Tutti, tranne il direttore di questo giornale, mi chiedono: ma come fai? ma quanto lavori? ti pagano? A tutti, compreso il direttore di questo giornale, spiego che a) non è particolarmente faticoso; b) lavoro lo stesso numero di ore della mia vita pre blog; c) non mi pagano. Funziona così. La mattina arrivo al posto di lavoro, accendo il computer e cerco materiale sui giornali internazionali e sui siti che mi piacciono. Ma non per il blog, per Il Foglio. Le cose che non vanno bene per il giornale che mi paga, le metto su Camillo che non mi paga. Le altre, quelle che vanno su queste quattro paginette, le uso per articoli, traduzioni, idee eccetera. Che poi escono sul Foglio, ma anche, in contemporanea, sul blog. Più si cerca, più si trova. Ed è per questo che il blog, anzi la vanità del giornalista che ha un blog, aiuta a svolgere meglio il lavoro regolarmente retribuito. Se hai un blog, se sei dunque malato di protagonismo come lo sono tutti i giornalisti, sei più portato a cercare notizie. Ti viene più voglia di lavorare, perché appunto quelle che scarti ti fanno fare una bella figura sul blog. Per questo, se io fossi direttore, imporrei a tutti i miei giornalisti di tenere un diario informatico (sempre del blog sto parlando). E, da direttore umano, li retribuirei. (Escluso, ndd).
A meno che non succeda quello che è capitato ai giornalisti di Rep. Alcuni republicones hanno avuto, con un po’ di ritardo, la nostra stessa idea. E si sono aperti un blog, mica belli come i nostri, ma insomma. Nei loro blog, però, il lettore che arriva sul sito ha la possibilità di lasciare un commento a quello che il giornalista-blogger ha scritto. A volte partono discussioni interessanti, spesso capita che alcuni lettori guastatori prendano di mira i poveri blogger con contumelie e provocazioni. Va a finire, come è successo ai republicones, che sono costretti a impiegare l’orario di lavoro per rispondere ai pazzi e cancellare gli insulti. E’ la cosiddetta "forumizzazione" dei blog, fenomeno particolarmente inviso a Luca Sofri.
I lettori di Camillo sono un migliaio il giorno (meno nel weekend), e molti di loro se vogliono commentare le idiozie ivi contenute, usano il loro blog. Lo fanno a casa loro. Se fossi direttore, però, una misura antiblog la prenderei: vieterei ai non titolari, come la signorina qui di fianco, di sprecare ore di lavoro per frequentare i blog da mane a sera al solo scopo di dire che signora-mia-sono-il-borsello-del-2000, e poi scriverci articoli. Che, poi, alla fine sono gli unici a essere pagati.
Christian Rocca
www.ilfoglio.it/camillo
14 Ottobre 2003