Il 10 dicembre si terrà a Baghdad una grande manifestazione irachena contro il terrorismo arabo, fondamentalista e saddamita. Ci sta lavorando il Consiglio governativo iracheno, cioè l’organo più rappresentativo della storia del paese, insieme con i sindacati, i consigli provinciali per la prima volta scelti liberamente, i principali leader tribali, molti membri del clero, i partiti politici e varie organizzazioni civili e sociali del nuovo Iraq libero. Ovviamente in Occidente non se ne sa niente, e in realtà neanche nel mondo arabo. Le tv del Golfo e del Medio Oriente preferiscono invece dare grande spazio, e dirette-fiume come neanche Raitre, alle manifestazioni pacifiste di Londra. La notizia però circola sul web, su alcuni dei dodici siti Internet, weblog, che sono stati aperti dal giorno della caduta di Saddam. I dettagli si trovano su "Healing Iraq", "guarire l’Iraq", il diario web scritto da Zeyad, un ragazzo di Baghdad la cui famiglia originaria del triangolo sunnita a nord della capitale era ben introdotta nel sistema di potere saddamita. Zayed è pessimista, teme – e li giustifica che i suoi compaesani abbiano paura, nonostante le rassicurazioni del ministero dell’Interno. In Iraq, spiega, non c’è tradizione di manifestazioni libere, erano tutte di regime. E poi c’è la paura di ritorsioni da parte dei terroristi. "Sarebbe bello aggiunge Zayed se qualcuno riuscisse a organizzare manifestazioni simili e nella stessa data sia negli Stati Uniti sia in Europa per mostrare sostegno e solidarietà per le vittime del terrorismo in Iraq e nel resto del mondo". Il blogger iracheno si è vergognato "a guardare quegli illusi e senza cervello di manifestanti londinesi che sfilavano chiedendo l’abbandono dell’Iraq e la fine dell’aggressione". Aggiunge Zayed: "Capisco chi, in generale, professa principi pacifisti ma tuttavia desidera vedere un Iraq libero e ricco, non riesco invece a capire la logica di chi crede che comprendendo e soddisfacendo le richieste dei terroristi il mondo diventi un posto migliore. E’ sempre, ancora una volta, lo stesso nonsense degli slogan ‘No blood for oil’, ‘Non in mio nome’, ‘Bush è come Hitler’, ‘Fermate la guerra’, ‘Fine dell’occupazione’, ‘Riportate le truppe a casa’". L’accusa di Zayed ai manifestanti pacifisti continua: "Sono certo che Saddam è orgoglioso di loro, e avrà battuto le mani con gioia nel vederli. Mi pare che quei manifestanti abbiano deciso di ignorare le centinaia di innocenti turchi musulmani ed ebrei uccisi e mutilati nei giorni scrosi a Istanbul, i peacekeepers italiani a Nassiriyah, le famiglie libanesi in Arabia Saudita, i poliziotti iracheni, i bambini che andavano a scuola, gli impiegati delle Nazioni Unite e della Croce Rossa a Baghdad, gli iracheni che pregavano a Najaf, i turisti spagnoli a Casablanca, gli studenti in Iran. Hanno deciso, invece, di versare lacrime per i poveri militanti iracheni, per gli innocenti talebani e per i paciosi leader di Hamas e della Jihad islamica. Posso soltanto dire: vergogna".
Zayed non è il solo a usare parole di questo tipo. Su un altro blog, The Mesopotamian, a proposito della manifestazione del 10 dicembre si legge: "Ci prenderemo grandi rischi e la probabilità che gli assassini tentino un massacro e un sabotaggio è più che reale. Ma la voce della vera maggioranza del paese deve essere ascoltata. Che cosa vogliono quelli che protestano contro l’America e i suoi alleati? Vogliono che la coalizione ci abbandoni dopo averci liberato e che ci lasci alla mercè dei saddamiti e dei mafiosi e assassini di Al Qaida. Se succedesse, (il paradiso non lo permetta), un mare di sangue si verserà sul paese, e loro lo sanno. () La maggioranza degli iracheni non ha nessuna ragione di dubitare dei grandi principi annunciati dal presidente Bush: portare la democrazia, la libertà e la ricchezza e farne un esempio che si riverberi su tutta la regione e sul mondo. Noi crediamo a Bush non solo perché il suo progetto è giusto e nobile, ma anche perché è nell’interesse del suo stesso paese e del mondo democratico. E questo coincide con il nostro interesse. () Sono ipocriti quelli che sostengono le forze della distruzione e dell’odio in nome di principi umanitari e di alti ideali. Ricordate che questa non è una battaglia tra religioni ed etnie. E’ una battaglia tra tutte le persone rispettabili del mondo e di tutte le religioni e razze contro le forze del male".
Mentre a Londra si abbattono le statue di cartapesta raffiguranti Bush, il nuovo governo iracheno ha approvato la legge di bilancio (ricavi per 13 miliardi di dollari, spese per 13 miliardi e 600 milioni), una nuova legge fiscale (flat tax al 15 per cento) e ha appena iniziato a gestire autonomamente il petrolio (l’Onu ha chiuso il programma oil for food). "Forse ha scritto Omar sul suo weblog che si chiama Iraq the model il destino degli angloamericani è quello di essere gli unici a battersi per la libertà degli altri, e penso che debbano essere orgogliosi di questo". Questo scrivono i blogger, raccontano un altro Iraq, un paese liberato che resiste e considera invasori non gli americani o gli inglesi o gli italiani, ma i terroristi arabi.
25 Novembre 2003