La
prima pagina di ieri 24 novembre di Repubblica (Rep.), l’unico
giornale del mondo occidentale che si premura di definire "di
origine ebraica" l’autore di un articolo comparso sulle
sue pagine, si apriva con "Boccassini: troppa fretta di
voltare pagina". L’intervista è di Giuseppe D’Avanzo
detto Davanpour, autore di origine partenopea e parte civile.
Il titolo principale è sull’Iraq: "Linciati due soldati
Usa" con editoriale più che pessimista di Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi,
detto Zuccopycat, autore di origine modenese: "Non è
un’escalation militare, ma è già la discesa verso
l’orrore". Sarà le trecentesima volta che scrive
un editoriale del genere, ma questa volta, almeno, ha scritto
che per quanti morti possa aver fatto l’intervento americano
in Iraq "i traguardi dei genocidi ordinati da Saddam restano
inarrivabili".
Sabato scorso Rep. era davvero un gran bel giornale. In prima
pagina c’erano un bel po’ di firme prestigiose: Francesco Merlo,
autore di origine corrierista, Gilles Kepel, autore di origine
islamica, e il debutto di Edmondo Berselli, autore di origine
felsinea, e Giampaolo Pansa, autore che non ne può più
del nuovo corso dell’Espresso. Nessuno dei pezzi sopra citati
era memorabile, ma ce ne fossero di giornali con autori di questa
fatta. Unico appunto al numero di sabato: la pagina delle lettere.
Con un ritardo di dieci giorni, Daniele Luttazzi, autore di origine
democristiana (era consigliere comunale Dc), si è incavolato
con Sebastiano Messina, autore di origine lavica, che aveva stroncato
l’intervento del comico di origine Mediaset in una trasmissione
di Raitre, rete di origine comunista. Luttazzi, giustamente,
scrive di essere "rimasto allibito dalle continue scorrettezze
di Sebastiano Messina", autore di origine giarratana. Ha
ragione Luttazzi. Rep. per mesi lo ha osannato e poi, solo perché
non ha fatto un comizio anti Cav. lo ha criticato. Non si fa
così con i padri della patria. Luttazzi tenta la carta
censura: sono stato "tagliato". Censura, come per Sabina
Guzzanti, autrice di origine risalente a un senatore di Forza
Italia. "Sono io a essere allibito", risponde Messina.
Luttazzi fa confusione, ma la difesa di Messina non è
convincente. Specie quando scrive: "Non ho mai scritto nulla
che somigliasse neanche lontanamente alla frase che lui mi rimprovera
(‘Luttazzi tiene famiglia’)". E’ vero. Quella frase l’ha
scritta Leandro Palestini, autore di origine palestinese?, nell’articolo
di fianco a quello di Messina, autore di origine ionica, il quale
però aveva scritto che Luttazzi "non ha più
tanta voglia di andare a testa bassa contro il muro d’acciaio
del potere berlusconiano".
Strepitoso Giorgio Bocca, autore di origine pedemontana. Commenta,
insieme con Curzio Maltese (autore di origine Corriere dello
Sport), la sentenza avversa a Cesare Previti e a Carlo De Benedetti.
La sentenza che condanna l’ex avvocato del Cav, sostiene l’indignato
speciale di Rep, dimostra che in Italia esiste "una morale
alla rovescia". Cesare Previti è stato condannato,
ma nell’entourage berluscones viene considerata quasi una vittoria.
Secondo Bocca, autore di origine non proprio partigiana, è
una vergogna e la vicenda gli ricorda "l’assoluzione del
senatore Andreotti". Ma come? Andreotti è stato assolto
e quella sentenza gli ricorda la condanna di Previti? Sì,
perché trattasi di "assoluzione pesante come una
pesantissima onta". Insomma, non c’è scampo per quelli
che non stanno simpatici a Bocca, autore di origine cuneese:
se costoro esultano perché la condanna è stata
dimezzata sono dei cialtroni e la "morale è rovesciata".
Se esultano perché sono stati assolti sono peggio che
condannati e la "morale" è sempre "rovesciata".
Red. Corr. che vorrebbe essere autore di origine barrique, chiude
qui la recensione di Rep. e si va a rovesciare un bel bicchiere
di rosso. Cin Cin.
(continua)
25 Novembre 2003