La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 11 settembre, avrebbe
potuto aprirsi con "Il mondo dimentica l’11 settembre",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corriere,
giornale repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato
a Rep. il ruolo di guida civile del paese oltre a Magdi Allam
(di Khaled Fouad Allam, invece, non ne vogliono sapere). Il quotidiano
di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese III della Nuova
Era Gregaria, non avendo l’intervista al Segretario alla Difesa
ha dovuto aprire il giornale con un altro titolo: "Bin Laden
sfida gli Usa nel giorno delle Torri". Insomma, il Corriere
sceglie Rummy, Rep. preferisce Osama. Il commento è di
Allam, non di Magdi, un altro. Il secondo editoriale è
di Guido Rampoldi (Rampo II). Queste le sue parole su Osama:
"Vivo, dunque vittorioso sull’iperpotenza impotente".
Questa sì che è analisi.
"I guerrieri binladisti si starebbero catapultando in Iraq
per realizzare lo stesso obiettivo della guerriglia saddamita,
ammazzare soldati americani e intrappolare il simil-impero rumsfeldiano
nel teatro della sua vittoria effimera. Bin Laden può
sperare in una rivincita". Meraviglioso, neanche Zuccopycat
avrebbe potuto fare di meglio: "Intrappolare", "il
simil-impero rumsfeldiano", "vittoria effimera".
"Bin Laden può sperare in una rivincita".
Osama, spiega Rampo II, non può "orchestrare"
la guerriglia irachena "dal nascondiglio in cui si cela".
Se fa un passo o una telefonata, gli arriva un Cruise in testa
(ammesso che non sia già successo). Vero. E allora, come
fa a guidare la guerriglia? Rampo II lo spiega perfettamente:
"Si affiderebbe a una rete di corrieri, ciascuno dei quali
ignorerebbe il percorso compiuto dal corriere precedente. E attraverso
questo canale invierebbe, assai saltuariamente, messaggi vergati
a mano". Dunque, Osama sta nel Waziristan, in montagna.
Da lì manderebbe "messaggi vergati a mano" a
Baghdad. In mezzo ci sono il Baluchistan e l’Afghanistan, poi
tutto l’Iran. In linea d’aria sono oltre tremila chilometri,
seimila andata e ritorno. In linea d’aria. Ma ci sono molte montagne
e per lunghi tratti nessuna strada. Certo, non c’è coda
ai caselli, ma quanti mesi ci vogliono per inviare un ordine?
Il finale di Rampo II è pirotecnico, pronto per il Festival
di Venezia. Osama fin qui non si sarebbe fatto vivo "perché
quello era il prezzo convenuto con chi gli garantiva protezione
e ospitalità. E cioè il fondamentalismo pachistano,
fortemente legato a settori dell’establishment religioso saudita".
E ora? "Se è così, allora qualcuno ha deciso
che il momento è propizio perché bin Laden torni
sulla scena, eroe resuscitato della nuova guerra santa: in Iraq".
Le imbarazzanti cronache sul video di Osama sono aggravate da
un ridicolo grafico che accompagna una grande foto dello sceicco.
E’ l’analisi di Rep. dell’immagine trasmessa da Al Jazeera: i
republicones hanno messo alcune frecce sulla figura di Osama
e hanno evidenziato i seguenti dettagli: "Il bastone",
"il mitra, "la divisa", "le bisacce".
Bene. "Il bastone", scrive Rep. è "un mezzo
di aiuto". Mizzica. Ma c’è un approfondimento: "In
genere segno di comando". Però. Questo "in genere",
ma in questo caso? Pronta la risposta: "In questo caso serve
più semplicemente ad appoggiarsi per camminare".
Un’inchiesta vecchio stile.
E la coperta che Osama aveva sulle spalle? Magari vi sembrerà
un numero speciale di Quark, ma Rep. ha la risposta scientifica
anche per questo mistero: "La coperta sulle spalle è
una protezione dal freddo". Ma come fanno a sapere tutto?
Osama ha anche un mitra: "E’ il segno di volontà
di combattere". Mentre dentro le bisacce "ci potrebbero
essere scorte alimentari".
Su Telekom Serbia c’è una buona intervista di Carlo Bonini,
già autore dello scoop poi insabbiato, a Enrico Micheli.
Bonini è riuscito a metterlo in difficoltà. Bravo.
Ottimo lo scoop in prima pagina di Cristina Zagaria. Si è
finta studentessa per smascherare un impiegato dell’Università
di Bari che chiedeva "sesso in cambio dell’iscrizione all’università".
Rep. è un vero tabloid. (continua)
12 Settembre 2003