La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 1 settembre, avrebbe
potuto aprirsi con "Fassino: la mia verità su Telekom",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corsera, giornale
repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato a Rep.
il ruolo di guida civile del paese (oltre a Magdi Allam). Il
quotidiano di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese III
della Nuova Era Gregaria, ha aperto con un titolo simile a quello
di un tabloid: "Scontro frontale su Telekom".
Ma c’è un’urgenza Allam. Fate attenzione. Sapete già
che Magdi Allam se l’è pappato il Corriere della Sera.
Sapete anche che, con una delle mosse più ridicole nella
storia del giornalismo mondiale, i vertici di Rep. hanno avuto
l’ideona di affidare gli stessi spazi e gli stessi temi arabo-islamici
di Magdi non a un altro esperto ma a un altro Allam, a Khaled
Fouad Allam per la precisione. Come se al posto di Michele Serra
avessero preso il prefetto Serra, insomma. Oppure Antonella Clerici
in vece di Gianni Clerici, o Massimo Bonini, l’uomo che nella
Juve correva per Platini, da affiancare a D’Avanzo. Allam, dunque.
Solo che, sabato, nell’articolo di prima pagina a commento della
morte dell’ayatollah sciita Bagher al Hakim, l’altro Allam ha
sbagliato ayatollah. Ha confuso l’ayatollah assassinato, Bagher
al Hakim appunto, con suo padre Muhsin al Hakim. In prima pagina.
Nell’editoriale principale. Nell’ex giornale di qualità.
L’altro Allam ha descritto nei particolari la vicenda politica
e religiosa di quello che lui crede essere l’ayatollah assassinato,
ha fatto precisi riferimenti agli anni Sessanta (quando Bagher
però aveva vent’anni), ma con tutti questi ayatollah con
la barba bianca s’è confuso e ha parlato del papà
anziché del figlio (deve essere l’aria di Rep: una volta
Zuccopycat, autore ieri di un ottimo articolo macchiato soltanto
da un paio di errori di spelling, confuse Robert Kagan con il
padre Donald).
L’indomani, a pagina due, un altro incredibile strafalcione a
causa della perdita di Magdi Allam: "A cominciare dal martirio
nel 680 dell’imam Hussein, venerato dagli sciiti, un delitto
attribuito ai wahabiti". I republicones hanno sbagliato
data. Ma non di un anno, né di un lustro e neanche di
una decina e neppure di una ventina d’anni. Hanno sbagliato di
un secolo, forse? Di più, di più. Due, tre, quattrocento
anni? No, i republicones hanno sbagliato di 1100 anni (mille
e cento, undici secoli). Hussein è stato ucciso nel 680,
ma il wahabismo è nato nella seconda metà del 1700
(Al Wahab è morto nel 1792). Ci fosse stato il vero Allam,
ai lettori di Rep. sarebbe stato risparmiato anche Meo Ponte,
secondo il quale Bagher "aveva accettato di far parte del
consiglio di governo iracheno". E’ vero? No, non è
vero. Quello è il fratello dell’ayatollah ucciso, non
si chiama Bagher, ma Abdul Aziz. Insomma, un disastro.
Completato oggi dall’inenarrabile notizia di pagina 11: "Un
articolo inedito di Kelly: Saddam pericolo modesto". Modesto?
Diceva questo l’articolo dello scienziato inglese riportato ieri
dai giornali di tutto il mondo? No, diceva l’opposto. Kelly,
nell’articolo dell’Observer, sosteneva che "l’uso della
forza militare appare l’unica via per disarmare davvero l’Iraq".
Un falso, insomma. Come falsa sarebbe la notizia che Rep. è
un "pericolo modesto" per il giornalismo mondiale.
(continua)
2 Settembre 2003