La
prima pagina dell’organo dei Radical In, cioè la Repubblica
(Rep.) di ieri, 15 ottobre, si apriva con "La Lega all’attacco
di Ciampi". In prima pagina c’era il solito bell’articolo
di Francesco Merlo, il giornalista che ha portato un po’ di Corriere
sulle pagine del tabloid romano. Merlo è un terzista,
posizione civile intermedia che fa imbufalire Eugenio Scalfari.
Per lui i terzisti sono traditori. Per fortuna c’è Ezio
Mauro, il quale lemme lemme dopo aver messo il bavaglio
a Marco Travaglio ora sta depotenziando l’ex autore della Rai
di Baldassarre, Curzio Maltese. Andrà a finire che Kurz.
passerà all’Unità, giornale d’elezione per i pensionati
del Corriere e per gli impresentabili di Rep.
Merlo le ammolla a tutti. Anche al Cav., ma senza demonizzarlo.
Tanto che scrive che siamo il paese dove "berlusconismo
e antiberlusconismo sono come la corda e l’impiccato, sono gli
opposti sodali". Una faccia una razza. Perfetto. A volte
sono anche controparti processuali.
A proposito di berlusconismo. Alessandra Longo ha scritto un
articolo sui giornali berluscones nel quale ci fa la grazia di
non inserire il Foglio tra i fogli al servizio del Cav. Le sue
stilettate sono tutte per il Giornale, Libero eccetera. Non era
mai successo, almeno fino all’arrivo di Merlo. E’ cambiato qualcosa
o, semplicemente, se Longo avesse inserito il Foglio tra i berluscones
il suo articolo "sui giornali filo-premier" che su
ordine del Cav. attaccano Fini per il voto agli stranieri non
avrebbe più avuto senso?
C’è il solito articolo di Claudio Tito con i virgolettati
del premier. Il premier, però, non ha parlato con Tito.
Allora come ha fatto Tito a scrivere quelle frasi? Chi gliele
ha dette? Tito di notte va a cantare ad Arcore? Vi sembra corretto
attribuire con precisione virgolettata frasi a qualcuno che non
si è sentito? Per i giornali tabloid sì. Ma il
giornalismo di qualità broadsheet, direbbe da Londra
lo sleeper Enrico Franceschini è un’altra cosa.
Altra cosa ancora, poi, è cambiare nei titoli le frasi
contenute negli articoli. Ieri è capitato a Emilio Colombo,
il quale a proposito del Cav. e di De Gasperi ha detto: "Non
è semplice proclamarsi figli di un padre così".
Nel titolo di Rep. la frase è diventata: "Silvio
non si proclami figlio di tanto padre". Da "non è
semplice proclamarsi" al diktat: "Non si proclami".
L’umoralista Michele Serra è il nuovo Bocca. S’indigna
ogni tre minuti. L’altro ieri ce l’aveva con la pubblicità
osé di un giornale per soli uomini e ieri ha ricevuto
la lettera del direttore del giornale in questione: "Il
nuovo Maxim è nato anche leggendo le tue Amache
ha scritto Andrea Monti Michele siamo dalla stessa parte
E’ una battaglia difficile". Serra ieri ha anche scritto
un editoriale, ovviamente indignato, contro le pubblicità
"erotiche o ripugnanti" che passano in tv: "E’
come se l’immaginario fosse talmente satollo, lo sguardo pubblico
talmente abbagliato dalle troppe luci, che per estorcere uno
spiraglio d’attenzione ormai si ricorre allo choc, all’effrazione
plateale, con il piccolo schermo diventato una vetrina da spaccare,
e noi le merci esposte da rapire". E, ancora: "Il troppo
stroppia, insomma, gli orgasmi da schiuma da bagno e le ciucciate
di mottarello fanno sembrare il piacere la più comune
delle noie, e i capezzoli pizzuti, dagli e dagli, cavano gli
occhi. Piantatela, no?". Piantatela, ve lo dice chi fece
mettere in mutande Gianni Morandi in prima serata tv.
Un paio di cose buone. Un’intervista di Marco Politi al card.
Camillo Ruini (Red. Corr. però non l’ha letta, ma è
un colpo) e la portentosa stroncatura del nuovo libro di Andrea
Camilleri, a cura di Stefano Malatesta: "Parla, al solito
della Sicilia. Gli scrittori emiliani non ambientano sempre le
loro storie nella Piazza Maggiore di Bologna, e uno scrittore
marchigiano ogni tanto prova a fare deambulare i suoi personaggi
anche al di là di Ancona". Ancora: "Per dirla
in breve, mi sembra che Andrea si sia imbarcato in un genere
difficilissimo, quello del romanzo di scrittura"; "Il
risultato, come avrebbe detto Moravia, è una pignoccata";
"Ho avuto l’impressione di un tradimento letterario";
"Risulta molto meno divertente da leggere". (continua)
16 Ottobre 2003