La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 17 settembre, avrebbe
potuto aprirsi con "Sì alle riforme, più potere
al premier", ma non è successo. Quello era il titolo
del Corriere, giornale repubblicano-ma-non-republicones che ormai
ha soffiato a Rep. il ruolo di guida civile del paese oltre a
Magdi Allam (di Khaled Fouad Allam, invece, non ne vogliono sapere).
Il quotidiano di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese
III della Nuova Era Gregaria, ha aperto con un titolo simile
a quello di un tabloid: "La riforma di Berlusconi".
L’editoriale è di Massimo Giannini, il giornalista addetto
a complicare le cose facili. Anziché commentare il merito
della riforma del Cav., bella o brutta che sia, ci tiene a far
sapere che "il presidente della Repubblica sparge cemento
fresco alle fondamenta dello Stato laico e repubblicano".
Giannini spiega che "c’è un urto, via via più
serrato, fra la tracotanza del primo e la resistenza del secondo".
Ma andiamo al merito. Giannini accusa il Cav. di essere stato
un potenziale eversore della Repubblica perché fin qui
voleva il presidenzialismo. Anatema. Ora, però, il Cav.
è per il premierato ha ripudiato l’orrido presidenzialismo.
"Berlusconi scrive Giannini sembra averlo capito.
Non si spiega altrimenti la svolta contenuta nel disegno di legge
sulla riforma istituzionale". Giannini secondo voi è
contento? No, anche con il premierato il Cav. "sovverte
il delicato equilibrio dei poteri istituzionali". Troppo
potere al premier, pochissimo al presidente della Repubblica.
Diavolo di un Giannini. Ora spiega che "il presidenzialismo"
invece "aveva una sua oggettiva coerenza". Qualcuno
dirà: ma Giannini non è lo stesso che ogni due
giorni scrive che il Cav. manovra per andare al Quirinale? Sì,
è proprio lui. E, infatti, si chiede: "Perché
mai Berlusconi, proiettato verso il Colle a fine legislatura,
dovrebbe mettere la sua firma su una riforma che, in prospettiva,
lo vedrebbe assurgere non al ruolo di un moderno Giulio Cesare,
ma di un timido re travicello?". Già, perché
mai. Giannini ha la risposta pronta: "Berlusconi rinuncia
a lanciare la sfida a Ciampi nel 2006, perché ne intuisce
il vantaggio di popolarità che, in un eventuale duello
elettorale per una presidenza della Repubblica votata dal popolo,
lo vedrebbe soccombere". Ah, per questo. "Per questo,
invece che rafforzare il mandato e i poteri del Quirinale, prova
a potenziare quelli di Palazzo Chigi". Ci scusi, caro Giannini,
ci spieghi: se il Cav. teme di soccombere nel "duello elettorale
per una presidenza della Repubblica votata dal popolo",
e sarebbe per questo che depotenzia il Quirinale, perché
mai dovrebbe essere certo di vincere, invece, il duello elettorale
per un Palazzo Chigi potenziato. Vince o perde a seconda della
sede? Red. Corr. vorrebbe capire, davvero. Vedremo se riuscirà
a spiegarlo Khaled F. Merlo.
Ottima l’intervista di Alberto Flores d’Arcais a Thomas Friedman,
specie perché manda al macero un migliaio di editoriali
di Rep. su Iraq, Francia e America.
Michele Serra, umoralista di Rep. nonché teorico della
Difesa della Razza e della Differenza Antropologica tra l’uomo
di sinistra e il resto del mondo, ieri ha scritto una delicata
ode agli scioperanti della spesa: "Per la prima volta, almeno
in Italia, il gesto quotidiano di spendere ha perso la sua innocenza
routiniera ed è diventato oggetto di una diffusa e salutare
discussione di massa". Bravo, basta col consumismo. Poche
pagine più in là, numero 31 per la precisione,
il medesimo umoralista firma un articolo con questo titolo: "Io
al volante di un’Ibrida, vado piano ma mi guardano come avessi
una Ferrari". Pubblicità redazionale ("era una
Toyota Prius") o invito alla spesa folle ("Il prezzo
a causa della doppia motorizzazione è più alto
del venti per cento rispetto a un analogo modello non ibrido")?
L’umoralista, dopo aver risparmiato al supermarket e inneggiato
all’austerità a pagina 1, alla 31 pare uno del club canottieri
di Previti: la macchina che consiglia gli sembra "un motoscafo
che si trasforma in barca a vela". Consumate consumate,
meno provoloni ineleganti e detersivi da lavandaie, più
auto radical chic: "E dunque come mai se la tecnologia è
disponibile da diverso tempo, delle ibride si è parlato
così poco e le si è acquistate anche meno?".
(continua)
18 Settembre 2003