Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 18 novembre 2003

La
prima pagina dell’organo dei Radical In, cioè la Repubblica
(Rep.), di ieri 17 novembre, si apriva con "Saddam: altri
soldati moriranno". L’articolo più importante di
ieri si trova a pagina 11, ma non è un articolo: è
una pubblicità. Si tratta di un’inserzione a pagamento
dell’European Security Advocacy Group, un’associazione che da
mesi inonda i principali giornali italiani con manchette pubblicitarie
contro il terrorismo. Il Venerdì ha scoperto che dietro
questa sigla c’è un miliardario americano, Norman Vale,
che raccoglie fondi "per fare qualcosa contro il terrorismo".
I messaggi cambiano spesso, ma quello di ieri sembra scritto
apposta per smentire l’inarrivabile fondo domenicale di Scalfari
di questa settimana. Scalfari aveva scritto che è sbagliato
definire "vile" il terrorismo: "Chi sacrifica
deliberatamente la propria vita per distruggere vite altrui si
può definire, spietato, diabolico, cieco, disumano, ma
non vile. Vile è chi scappa, non chi si immola al proprio
fanatismo". Ecco la risposta della pubblicità pubblicata
a pagina 11: "E’ coraggioso il terrorista che fa svolgere
ai bambini il suo sporco lavoro?", recita il titolo. Il
contenuto risponde a Scalfari nel merito: "Se i terroristi
avessero una coscienza, non metterebbero pistole e bombe in mano
ai bambini. Invece è esattamente quello che fanno. I terroristi
reclutano bimbi di appena sei anni da usare come spie, corrieri
e sì, anche soldati". Continua il comunicato anti
Scalfari: "Stabiliscono i loro quartier generali fra la
popolazione civile, mettendo in pericolo proprio le persone a
favore delle quali affermano di combattere. Hanno usato persino
donne gravide per gli attacchi suicidi, perché una donna
in cinta è meno sospetta". Secondo Scalfari, i kamikaze
segnano "la discesa all’inferno della nostra specie"
e rischiano di "modificare nel peggio le forze che gli si
oppongono". A volte, in effetti, le modificano così
tanto che dai brandelli di corpo rimasti non è più
possibile riconoscere queste "forze che gli si oppongono".

Secondo il Fondatore bisogna distinguere tra terrorismo e terrorismo:
"C’è quello fondamentalista di Bin Laden che si prefigge
uno scontro di civiltà; quello sunnita che combatte per
difendere le sue posizioni tribali e quello sciita che gli si
oppone; quello palestinese che vuole la nascita e l’indipendenza
del suo Stato e tanti altri ancora in Indonesia, nelle Filippine,
in Cecenia, nel Kashmir". Bene, e quale sarebbe la differenza?
"La sola via d’uscita ­ scrive Scalfari ­ non è,
oggi, ritirare le truppe e irachizzare la crisi, ma distinguere
un terrorismo dall’altro, distinguere le loro particolari motivazioni,
dare spazio a quelle accettabili nei limiti della loro accettabilità,
non presumere di portare la nostra democrazia laddove non esiste
il terreno sociale e antropologico perché attecchisca,
favorire lo sviluppo economico di quelle regioni ricchissime
e miserabili". Secondo Scalfari dunque ci sarebbe un terrorismo
con motivazioni "accettabili". "Distinguere le
loro particolari motivazioni e dare spazio a quelle accettabili",
scrive. Terrorismo accettabile, uomini coraggiosi, kamikaze che
sbagliano. E’ uno dei concetti più gravi mai stampati
su un giornale italiano, e solo il più grande giornalista
nostrano si poteva permettere di giustificare, "nei limiti
della loro accettabilità", il network internazionale
del terrore o i repubblichini di Saddam. Poco importano gli errori
e le notizie false contenute nel resto dell’articolo: Scalfari
ha scritto che la guerra ha "dissolto uno Stato finto, contenitore
di etnie e tribù pronte a sbranarsi l’un l’altra appiccando
il fuoco in tutta la regione" e non è vero; ha scritto
che gli americani si ritireranno a primavera, e non è
vero. Di fronte alle motivazioni "accettabili" di una
parte del terrorismo islamico passa in secondo piano anche l’affermazione
razzista, "non esiste il terreno sociale e antropologico",
secondo cui gli arabi non saranno mai in grado di vivere in un
regime democratico. (continua)

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