Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 5 agosto 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 4 agosto 2003, avrebbe
potuto aprirsi con il titolo "Pensioni, riforma entro l’anno",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corriere della
Sera, giornale repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha
soffiato a Rep. il ruolo di guida civile del paese (oltre a Magdi
Allam). Il quotidiano di Ezio Mauro, nel Mese II della Nuova
Era Gregaria, Ferina e Forastica, si apriva invece con un titolo
diverso. Più simile a quello di un tabloid che a quello
di un giornale di qualità: "Torna Al Qaeda, Usa in
allarme". Va subito detto che su Rep. di ieri c’erano due
ottime cose. La prima è un editoriale di Thomas Friedman
tradotto dal New York Times. E’ un bel ritorno quello di Friedman
che mancava da molto tempo dalle pagine di Rep., precisamente
da quando sostiene con veemenza l’idea di esportare la democrazia
in Medio Oriente. L’altra cosa buona è la seconda puntata
di un reportage di Mario Vargas Llosa dall’Iraq iniziato domenica.
Lo scrittore peruviano ha raccontato Baghdad e Najaf, Rep. però
domenica ha titolato come se Vargas Llosa avesse voluto sescrivere
una Baghdad che vive peggio di prima. Titoli e sommari: "La
libertà selvaggia di Bagdad"; "Il paese è
senza legge né ordine, i confini sono un colabrodo, la
gente e i marines hanno paura: ma la città torna a vivere";
"Caos, violenza e libertà, la nuova vita di Bagdad".
Il senso dell’articolo, invece, è di segno opposto. Delizioso
il passaggio sulla "ossessione anti-israeliana" degli
iracheni: "Una mattina, dopo una puntata al mercato di libri
usati nella via Al-Mutanabi, entro in un locale a prendere un
caffè quando qualcosa mette in subbuglio gli avventori.
E’ apparso improvvisamente dalla via contigua un signore elegantemente
vestito, circondato da uno spettacolare gruppo di guardie del
corpo con giubbotti neri, occhiali scuri dal design ricercato
e fucili mitragliatori di forma longilinea. Il personaggio in
questione porta una splendida cravatta e un fazzoletto multicolore
infilato nel taschino della giacca (tutti ammennicoli di cui
normalmente non si fa uso a Bagdad con questo caldo). Tra i clienti
del caffè serpeggia un sussulto seguito da un mormorio
sdegnato: ‘E’ l’inviato di Israele’. in realtà, l’imponente
personaggio era l’ambasciatore italiano".
Domenica era il giorno dell’articolessa di Eugenio Scalfari,
il quale ha scritto un programma dell’Ulivo affrontando la sanità,
l’economia, il lavoro, la giustizia, finanche il punto di "una
scuola pubblica che sia luogo di formazione permanente sia per
i discenti che per i docenti". E se i "discenti"
leader dell’Ulivo avessero qualche dubbio, qualche suggerimento
o emendamento, sappiano che con quel po’ po’ di programma scritto
dal "docente" fondatore "se non ce la faranno
la colpa sarà soltanto loro e a quel punto ai suoi capi
non resterà che ammainare le bandiere e tornarsene definitivamente
a casa".
Su Rep. del lungo weekend c’erano altre lezioncine: una di Marco
Travaglio (Trav.) sul caso Sme (raccontato a modo suo, cioè
"più manette per tutti", censurando la versione
simil Cav. di Carlo De Benedetti) e l’altra dell’ex autore della
Rai di Baldassarre, Curzio Maltese, che sul Venerdì è
stato preso a pallonate da Vittorio Sgarbi. E’ successo che Sgarbi
aveva accusato l’ex autore della RdB di aver criticato il Cav.
per essersi rivolto con il "tu" al presidente Ciampi.
L’ex autore aveva negato di aver mai scritto una cosa del genere,
ma Sgarbi, sul Venerdì, ha provato che il 26 luglio 2002
l’ex autore aveva scritto proprio così. L’ex, dopo una
serie di battute che spiegano perché sia un "ex",
ha risposto che intendeva un’altra cosa, chiudendo la replica
così: "Ora, se io proponessi al mio direttore un
editoriale di cento righe a partire da una battuta di Sgarbi
o perfino di Berlusconi, probabilmente verrei prelevato a breve
da due signori in camicie bianco". In camicie Brooks Brothers,
per caso?
Rep. ha costruito le prime tre pagine di ieri sulla "bocciatura
di Bruxelles sui conti italiani". Leggendo l’articolo, scritto
in modo parecchio involuto, si scopre che la differenza tra le
previsioni governative e quelle di Bruxelles è dello 0,2
per cento. Un’enormità. (Il Corriere, giornale repubblicano-ma-non-republicones,
infatti non ha dato la notizia). Va notata un’altra cosa. Il
Corriere intervista ogni tre per due l’islamologo Richard Pipes,
ieri Rep. per invidia ha intervistato Daniel Pipes, il figlio.
Infine Vittorio-Gatto-Copione-Zuccopycat, così come Red.
Corr. aveva notato la settimana scorsa, ha smentito l’articolo
di Federico Rampini sulla scrittrice Ann Coulter: la scrittrice
non piace ai neoconservatori Usa. (continua)

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