino di Gheddafi. Ma viene fregato da Bernardo Valli che,
in un altro articolo, svela il segreto di Viola: era Giulio Andreotti.
Valli, infatti, in prima pagina ha firmato un lungo articolo
sul risarcimento libico alle vittime di Lockerbie, e ripete lo
stesso identico episodio raccontato da Viola.
Fallito il tentativo di dare al Cav. la colpa del caldo e della
morte, "la strage", degli anziani (ieri una paginetta
striminzita) Rep. riconosce, 4 giorni dopo, che a New York ora
va tutto bene, ma bene bene. Bene. Però c’è un
lungo articolo di Federico Rampini sulla lobby bushiana composta
da Cheney, Rice e gli altri, cui addossare la colpa del blackout.
E’ sempre lo stesso articolo, se ci pensate. Funziona così:
c’è una guerra? Ramp. scrive che la vuole la lobby petrolifera
di Bush, Cheney, Rice e gli altri. E giù una pagina. C’è
da ricostruire un paese? Facile, Ramp. scrive una paginata sulla
lobby degli affari Bush, Cheney, Rice e gli altri con le mani
in pasta ovunque. L’articolo è sempre quello. Saltano
le valvole, fanno attentati a Riad, crolla la Borsa, bruciano
le foreste oppure si suda un casino, zac, copia-e-incolla e l’articolo
più boxini e fotine della lobby è già bello
e pronto. Non tutte le ciambelle però riescono. Ieri,
per esempio, per dimostrare la malvagità di Bush, il grafico
a corredo dell’articolo attribuiva finanziamenti sospetti al
partito dell’asinello e spiccioli a quello dell’elefante. Soldi
alla sinistra, frattaglie alla destra. Naturalmente non è
vero. Rep. ha soltanto invertito i simboli di partito, errore
da giornale-tabloid. (continua)
20 Agosto 2003