La
prima pagina dell’organo dei Radical In, cioè la Repubblica
(Rep.) di ieri, 14 ottobre, si è aperta con "Mafia,
Violante contro il premier". Ieri Rep. non aveva idee. Non
solo non aveva idee giornalistiche, ché quello di ieri
era uno dei numeri più noiosi degli ultimi mesi. Non aveva
idee sul caso Violante, sul tema cui ha dedicato il titolo d’apertura.
Eppure i presunti rapporti mafia-Cav. sono argomento sul quale
Rep. ha scritto centinaia di editoriali di manettari, mozzaorecchie
ed ex autori della Rai di Baldassarre. Ieri, invece, niente.
Rep. non ha commentato le parole di Violante, non c’è
stato nessuno che abbia detto qualcosa, una parolina, un corsivetto.
Gaffe, verità, provocazione, minchiata col botto. Zero.
Al momento non è possibile dire se questa presa di distanza
sia reale o semplicemente dettata dall’imbarazzo. Vedremo oggi.
C’è però un articolo di Giorgio Bocca, Georges
Bouche, magnificamente pulp. Non si capisce di che cosa parli,
ma sprizza astio da ogni virgola. Esempi: "E’ tempo di corruzione
sistemica, universale, morale. Chi non ruba è un perduto,
un disadattato, un eretico del dio denaro. Il modello vincente
è quello di Vespasiano che alle obiezioni su una tassa
sull’urina puzzolente gli ricorda: Pecunia non olet". Di
che diavolo parla? Boh. Vediamo: "Comincerei dalla scomparsa
dei controlli di classe. Nel primo dopoguerra i figli dei proletari
tiravano uova sulle automobili di lusso dei ricchi che andavano
alle prime teatrali. Erano le sacre rappresentazioni dell’odio
e magari dell’invidia di classe, ma anche un monito a rispettare
le regole elementari della convivenza sociale". Ancora:
"Da quando gli dei ‘se ne sono andati’ con la fine dell’utopia
comunista, controlli sociali e regole sono scomparsi: i ricchi
non si nascondono più nelle loro ville, non alzano più
il ponte levatoio dei loro castelli, stanno tutti in bella vista".
Ma che dice? "L’unica industria italiana in piena espansione
è quella delle barche che costano sopra i cento milioni,
il locale notturno più ambito è il più costoso,
il mio conterraneo Flavio Briatore lo ha capito fra i primi".
Ecco, Briatore. "Nella sorpassata, immoralissima società
borghese chi faceva bancarotta si suicidava, nella nostra dove
il denaro non solo non olet ma profuma, anche quelli presi con
le mani nel sacco se ne vanno in giro a testa alta". Alt,
Bouche sta dicendo che rimembra ancora i bei tempi di quando
chi riceveva un avviso si suicidava? Sì: "C’è
una grande, diffusa commozione per quei suicidi di Mani Pulite
che non lo sapevano, non lo avevano intuito". Secondo Bouche,
infine, il governo Bush "conta fra i suoi ministri alcuni
fra i petrolieri, fabbricanti di armi, e finanzieri più
corrotti e corruttori". Che si suicidino, diamine.
Ottimo invece l’editoriale di Ralf Dahrendorf, il quale spiega
due cosette sugli eserciti di liberazione.
Umoralista, come al solito, il teorico della superiorità
della razza di sinistra, Michele Serra. Ieri era indignato con
la "copertina di un nuovo mensile maschile". Tette
e pecette. I vertici republicones, però, gli hanno piazzato
la pubblicità della medesima copertina tette e pecette
proprio di fianco al suo centimetro quadro di dimensione artistica.
(continua)
15 Ottobre 2003