La
prima pagina dell’organo dei Radical In, cioè la Repubblica
(Rep.) di ieri, 12 novembre, si apriva con "Il Polo all’attacco
di Prodi". L’editoriale è di Andrea Bonanni: "Il
diritto di far politica". L’inviato ad personam (la persona
è Prodi) spiega che, in realtà, non è soltanto
"il Polo all’attacco di Prodi". Rep. fa bene a difendere
il "diritto di far politica" di Prodi, nonostante la
prassi comunitaria preveda il contrario. La motivazione di Andrea
Bonanni però è deboluccia. Inizia il suo commento
dando conto del fatto che "il capo degli eurodeputati popolari
e conservatori Hans Poettering" e "il presidente del
Parlamento europeo Pat Cox" attaccano Prodi. E che cosa
viene in mente a Bonanni? Ovvio, la colpa è del Cav.:
"Sarebbe facile rispondere a questo genere di accusatori
ricordando i loro disciplinati silenzi quando Berlusconi, in
qualità di presidente dell’Unione europea, si diverte
a raccontare barzellette su Karl Marx o a denunciare il ‘complotto
delle sinistre’ da cui avrebbe salvato il paese, o a illustrare
le persecuzioni di cui è vittima da parte dei ‘giudici
comunisti’. Sproloqui assai poco neutrali per uno statista che
dovrebbe parlare anche a nome dei governi di sinistra europei".
Sarebbe facile, scrive Bonanni, e infatti lo è, tanto
che lo ha fatto. Ma, aggiunge, sarebbe anche sbagliato. E perché
sarebbe sbagliato? Ovvio, no? Perché il Cav. è
il Cav. Ricapitoliamo: i popolari e i liberali dell’Europarlamento
hanno criticato Prodi perché sarebbe venuto meno al "dovere
di neutralità". Per Rep. è "il Polo all’attacco
di Prodi", mentre Bonanni spiega che gli stessi europarlamentari
non si sono indignati quando il Cav. raccontò le barzellette.
Non c’entra niente, e peraltro non è vero, ma l’inviato
ad personam lo scrive lo stesso, salvo poi dire che è
sbagliato sostenerlo. Motivazioni? Sarebbero tre: "La prima
è che, con buona pace dei cerchiobottisti, gli errori
di Berlusconi non giustificano eventuali errori di Prodi".
Rep. dice che è sbagliato scrivere, anche se lo scrive,
che le accuse europee a Prodi non possono essere paragonate alle
barzellette del Cav. perché gli "errori di Berlusconi"
non giustificano "gli eventuali errori" di Prodi. Seconda
motivazione: "I due uomini si trovano in posizioni istituzionalmente
diverse, che implicano doveri diversi". Sembra la motivazione
di Giada De Blanck quando ha nominato Davide Silvestri invece
che Adriano Pappalardo. Terzo motivo: "La presentazione
del documento di Prodi sull’Europa non è un gesto assimilabile
alle barzellette di Berlusconi". Vero, ma è stato
Bonanni l’unico ad aver "assimilato" le due cose. Non
era meglio evitare la fuffa antiberlusconiana e sostenere apertamente
che Prodi dovrebbe avere "il diritto di far politica"?
Bello l’articolo di Tzvetan Todorov sull’assenza di una politica
di difesa europea. Infine il nuovo giochetto del poco chiarissimo
prof. Franco Cordero: la P2 e Berlusconi. Sul filone già
inaugurato da Mario Pirani il quale l’altro giorno ha riproposto
un suo articolo di dieci anni fa, ieri il poco chiarissimo prof.
Cordero ha fatto una bella cronaca di un avvenimento accaduto
"domenica 5 ottobre 1980". Il piano di Gelli sulla
giustizia, dice, è uguale a quello del Cav. Cosa prevede,
dunque, questo golpe Gelli-Cav.? Quali mostruosità? Fuori
tutti i corrotti e in manicomio tutte le toghe? Ecco (corsivi
di Red. Corr.): "Due magistrature separate" (come in
quasi tutto il mondo), "pubblico ministero subordinato al
ministro" (come in Francia); piena parità accusa-difesa
(come nel mondo anglosassone); un Csm controllato dalle Camere
(in molti paesi il Csm non esiste); "carriera selettiva
secondo i meriti" (come nel mondo civile); "magistrati
eletti nelle file forensi" (fossero eletti nelle file del
popolo sarebbe come in America).
(continua)
13 Novembre 2003