Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 14 settembre 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 15 settembre, avrebbe
potuto aprirsi con "il no della Svezia delude l’Europa",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corriere,
giornale repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato
a Rep. il ruolo di guida civile del paese oltre a Magdi Allam
(di Khaled Fouad Allam, invece, non ne vogliono sapere). Il quotidiano
di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese III della Nuova
Era Gregaria, ha aperto con un titolo diverso, simile a quello
di un tabloid o di un albo di Topolino: "Pisanu: Toghe maramalde".
L’editoriale revisionista è del funzionario addetto, Giuseppe
D’Avanzo (Davanpour). L’addetto nega che al G8 di Genova ci "furono
aggrediti e aggressori e che gli aggressori erano le forze dell’ordine",
come ha detto Pisanu. Per Davanpour ci furono soltanto i pestaggi,
addirittura "torture", delle forze dell’ordine alla
scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto. Ma non si è accorto
delle devastazioni, delle molotov, dei linciaggi con travi ed
estintori, degli incendi, delle spranghe e dei miliardi di danni
recati alla città. E si indigna se solo Pisanu osa dire
di averle viste in televisione.
Davanpour è un fenomeno. Domenica, in compagnia del sodale
Carlo Bonini, ha fatto un altro dei suoi scoop, e speriamo che
tra un po’ non se lo faccia insabbiare: il Cav. ­ svelano
i due dipendenti del Carl. ­ ha imbrogliato, non è
vero che non ha mai avuto a che fare processualmente con Renato
Squillante. E’ falso, invece. C’è la prova documentale.
Squillante, dopo un interrogatorio, prosciolse il Cav., difeso
da Previti, da un procedimento (minore, riconoscono correttamente
i due republicones) sulle interferenze causate dai ripetitori
tv di Roma. Bravi, bel colpo. Peccato però che il grande
scoop non sia uno scoop. Non è un fatto nuovo. Il giorno
prima, per esempio, ed era sabato, a pagina 19 di Rep, riga 5
della seconda colonna l’aveva scritto Marco Travaglio: "Nel
1985 Squillante interrogò Berlusconi (difeso da Previti)
in un’inchiesta per abusi nell’emittenza, e subito l’archiviò".
Con gli scoop sono sempre strani a Rep. Stavolta c’è la
prova, d’accordo. Ma un giornale corretto avrebbe scritto: "Ecco
la fotocopia dell’interrogatorio di Berlusconi, di cui già
vi abbiamo raccontato". Invece, no: scoop. Per essere più
chiari: è come se il Fog. dopo aver scritto più
volte che nel libro di Carl. De Benedetti c’è una versione
del caso Sme diversa da quella che oggi raccontano i republicones,
spacciasse come scoop mondiale la fotocopia della pagina del
libro.
Caso Telekom. Impareggiabile Rep. Venerdì sono arrivate
le carte di Igor Marini in Commissione. Ma mentre tutti i giornali
italiani, tranne l’Unità, scrivevano di un presunto riscontro
documentale alla tangente (non ai destinatari), Rep. ha titolato
così: "Telekom, carte senza nomi". Scrive Rep.
che "tra i documenti" ci sono soltanto "bollette
insolute e ricevute di taxi". Il cronista Alberto Custodero
non ha trovato altro, al contrario dei suoi colleghi. Domenica,
ancora niente. Nei titoli, nei sommari e nell’articolo, stavolta
di Claudia Fusani, non si dice che tra le carte c’era un documento
che certificava un passaggio di 120 milioni di dollari. A un
certo punto dell’articolo, però, tra parentesi (ripetiamo:
tra parentesi) si legge: "Marini e i suoi sodali (Paoletti,
Persen e Mares le cui dichiarazioni sull’operazione di trading
da 120 mila dollari sul conto Zara sono confermate dalle carte
arrivate dalla Svizzera)". Sono "confermate" e
lo mettete tra parentesi? Sempre a insabbiare gli scoop? E poi:
perché Claudia Fusani ha scritto "120 mila dollari",
quando invece erano 120 milioni di dollari? Refuso, lapsus o
il solito insabbiamento?
(continua)

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