Camillo di Christian RoccaHillary Neoc(lint)on

Milano. Cattive notizie per i progressisti d’Italy. Hillary Clinton, icona della sinistra liberal e unica speranza Democratica per la conquista della West Wing, si è trasformata in un falco, in una neoc(lint)on, anche se, in realtà, la senatrice di New York non è mai stata una colomba. La svolta di Hillary, che aveva votato a favore della guerra in Iraq, è cominciata con la visita alle truppe americane in Afghanistan e in Iraq offuscata dal viaggio a sorpresa di Bush nel giorno del Ringraziamento, e si è consolidata domenica mattina, sugli schermi di Meet the Press, il talk show Nbc condotto da Tim Russerts. La svolta è stata segnalata ieri da William Safire, editorialista del New York Times, mentre Andrew Sullivan, opinionista del Sunday Times, uno che coglie sempre al volo le cose, ne aveva scritto già domenica, prima ancora che la trasmissione andasse in onda. Entrambi non hanno dubbi: "Hillary è un falco". Safire aggiunge: "Se volete un altro Clinton alla Casa Bianca, l’unica strada perché accada è stare con Bush nel 2004".
Hillary ha detto esplicitamente che la minaccia di Saddam era reale, mettendo un punto a tutti i pettegolezzi liberal sui veri motivi dell’intervento: "Credo che Saddam Hussein fosse certamente una minaccia potenziale ­ ha detto alla Nbc ­ e che stesse cercando armi di distruzione di massa, a prescindere se sia riuscito o meno ad ottenerle". Secondo Hillary, il rais di Baghdad "non ha soltanto invaso i suoi vicini e gasato i curdi e gli iraniani, ma ha anche tentato di uccidere l’ex presidente Bush. Non ha fatto nessun attacco diretto al nostro paese, ma non sappiamo che cosa avrebbe fatto in futuro". Hillary non crede di essere stata ingannata dai rapporti dei servizi segreti sulle armi di sterminio, poi mai trovate: "Hanno sbagliato, ma non solo gli attuali servizi. Questi rapporti di intelligence risalgono all’Amministrazione di mio marito, e vanno indietro fino all’Amministrazione del primo presidente Bush". Semmai, dice Hillary, non si capisce perché la Casa Bianca non abbia mosso mari e monti per capire i veri motivi di questo fallimento, anche perché, sostiene la senatrice, la guerra preventiva non può che fondarsi su servizi segreti efficienti.
La senatrice Clinton non è affatto pentita di aver votato la risoluzione che a suo tempo diede i poteri di guerra a Bush, anche perché "immediatamente dopo il voto, il presidente ha fatto esattamente quello che mi sarei aspettata e che la Casa Bianca mi aveva detto che avrebbe fatto, cioè andare all’Onu, ottenere una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, riprendere le ispezioni". La critica di Hillary è sugli inadeguati piani per il dopoguerra, motivo di attrito anche tra i neocon e l’Amministrazione. Ma "il lavoro deve essere portato a termine" e "il fallimento dell’operazione non è un’opzione", così se altre truppe fossero necessarie Hillary non esiterebbe a votare ancora con Bush. Al quale, però, chiede di imporre agli alleati della Nato il rispetto dei patti sull’Afghanistan, dove "noi non abbiamo truppe a sufficienza" anche perché "non ci sono le truppe Nato che ci erano state promesse".
La svolta di Hillary sembra un’operazione politica in vista del 2008. Se Bush riuscisse a ottenere un Iraq stabile e democratico, la senatrice potrà dire di essere stata al suo fianco; se fallisse, lei aveva comunque una strategia diversa e più tosta. Certo non potrà essere accusata di aver tradito i soldati americani che combattono all’estero, né di essere stata debole sulle questioni della sicurezza e della guerra al terrorismo. Forse è sincera, forse no. Ma, secondo Sullivan, in entrambi i casi, "vince lei".