La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 2 ottobre, si è
aperta con "Un freno alla legge Gasparri". A Red. Corr.
non frega niente di recensire i servizi di Rep. sulla legge Gasparri.
A Red. Corr. interessa soltanto il secondo articolo di maestro
Francesco Merlo. L’articolo è sotto il titolo. Con grande
evidenza, come spetta ai fuoriclasse. Già dal titolo,
Red. Corr. ha capito di aver sbagliato a ironizzare fin qui su
don Francesco: "L’ultima epidemia, l’ossessione della diretta".
Perfetto. E’ Francesco Merlo allo stato puro, e non un clone
fabbricato in laboratorio da quei burloni dei vertici di Rep.
Non è Khaled Fouad Merlo, è proprio Francesco Merlo
nostro. Cari sindacalisti, dice loro don Francesco, è
inutile che scimmiottate il Cav. perché lui "con
la gabbia virtuale in qualche modo ci sa fare, sa bene predicare,
sa vendere e incantare anime, mentre al contrario le manifestazioni
di massa in diretta tv sembrano scene del film Mosé, comparsate
di folla, con la classe che, passando per il tubo catodico, diventa
telemassa, e mai la solidarietà riesce a bucare il video".
Mai, anzi "tutti ricordiamo, con un crampo allo stomaco,
certe interminabili dirette tv su Rai3". Il Maestro è
impagabile quando piazza la seguente frase per motivare il "crampo
allo stomaco" che lo coglie di fronte ai cronisti del Tg3
che interrompono per dire: "Scusate, qui c’è Nanni,
ho visto Nanni". Chissà cosa ne pensa l’aeda morettiana
di nome Conc. De Gregorio.
L’altro ieri a Rep. è successa una cosa spiacevole, un
inconveniente redazionale che purtroppo può capitare in
qualsiasi giornale. Se ne è accorto Adriano Sofri che
ieri, in un boxino, ha spiegato che "un disguido tecnico
ha estratto dall’archivio un mio articolo su uno sciopero in
carcere in attesa di indulti, già pubblicato un anno fa,
e l’ha ripubblicato martedì scorso". Errare è
umano, ma perseverare è diabolico. Anche ieri, infatti,
Rep. ha ospitato un articolo già edito un migliaio di
volte. Titolo: "Lo scudo del Cavaliere" di Curzio Maltese,
ex autore della Rai di Baldassarre. Sempre gli stessi improperi
di ogni tipo che, c’è da giurarlo, saranno ristampati
la settimana prossima o tra un anno. Nel finale dell’articolo
dell’ex autore della Rai "militarizzata", c’era però
una novità. Anzi uno scoop mondiale, ingiustamente confinato
nelle ultime righe: "Il sindaco di New York, Bloomberg
scrive l’ex autore appena eletto si è sbarazzato
della sua piccola televisione economica". Lo scoop non è
sulle dimensioni dell’impero editoriale di Bloomberg, che è
meglio lasciar perdere, ma sul fatto che il sindaco se ne sia
"sbarazzato appena eletto". Qual è la fonte
di Kurz? Chi glielo ha detto? Dove l’ha letto? Neanche Rep. ha
mai scritto una boiata di questo tipo (Mayor Mike si è
soltanto dimesso da presidente, e come il Cav. resta "mero
proprietario" della sua tv). Eppure la balla ieri compariva
sull’editoriale di prima pagina di un giornale che si vuole serio.
Ma c’erano anche un terzo e un quarto caso di articoli già
pubblicati: il semestrale "viaggio" di Conc. dentro
Forza Italia e un corsivo risalente ai primi anni 70 dell’umoralista
Michele Serra in un elogio della vita e delle opere di Giuseppe
Dozza, il sindaco stalinista-riformista di Bologna.
Se le idee scarseggiano, le cose buone non mancano. Per una volta
la titolazione, almeno la titolazione, del caso Telekom Serbia
è da giornale serio: "Trantino e i dubbi su Marini:
ma il caso Telekom rimane". Alberto Flores D’Arcais, a differenza
dello sleeper londinese, ha scovato un altro interessante caso
sul rapporto tra la religione, la legge e lo Stato americano.
Infine Piero Ottone (Brass). Va letto integralmente, con gli
amici. Il punto è che crede davvero di raccontare la società
europea attraverso i relais & chateau, le coppe di champagne,
l’auto decapottabile, "le tavole bene apparecchiate, tovaglie
candide, bel vasellame, posate lucenti, qualche fiore".
La classica "inchiesta di un certo stile". A un certo
punto scrive di aver "trovato una novità" nelle
autostrade: "Di tanto in tanto, lungo il bordo delle strade,
vedo uno schermo, sul quale mi si segnala la velocità
alla quale sto viaggiando". E non poteva guardare il tachimetro?
(continua)
3 Ottobre 2003