La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 3 settembre, avrebbe
potuto aprirsi con "Bossi: pensioni solo dopo il federalismo",
ma non è successo. Quello era il titolo del Corsera, giornale
repubblicano-ma-non-republicones che ormai ha soffiato a Rep.
il ruolo di guida civile del paese (oltre a Magdi Allam). Il
quotidiano di Ezio Mauro, detto anche Al Jamurya, nel Mese III
della Nuova Era Gregaria, ha aperto con un titolo simile a quello
di un tabloid: Telekom, veleni su Ciampi".
Red. Corr. si è precipitato sull’articolo di Giuseppe
D’Avanzo (Davanpour), autore dello scoop su Telekom Serbia, poi
insabbiato. Davanpour ricostruisce la storia dal primo testimone-bufala
sul caso Telekom Serbia, tal Favaro: "L’operazione avan
spettacolo comincia in quel momento, a ben pensarci". A
pensarci meglio è cominciata un po’ prima, proprio con
gli articoli di Davanpour. Rep. ha un problema mica da ridere:
ha fatto uno scoop mondiale, poi lo ha insabbiato e ora scrive
20 articoli il giorno per spiegare che tutti quelli che confermano
il suo scoop sono cialtroni. Bene, sono cialtroni. Ma quello
che avete scritto voi, è vero o no? Non si capisce. Carlo
Bonini, il bravo coautore dello scoop insabbiato, scrive un’intera
pagina ma non affronta il problema. Davanpour, invece, dedica
alla contraddizione l’ultima colonna del suo lungo articolo:
"L’affare Telekom lo si può sintetizzare in qualche
domanda che è sul tavolo da due anni". Bene, e qual
è la sintesi di Davanpour? Eccola: "A chi e perché
finì davvero il 3 per cento dell’importo complessivo dell’acquisizione"?
Magari avrebbe usato la parola "tangente" ma Davanpour
sembra spiccicato Taormina. Ancora sintesi: "Perché
Milosevic commentò questo pagamento con la frase ‘questi
mafiosi italiani’?". Vi pare Davanpour o Maurizio Belpietro?
"Chi nel governo – sintentizza ancora Davanpour – diede
il nullaosta politico a Tomaso Tommasi di Vignano, capo della
Telecom, azienda pubblica?". Non vi pare Schifani? Più
in là, Davanpour scrive che servono "chiarimenti"
che "chi era al governo allora avrebbe fatto bene a fornire
tempestivamente". Come Bondi, Davanpour "chiama in
causa" Ciampi. Ancora: "E Dini? Non ha saputo mai nulla
e ha appreso dell’affare soltanto dai giornali, come ha dichiarato
e dichiara?". Tranquilli non è Paolo Guzzanti, è
sempre Davanpour. E Fassino? Eccoci: "E Fassino, che riceve
i dispacci allarmati dell’ambasciatore di Belgrado, ne parlò
con Dini?". Praticamente un burattinaio, il Davanpour.
Scrive ancora il capo segugio che Rep. aveva "indicato le
società off shore di Milosevic", ma quei cattivoni
del Polo hanno preferito cercare "risposte nelle parole
di truffatori" e così "un concreto, sereno e
rigoroso accertamento dei fatti si è allontanato, si è
spento". Ah, per questo. Non si capisce però, davvero,
il motivo per cui Rep. che sapeva tutto, comprese le società
off shore di Milosevic, non abbia fatto il "concreto, sereno
e rigoroso accertamento dei fatti" che aveva scoperto di
suo. Davanpour, perché hai lasciato che si allontanasse,
che si spegnesse? Eri, come scrivi a proposito dei berluscones,
"alla ricerca di qualche merito da sventolare alla presenza
del capo che, compiaciuto, deve aver seguito seguito" il
tuo "lavoro"? (continua)
4 Settembre 2003