Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 3 settembre 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 2 settembre 2003,
avrebbe potuto aprirsi con "La politica non sia urto primordiale",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corsera, giornale
repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato a Rep.
il ruolo di guida civile del paese oltre a Magdi Allam (di Khaled
Fouad Allam, invece, non ne vogliono sentir parlare). Il quotidiano
di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese III della Nuova
Era Gregaria, ha aperto con un titolo diverso: "Pensioni,
il governo va avanti". Buona la cronaca, ottimo l’articolo
sull’accordo "più vicino" scritto da Luisa Grion.
Un po’ meno lucido il commento di Luciano Gallino, non a caso
rinviato a pagina 17. Più che un editoriale è "un
dizionario dei termini principali" della riforma delle pensioni.
Le eccitanti voci sono di questo tipo: "Decontribuzione",
"disavanzo del sistema pensionistico", "flessibilizzazione
del lavoro", "tasso di dipendenza economica",
"tasso di passività". La notizia peggiore però
è un’altra, si trova nelle ultime righe dell’articolo:
"A mano a mano che la riforma della previdenza ideata dal
governo procederà, al lume dei concetti sopra definiti,
la redazione del presente dizionario si impegna a fornirne edizioni
aggiornate". Speriamo di no, al lume dei concetti.
Fantastica la pagina 10: dopo la querela del Cav. a Piero Fassino
(al quale Rep. non ha ancora recensito il libro), i republicones
fanno l’elogio dell’immunità parlamentare. "Il caso",
scrivono, è questo: "Ma ora la Quercia invoca lo
scudo dell’insindacabilità". Ci potete credere che
Rep. invoca l’immunità? C’è anche un box in grigio
che recita punto per punto l’articolo 68, quello che il miglior
reporter investigativo di tutti i tempi, Marco-magicmoment-Travaglio,
considera una "vergogna". (Anche da queste parti è
giudicato una vergogna, ma per il motivo opposto).
A onore di Rep. e di Massimo Giannini va detto che lunedì,
in prima pagina, si poteva leggere che la reazione anti Cav.
di Fassino era "sbagliata nella forma". Non è
un appunto da niente, in effetti. Il resto dell’articolo, però,
era di segno opposto. Quella del Polo su Telekom Serbia, ha scritto
Giannini, è "un’offensiva strumentale". Va bene,
ma leggete qui: "Offensiva intollerabile, perché
usa il semplice sospetto di un impeachment giudiziario come prosecuzione
della politica con altri mezzi". Cioè, quello che
ha fatto Rep. negli ultimi 10 anni. Ancora Giannini: "Con
il rischio (o l’obiettivo?) di delegittimare le classi dirigenti
avversarie". Alt. Caro Giannini, può ripetere per
favore? Ha scritto davvero che con il sospetto giudiziario si
rischia "di delegittimare le classi dirigenti avversarie"?
Il magic reporter dalle manette pulite è stato avvertito?
E, per dirla con Gallino, "al lume dei concetti sopra definiti",
che ve ne fate delle ultime dieci annate di Rep? Ma, attenzione,
il rischio segnalato da Giannini non si ferma "alle classi
dirigenti avversarie", si estende alle "più
alte cariche dello Stato e le più importanti istituzioni
comunitarie". E fatelo ‘sto cavolo di Lodo Schifani, no?
Ieri non c’erano articoli di Khaled Fouad Allam, e quindi non
sono stati confusi gli ayatollah. In compenso, Rep. ha scelto
di non dare importanza alla nomina del governo provvisorio iracheno.
Strano, visto che, invece, ha pubblicato un’intervista a Dominique
de Villepin con questo titolo: "Villepin: per la sicurezza
sovranità agli iracheni". Cioè, più
spazio a chi chiede sovranità per gli iracheni, e meno
agli iracheni che iniziano a esercitare la sovranità.
Sono fatti così. Il caso Kelly lo dimostra. Rep. fa informazione
completa a giorni alterni. Ieri ha deposto la vedova dello scienziato,
che ha accusato il governo. Rep. le ha dedicato due pagine. Il
giorno prima c’era la lettera di Kelly favorevole alla guerra,
ma Rep. gli aveva dedicato un boxino che, peraltro, stravolgeva
la notizia. Ogni giorno così. Non esattamente un giornale
di qualità.
Meno male che c’è Natalia Aspesi, Lady Asp., sul film
di Bertolucci: "Siccome c’è il primo piano del pene
di Michael Pitt e gesti di grande intimità che anche alla
pur corazzata Mostra hanno turbato qualcuno che di quelle cose
lì ha perso il ricordo". Al lume dei concetti sopra
definiti. (continua)

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