Mercoledì a Baghdad si è tenuta una manifestazione contro il terrorismo, contro la dittatura e per la resistenza all’invasione dell’esercito dei guerrasantieri di Osama e Saddam. Sono scese in piazza tra le dieci e le ventimila persone, fonte la questura di al Jazeera. C’è, ovviamente, il balletto delle cifre, secondo alcuni degli organizzatori riuniti nel "Comitato popolare contro il terrorismo", i manifestanti in realtà erano oltre 500 mila, segno evidente che ormai in Iraq si procede spediti verso le pratiche democratiche. Resta, in ogni caso, la più grande manifestazione popolare mai tenutasi in Iraq, visto che prima dell’invasione angloamericana erano vietate o solo di regime. Sventolavano anche molte bandiere rosse, come in un film di Bernardo Bertolucci, perché a Baghdad anche i comunisti stanno con chi ha liberato il paese da Saddam. Con tutti i partiti politici, i rappresentanti del clero, i sindacati, le donne e gli studenti, arabi, curdi, sciiti, sunniti, assiri e turcomanni, c’erano anche 150 seguaci di Muktada Al Sadr, leader di una piccola minoranza sciita contraria sia a Saddam sia all’occupazione. Tutti insieme contro quel terrorismo che in Occidente viene chiamato Resistenza.
Eppure sulle televisioni italiane non si è visto neanche un fotogramma di questa manifestazione, e anche sulle tv americane, con l’eccezione di Fox News, solo silenzio. Dei tre grandi network Usa, soltanto uno, l’altro ieri sera, ne ha dato brevemente notizia. Peggiore la copertura dei giornali italiani che, con l’eccezione di Marco Imarisio del Corriere e della prima pagina del Foglio che già 15 giorni fa aveva preannunciato l’iniziativa, restano fedeli alla consegna che in Iraq ci sia soltanto caos e una popolazione che resiste resiste resiste contro Bush e il Cav. Nessun corrispondente italiano a Baghdad ha scritto una riga. Zero. Zero su Repubblica, zero sugli altri quotidiani che ogni giorno spiegano con dotte analisi geopolitiche come gli iracheni vogliano cacciare l’odiato invasore. Un ferito a Mosul o una cassetta di Saddam fanno più notizia di un corteo lungo cinque chilometri (fonte Corriere) formato da cittadini di Baghdad che mostrano, vincendo la paura di attentati e ritorsioni, striscioni contro il terrorismo, contro il proprio passato e per la pace. I media occidentali hanno scelto di non informare il proprio pubblico. Ma l’Iraq oggi è un paese libero, e con la libertà è arrivato Internet, e con Internet anche il fenomeno dei blog, i giornali personali redatti da persone normali, prive di tessere di categoria. Sono una dozzina i blog iracheni. Due di questi sono ormai una lettura obbligatoria per chiunque voglia davvero conoscere che cosa stia succedendo a Baghdad e come sia cambiata la vita degli iracheni con la cacciata del loro torturatore. Omar è un dentista che sul suo sito "Iraq the model" racconta ogni giorno la scoperta della libertà. Ieri ha scritto un reportage dalla manifestazione, elencando gli slogan che sono stati scanditi o che ha letto sugli striscioni: "No al terrorismo, no a Saddam, sì alla pace"; "No ai baathisti, no ai terroristi, sì alla democrazia"; "La dittatura non tornerà mai più"; "Corrotte tv arabe: vergognatevi di mostrare il terrorismo come se fosse resistenza"; "Sunniti e sciiti insieme per ricostruire l’Iraq"; "Stop all’uso della religione e del nazionalismo per giustificare il terrorismo", "L’Islam è contro la violenza e il terrorismo"; "al Jazeera+Al Arabya=terrorismo"; "Grazie alla polizia irachena". "La’ la’ lil irhab. Na’am, na’am lil dimucratiya", cioè "no, no al terrorismo; sì, sì alla democrazia!".
"Faremo resistenza contro il ritorno al potere della dittatura. Con o senza gli americani, noi ora siamo una resistenza contro il Baath e i terroristi stranieri", è stato detto da uno dei leader su un improvvisato palco. "Non consentiremo a quel che resta dei servizi segreti di Saddam di distruggere questo nuovo esperimento di democrazia e libertà", ha detto un altro ai microfoni di al Jazeera. Un giornalista di Front Page magazine ha scritto che i lavoratori cantavano in coro "Abbiamo bisogno di fabbriche e di pace. Non abbiamo bisogno di fascisti né di fanatici", neanche fossero a Manchester o Detroit. In generale, la scena faceva venire in mente le rivoluzioni di Praga e Budapest.
Zayed, invece, è il titolare del blog "Healing Iraq", guarire l’Iraq. La sua cronaca della manifestazione, titolata "A great day for Iraq", è un esempio straordinario di giornalismo, tanto che è diventato l’idolo dei blog occidentali, la fonte più attendibile, citata su tutti i siti americani di giornalismo indipendente. C’è gente da tutto il mondo che gli offre soldi, altri che lo ringraziano per i reportage sul nuovo Iraq così appassionanti da far impallidire quelli dei più grandi inviati internazionali. Qualcuno lo propone per il Pulitzer. Zayed ha comprato una macchina fotografica e ha messo sul web una settantina di foto della manifestazione. Per motivi tecnici quelle di queste pagine sono le uniche ripubblicabili. Non hanno qualità professionale, hanno qualità storica.
12 Dicembre 2003