Camillo di Christian RoccaLotus, Elisa

Anche se a me mi non si potrebbe dire, io lo dico lo stesso: Elisa a me mi piace da morire. A dirla tutta: sono pazzo di Elisa. A me mi piace tutto di Elisa. Ok, ve lo avevo detto anche di Alanis Morissette. Verissimo. Infatti anche Alanis a me mi piace da matti, ed Elisa è l’unica possibile e credibile Morissette italiana. Be’, è di Monfalcone, che per me che sono di Alcamo, Tp, è difficile collocare in Italia.
C’è che io lavoro a due passi dalla sede della casa discografica di Elisa, la Sugar, e mi è capitata di vederla un paio di volte al ristorante La Bruschetta, dove solitamente mangio un calzone con poco pomodoro. Elisa credo niente più di qualche foglia di insalata, ma non le ho mai guardato dentro il piatto. E’ bella, Elisa. E la canzone con cui vinse San Remo, cioè "Luce", bellissima. Anzi "Luce" è l’unica canzonetta italiana che io abbia mai ascoltato in casa, superate le canoniche serate sanremesi. Mi colpirono gli arrangiamenti diciamo alla Peter Gabriel, e soprattutto la personalità interpretativa della ragazza. Ma tutto il cd, per quanto discontinuo, era ottimo. Il disco successivo, "Then comes the sun", era più debole, molto più debole. Non era rock, non erano ballate, non c’era luce-che-cade-dagli-occhi. Mi ero quasi rassegnato, ho pensato che avessimo già perso Elisa. Mi sbagliavo, e le chiederò scusa quando la rivedrò alla Bruschetta. Il suo nuovo disco si chiama "Lotus" ed è un gioiello. E’ un disco acustico: pianoforte, chitarra e basso acustico, percussioni. Una scelta giusta, quasi alternative rock. Ci sono sei canzoni nuove, sette rifacimenti di sue canzoni vecchie, compresa "Luce", e poi tre cover, in realtà cinque se si aggiungono "Sittin’ on the dock of the bay" di Otis Redding e "Redemption Song" di Bob Marley che sono contenute soltanto nel cd singolo "Broken".
Il disco si apre con i sette minuti di Hallelujah, una lenta preghiera di Leonard Cohen che stabilisce il tono dell’intero cd. Le altre due cover sono "Femme Fatale" di Lou Reed, ed è al livello della versione che ne fecero i Rem, e "Almeno tu nell’universo" già sentita nell’ultimo film di Muccino. Le nuove canzoni sono belle, intanto c’è il singolo "Broken" che sembra una di quelle ballate che riescono alla Morissette, ma la migliore è "Electricity", un po’ Morissette un po’ Tori Amos. Sembra scritta apposta per le radio americane. Le vecchie canzoni, liberate dal sovrappeso dell’originale produzione pop, sono infinitamente più belle, specie "Labyrinth", un brano che metà dei gruppetti rock anglosassoni degli anni Novanta si sognerebbe di avere nel proprio repertorio. Paradossalmente è proprio "Luce" la canzone che con i nuovi arrangiamenti non migliora. Sono prontissimo a cambiare giudizio però. E’ sufficiente che Elisa accetti di sedersi al mio tavolo della Bruschetta.

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